L’agricoltura potrebbe diventare ancora più sostenibile visto che nel 60-70 % dei terreni dell’Unione europea le pratiche di gestione del suolo e del letame non sono corrette e possono avere un impatto negativo anche sulla qualità delle acque e sulla biodiversità.
Lo si legge nella relazione speciale della Corte dei conti europea pubblicata oggi (vedi SR-2023-19_IT) come risultato di un audit su questo tema. L’audit è incentrato sul periodo 2014‑2020, con uno sguardo anche al futuro sul periodo 2023‑2027. L’indagine ha coinvolto in particolare cinque paesi: Germania, Irlanda, Spagna, Francia e Paesi Bassi.
La Pac nel periodo 2014-2022 ha utilizzato una serie di strumenti finanziari e legislativi per stimolare le aziende agricole a migliorare la gestione del suolo e del letame; inoltre, la direttiva Ue sui nitrati ha fissato un limite per l’impiego di azoto da concime organico animale nelle zone inquinate.
«L’iniziativa legislativa in fase di preparazione nel 2023 – si legge nella relazione – fornisce l’opportunità di elevare gli standard per la gestione del suolo e del letame e di migliorare la raccolta, il monitoraggio e la valutazione dei dati relativi alla salute del suolo. Con il presente audit la Corte intende apportare un valore aggiunto in questo contesto».
Le verifiche della Corte nella gestione del suolo e del letame
L’audit della Corte riguarda le misure della Pac e le azioni sulla gestione del letame intraprese nell’ambito dell’attuazione della direttiva Nitrati. La Corte ha verificato se la Commissione e gli Stati membri abbiano utilizzato efficacemente gli strumenti dell’Ue per la gestione sostenibile dei terreni agricoli e del letame.
In particolare, ha valutato:
- se le condizioni a cui erano subordinati i pagamenti diretti agli agricoltori (norme di condizionalità e pratiche di inverdimento) fossero sufficientemente ambiziose;
- se le misure facoltative della Pac nel quadro dello sviluppo rurale fossero ben mirate e finanziate adeguatamente;
- quale impatto abbiano avuto le deroghe previste dalla direttiva Nitrati e se la Commissione assicuri il rispetto degli obblighi da questa stabiliti per la gestione del letame.
Resta un ampio margine di miglioramento sulla gestione sostenibile del suolo
La Corte conclude che, a causa di norme definite in maniera imperfetta e di misure poco mirate a livello nazionale, gli strumenti disponibili non sono stati utilizzati a sufficienza e che rimane un ampio margine di miglioramento per la salute del suolo.
La Corte ha riscontrato che, potenzialmente, le norme di condizionalità sulla gestione del suolo e del letame sono in grado di fronteggiare le minacce per i terreni, poiché riguardano l’85 % della superficie agricola utilizzata. Tuttavia, i requisiti definiti a livello degli Stati membri spesso richiedono solo modifiche limitate al comportamento degli agricoltori e apportano modesti miglioramenti alle pratiche agronomiche.
Poche risorse per lo sviluppo rurale alle zone con più problemi del suolo
Secondo la Corte le zone che presentavano i problemi del suolo più urgenti hanno beneficiato di pochi fondi per lo sviluppo rurale destinate alle misure facoltative della Pac. Gli Stati membri non hanno stabilito la dotazione finanziaria per tali misure nei rispettivi programmi di sviluppo rurale per migliorare la gestione del suolo.
La Corte ha riscontrato che gli Stati membri avevano finanziato un numero modesto di misure per la gestione del letame. Inoltre, le valutazioni degli Stati membri relative alle misure facoltative della Pac hanno fornito scarse informazioni sul loro contributo alla gestione sostenibile del suolo e del letame.
Deroga sui nitrati vincolo agli obiettivi della direttiva
Per quanto concerne le disposizioni della direttiva Nitrati in merito agli effluenti, è stato rilevato che le decisioni strategiche come l’abolizione delle quote latte hanno comportato un aumento della dimensione delle mandrie nelle aziende agricole beneficiarie di una deroga ai limiti di azoto vincolanti l’impiego degli effluenti. Di conseguenza, tale deroga ha ostacolato il raggiungimento dell’obiettivo della direttiva.
La Commissione ha segnalato che, a seconda dell’indicatore, fino a 13 Stati membri non hanno presentato dati sui principali indicatori relativi all’impiego degli effluenti nelle rispettive relazioni del periodo 2016-2019 sull’attuazione della direttiva Nitrati.
Tale mancanza di dati pregiudica la capacità della Commissione di valutare il rispetto degli obblighi in materia di gestione del letame negli Stati membri. Inoltre, otto Stati membri non hanno fornito le previsioni sulla qualità delle acque necessarie per contrastare l’inquinamento derivante dagli effluenti.