Alessandra Gentile (Crea): «Ricerca agricola italiana da valorizzare»

Alessandra Gentile, ordinario di Arboricoltura generale all'Università di Catania e componente del Consiglio di amministrazione del Crea
Parla Alessandra Gentile, componente del Consiglio di amministrazione del Crea, «la sentenza della Corte di Strasburgo non blocca la ricerca: dimostriamo quanto siano importanti per il progresso le nuove tecnologie»

 

È in una delle stanze che conta nel settore della ricerca agricola italiana: il Consiglio di amministrazione del Crea. E pensa che, pur con qualche problema, la ricerca nazionale funzioni. Ecco la visione di Alessandra Gentile, ordinario di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree dell’Università di Catania.

«Occorre preliminarmente precisare – sottolinea - che di ricerca in ambito agrario in Italia si occupano Enti diversi. Tra questi certamente i più importanti sono il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea), ente vigilato dal Mipaaft, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), attraverso alcuni suoi Dipartimenti, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) per alcuni ambiti specifici. Un ruolo strategico viene svolto dalle Università; queste ultime operano soprattutto attraverso i Dipartimenti riferibili all’area 07 “Scienze Agrarie e Veterinarie” che hanno raccolto l’eredità delle Facoltà di Agraria dei diversi Atenei. Si tratta di un “sistema” della ricerca molto articolato, spesso contraddistinto da grandi livelli di sinergia soprattutto in alcuni ambiti territoriali e che, nonostante le difficoltà congiunturali, ritengo che continui a offrire una buona offerta di ricerca in ambito nazionale, per alcuni aspetti invidiata da altri Paesi. Certamente al pari della ricerca in altri settori anche quella agricola in Italia soffre per una ridotta disponibilità di risorse determinate dal ridotto investimento in ricerca e sviluppo rispetto al Pil, che vede l’Italia al di sotto delle media Ue. Negli ultimi anni è però possibile osservare una mutata sensibilità che si è tradotta soprattutto nel tentativo di razionalizzare la spesa e di renderla maggiormente efficiente, anche attraverso il finanziamento di progetti mirati quali quello sull’agricoltura di precisione o quello sulle New Breeding Techniques (Nbt) finanziati dal Mipaaft attraverso il Crea. Si tratta di un’inversione di tendenza importante perché si tratta di progetti finalizzati ad attrezzare il nostro Paese a competere in scenari di avanguardia e recupera in parte quella che era la tradizione dei Progetti Finalizzati».

Prima i geni

Dopo la sentenza della Corte di Strasburgo come può andare avanti il filone di ricerca sulle Nbt nelle quali il Crea sta investendo molto?

Sul tema delle Nbt la mia posizione è perfettamente aderente con quella del manifesto “Prima i geni”, promosso dalla Società di Genetica Agraria e reperibile all’indirizzo https://primaigeni.it/. A questa iniziativa aderiscono esponenti del mondo agricolo con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle potenzialità del genome editing e delle Nbt in generale con l’auspicio che tali tecnologie restino accessibili a tutti.

Occorre sottolineare che questa sentenza non blocca la ricerca e quindi ora spetta ai ricercatori fare la loro parte, per dimostrare, dati alla mano, quanto importante sia per il futuro del pianeta, che il miglioramento genetico possa avvalersi di tecniche sempre più precise. Va inoltre considerato che disponiamo, come Paese, sia di un grande patrimonio di biodiversità da valorizzare, sia di importanti conoscenze sui genomi delle diverse specie. Le Nbt servono proprio a coniugare questi due patrimoni e ho la convinzione che, col tempo, remore e divieti saranno superati, anche sulla spinta dell’innovazione che viene da altri Paesi.

Informarsi è più facile

Si parla di ricerca ‘applicata’. Proviamo ad andare in campo. Se dovesse indicare a un agricoltore su quali tecniche innovative puntare, cosa gli direbbe?

In realtà la nostra agricoltura beneficia di tantissime innovazioni, magari non eclatanti, ma che di fatto permettono la competitività del nostro sistema produttivo. Basti pensare alle nuove varietà, ai nuovi portinnesti, all’innovazione nel settore della difesa e della gestione dell’irrigazione. Passi in avanti ne sono stati fatti per fortuna in tutti i settori e le innovazioni hanno anche permesso di rendere in molti casi i processi produttivi più sostenibili anche sotto il profilo ambientale. Se dovessi dare consigli a un imprenditore agricolo gli direi di tenere sempre una finestra aperta rispetto all’informazione specializzata, di aggiornarsi, oggi è molto facile anche attraverso i canali social ufficiali e attendibili. Sono infatti tante le innovazioni che è possibile adottare anche in processi produttivi semplici per razionalizzare l’uso delle risorse primarie e per migliorare l’efficienza delle imprese.

