Lo Stato possiede 13 milioni di ettari di superfice agricola utilizzata (Sau) in Italia, terreni il cui valore è di circa 9,9 miliardi, con un incremento del 15% negli ultimi cinque anni. È quanto rileva la Coldiretti sulla base di dati Istat sulla ricchezza non finanziaria. «Visto l'alto costo dei terreni, occorre proseguire ed estendere l’esperienza della Banca della terra, per dare risposte alle nuove generazioni che hanno scelto la campagna – ha sottolineato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo -. I terreni pubblici sono spesso terre fertili anche di grandi dimensioni, ma il più delle volte sottoutilizzate, in quanto prive di una conduzione imprenditoriale capace di valorizzarli adeguatamente, con idee e soluzioni che guardano al mercato e l'affidamento di questi terreni ai giovani agricoltori toglierebbe alla pubblica amministrazione il compito improprio di coltivare la terra, ma soprattutto avrebbe il vantaggio di rispondere alla domanda delle nuove generazioni, per le quali la mancanza di disponibilità di terreni da coltivare rappresenta il principale ostacolo all'ingresso nel settore».
Il 3 febbraio è stato l’ultimo giorno utile per presentare le manifestazioni di interesse per l'acquisto da parte di giovani di 8mila ettari pubblici della Banca nazionale delle terre agricole avviata dall'Ismea.
«Affidare i terreni pubblici ai giovani rappresenta una svolta per il paese, crea ricchezza e nuova occupazione a sostegno della crescita di cui l'Italia ha oggi straordinariamente bisogno» ha proseguito Moncalvo. Il prezzo medio per acquistare un ettaro di terra in Italia, sempre secondo Coldiretti, è di 20mila euro, un importo che è quasi il doppio di quello della Germania e circa il triplo della Francia. Il costo medio varia a secondo del territorio: nel nord ovest è di 26.200 €/ha, sale a 40.500 al nord est, spinto soprattutto dal mercato vitivinicolo, scende a 14.800 al centro, fino ai 12.900 del meridione e agli 8.500 delle isole.
Secondo l'Istat il valore dei terreni agricoli ha registrato una crescita contenuta dal 2001 al 2008 (+1,3% medio annuo) ed è rimasto quasi invariato nei tre anni successivi. Nel periodo 2011-2016 la tendenza è divenuta negativa, con una discesa del valore dell’1,1% medio annuo; nel 2016 il calo è risultato contenuto (-0,3%). La flessione del valore dei terreni agricoli è dovuta sia alla diminuzione della Sau, sia alla riduzione dei prezzi registrati sul mercato fondiario, conseguente alla crisi economica. L’88% del valore totale dei terreni agricoli è detenuto dal settore delle Famiglie: si tratta essenzialmente dei terreni utilizzati dalle piccole aziende agricole per lo svolgimento della propria attività produttiva. La quota di proprietà delle Famiglie consumatrici (19% del totale nazionale) si riferisce a terreni dati in affitto ad altre unità istituzionali nonché agli orti familiari, ossia ai terreni coltivati dalle famiglie per autoconsumo.