La cronaca giudiziaria supera spesso il peggiore degli incubi. Dalla vicenda che sta coinvolgendo in questi giorni il gruppo Casillo, azienda molitoria leader nel trading e nello stoccaggio in particolare del grano duro, animatrice di importanti progetti di filiera 100% italiana (leggi qui), emerge la vulnerabilità del settore cerealicolo del Belpaese.
La vicenda
In sintesi , Francesco Casillo, direttore e membro del consiglio d’amministrazione del gruppo, ha raccontato ieri in un’intervista pubblicata su importanti testate nazionali (leggi qui, qui e qui), rilasciata dopo essere stato ascoltato dai Magistrati di Lecce, una vicenda che risale al 2006 e che aggiunge un nuovo inquietante tassello all’inchiesta della procura di Lecce che ha portato in carcere i due ex magistrati di Trani Michele Nardi e Antonio Savasta, accusati di corruzione in atti giudiziari. Secondo quanto riferisce Repubblica, Casillo nei giorni scorsi ha raccontato alla procura di Lecce di aver pagato attraverso un intermediario i due magistrati che avevano fatto arrestare lui e i suoi tre fratelli nell’ambito di alcune indagini sulla loro attività imprenditoriale.
Ocratossina nel grano????
L’accusa infamante che ha portato l’importante imprenditore, uno dei re del grano nazionale, a varcare le porte del carcere partiva da una presunta contaminazione da ocratossina di una partita di grano canadese. Terra e Vita ne diede notizia sul settimanale, così come informò del fatto che, anni dopo, l’imprenditore venne completamente assolto perché il fatto non sussisteva.
L’insegnamento che si può trarre da questa triste vicenda ha molto a che fare con le battaglie del grano che stanno caratterizzando le ultime campagne cerealicole. Le bufale e le fake news su presunte contaminazioni di grano, straniero o italiano, fanno spesso breccia su una combinazione pericolosa di paura alimentare e ignoranza agronomica.
Meglio verificare bene le fonti prima di dare credito a certe notizie infamanti.