Scelta varietale strategica

Lei ha studiato diverse colture frutticole, anche alternative. Quali colture consiglierebbe a un imprenditore agricolo che vuole diversificare? Quale pensa possano avere migliori prospettive?

La scelta della coltura pertiene ed è responsabilità del singolo imprenditore e dipende da tanti fattori, non ultimi quelli della personale inclinazione e aspirazione. È pertanto molto difficile in questi ambiti dare consigli. In linea assolutamente generale mi sento di consigliare di rispettare quanto più possibile la vocazionalità ambientale dei territori. Questo è un concetto che è stato sublimato soprattutto in vitivinicoltura con studi molto approfonditi tra territorio e vitigno, ma che può e deve essere applicato a tutte le specie e in particolare, a quelle arboree, per le quali scelte errate sono difficilmente rimediabili. Oggi per tutte le maggiori specie è disponibile una ampia gamma di combinazioni portinnesto/nesto che rendono possibile l’adattamento della coltura a diversi microambienti e che consentono di esaltare i tratti qualitativi e le peculiarità delle diverse specie. Non è poco in un mercato sempre più esigente ed attento. Consiglierei quindi di prestare molta attenzione alla fase della scelta varietale, che è un momento cruciale, assumendo tutte le informazioni oggi disponibili e affidandosi a vivaisti seri e qualificati in grado di orientare la scelta e di fornire materiale di propagazione di qualità e certificato.

Il modello israeliano

Ha lavorato molto con istituzioni israeliane. Cosa possiamo imparare da Tel Aviv? E cosa possiamo insegnare loro

Israele rappresenta un esempio virtuoso tanto nel settore della ricerca in agricoltura, quanto nel settore dell’applicazione in campo dei risultati della stessa. Quest’ultimo è un aspetto molto importante che a volte si rischia di tralasciare e che invece necessiterebbe anch’esso di risorse specifiche. Da questo punto di vista avremmo molto da imparare dal sistema di assistenza tecnica israeliano molto motivato ed efficiente. Ritengo che le storie di successo di questo Paese (penso alla gestione dell’irrigazione, e all’innovazione nel settore varietale) derivino anche da questa forte sinergia tra settore pubblico e privato, tra ricercatori e sperimentatori. Le sfide che l’agricoltura del terzo millennio ha davanti sono molteplici e solo una collaborazione tra le diverse figure, ma anche tra i diversi Paesi potrà consentire di vincerle. L’Italia ha un ruolo che non deve dimenticare e con la sinergia con altri Paesi ed anche con altre Istituzioni, penso alla Fao, può innescare un processo virtuoso che deve portare il nostro Paese da un lato a poter beneficiare della collaborazione con le Istituzioni di ricerca straniere, dall’altro a favorire lo sviluppo di aree strategiche per gli equilibri internazionali.

 

 

Alessandra Gentile entra nel Comitato Scientifico di Terra e Vita

Alessandra Gentile, ordinario di Arboricoltura generale e Coltivazioni arboree nel dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente e attuale delegata del rettore alla Ricerca dell’Università di Catania, entra nel Comitato Scientifico di Terra e Vita e sarà il punto di riferimento per la nostra rivista per il miglioramento genetico vegetale.

Il curriculum di Alessandra Gentile è di quelli di levatura internazionale con centinaia di pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali ed estere la maggioranza delle quali sul miglioramento genetico delle piante da frutto mediterraneo mediante l’applicazione di interventi biotecnologici.

Gentile è stata nominata dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali componente del Consiglio di amministrazione del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia agraria (Crea), il principale ente di ricerca italiano dedicato all’agroalimentare con competenze scientifiche nel settore agricolo, ittico, forestale, nutrizionale e socioeconomico, per il quadriennio 2017-2020.

 

Articolo pubblicato su Terra e Vita n.2/2019

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Alessandra Gentile (Crea): «Ricerca agricola italiana da valorizzare» - Ultima modifica: 2019-01-10T10:57:58+01:00 da Gianni Gnudi

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