Pochi giorni fa, sul circuito finanziario, si è assistito a una inedita riedizione del duello tra il pastorello Davide, virtuale rappresentante dei piccoli investitori, e il gigante Golia, i cosiddetti fondi di investimento (e di speculazione). L’imprevedibile epilogo ha visto la concomitante unione sincronizzata di molti piccoli ha messo alle corde i giganti della finanza impegnati in una delle non inusuali operazione di “short selling”. Ossia la vendita allo scoperto di azioni di un'impresa in difficoltà (la catena di negozi di videogiochi GameStop) con l’intenzione di ricomprarle in tempi brevi, a valore inferiore, ricavandoci un profitto.
Agricoltori “trader”
Questa volta però l’operazione non è passata inosservata a una numerosa cordata di piccoli investitori, riuniti e coadiuvati via “social” da una regia strategica ben concertata. Che si sono messi all’acquisto frenetico di queste azioni facendole lievitare di circa 19 volte con perdite che per alcuni speculatori è stata a “sei cifre”. Cogliendo lo spunto per quanto accaduto, ci si potrebbe chiedere se la stessa cosa possa mai succedere anche in ambito agricolo e delle commodity. Negli Stati Uniti è nota la notevole dimestichezza degli agricoltori a “hedgiare” (alla sera dopo una giornata di lavoro) via internet le loro produzioni sulle borse a termine come il Chicago Board of Trade, negli ultimi tempi e ancor più oggi in regime di pandemia con il maggior tempo passato a casa, è sempre più diffuso.
Troppa speculazione sui cereali
È vero che per operare bisogna avere un account e passare tramite entità “certificate” presso le Borse a termine. Ma lo è altrettanto che le regole di tutela dei mercati a termine suddividono gli operatori in macro-gruppi, evidenziando (settimanalmente) solo quegli investitori che raggiungono un livello di “posizioni aperte” oltre o molto prossimo a un cosiddetto limite di guardia. Se è chiaro l’obiettivo di evidenziare entità troppo esposte o spropositatamente speculative e in grado di turbare un mercato “future” agricolo nato per proteggere gli operatori “commerciali” dalle avversità e da entità “non commerciali” (come gli “hedge fund”), dopo quanto accaduto nelle scorse settimane con le azioni GameStop, è altrettanto chiaro che bisognerà valutare con attenzione le potenziali conseguenze di “sciami” coordinati di piccoli investitori.
Sembra remoto ma non è da escludere che anche sulle Borse a Termine granarie, casomai in quelle meno liquide come Minneapolis o Kansas City, possa verificarsi qualcosa di simile a quanto visto con GameStop. La necessità di maggiori garanzie in prezzo per i produttori di cereali è un tema caldissimo e il fatto che vi sia molta (troppa?) speculazione “non commerciale” potrebbe stimolare all’emulazione altre cordate "Robin Hood" del web, anche se pratiche come queste, al limite della “collusione online”, lascerebbero sul campo molti più vinti che vincitori.