Si riapre la frontiera con la Slovenia e l’area dell’interporto di Trieste Fernetti inizia a svuotarsi di Tir. Lo stop imposto venerdì scorso dal Governo di Lubiana al transito di uomini e merci per l’emergenza coronavirus è stato risolto grazie ad una telefonata tra il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte e il premier sloveno Janez Jansa. Questo blocco, assieme ai forti rallentamenti che si registrano alle frontiere austriache del Brennero e del Tarvisio, rischiava di mettere in forte sofferenza l’export agroalimentare italiano verso vaste aree dell’Europa centrale ed orientale.
Di nuovo la cortina di ferro
Il ritorno della “cortina di ferro” sul confine del Friuli Venezia Giulia aveva innescato un’aspra “guerra” diplomatica. Venerdì si è infatti registrato il forte attacco del presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga contro Lubiana: «Il blocco del traffico merci proveniente dall’Italia rappresenta un’azione dannosa non solo per l’economia, ma rischia di creare problemi drammatici anche nella lotta che stiamo facendo al diffondersi dell’epidemia». A ciò era seguita una piccata risposta del consolato sloveno, infine il dialogo serrato tra i due Governi.
L’Europa richiami al rispetto di Schengen
La situazione è però risolta solo in parte. La chiusura delle frontiere da parte del piccolo Stato ex-jugoslavo era infatti stata innescata da analoghe decisioni di altri Paesi. Prima la Croazia e poi l’Ungheria hanno infatti bloccato il transito ai Tir provenienti dall’Italia dopo l’estensione dello stato di quarantena a tutto il territorio nazionale costringendo Lubiana a fare lo stesso. «Ora ci auguriamo – dichiara sulle pagine de “Il Piccolo” Vojko Volk, Console generale della Repubblica di Slovenia a Trieste - che la nostra campagna diplomatica consenta di garantire un corridoio di transito duraturo per i camion dall’Italia attraverso Croazia, Serbia, Romania, Bulgaria e Turchia».
Un problema che potrebbe dunque ripresentarsi se l’Unione europea non assume una posizione più vincolante riguardo al rispetto del protocollo di Schengen.
La velocità dell’azione diplomatica del nostro Paese ha per ora scongiurato il minacciato annullamento degli ordini di prodotti alimentari italiani da parte delle catene della grande distribuzione che operano nell’Est Europa.
L’Abbate: «Scongiurato l’annullamento degli ordini»
«Abbiamo scongiurato l’annullamento di ordini – dichiara il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate – come quelli ad esempio minacciati dalle catene di supermercati Zabka e Carrefour in Polonia». Una notizia che porta un po’ di ottimismo nel giorno in cui anche altri paesi come la Germania hanno deciso di chiudere le frontiere alle persone (ma non alle merci) per l’allargamento del fronte di contagio. «Ringrazio – prosegue L’Abbate - il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e tutta la diplomazia italiana che stanno conducendo un lavoro egregio per tutelare le imprese agroalimentari del nostro Paese. In particolar modo, il mio più sentito ringraziamento va all’attenzione con cui si è mossa l’Ambasciata italiana a Varsavia, difendendoci su un mercato storicamente importante per i nostri prodotti».
«Purtroppo – constata il Sottosegretario alle Politiche Agricole – la chiusura di ristoranti e bar negli altri Paesi comporterà sicuramente un calo delle esportazioni agroalimentari. Pertanto, rinnovo l’invito ai consumatori italiani a premiare l’immane sforzo che la filiera agroalimentare nazionale sta portando avanti, assicurando a tutti noi il cibo sugli scaffali, consumando prodotti freschi di produzione locale».