Nestlè introduce l’etichetta a semaforo

Entro fine anno sarà sulle etichette di tutti i prodotti alimentari delle linee Nestlè in Francia, Belgio e Svizzera. Vibranti le proteste in Italia: «è un sistema che non tutela la salute dei consumatori e che discrimina i prodotti mediterranei»

Tutte le battaglie italiane contro l’etichetta a semaforo introdotta per la prima volta in Francia rischiano di culminare in una sonora sconfitta. Il colosso multinazionale Nestlé ha infatti deciso che applicherà entro il 2019 il semaforo su tutti i prodotti delle sue linee venduti in Francia, Svizzera e Belgio.

La decisione della Nestlé si basa sul fatto che l’etichettatura a semaforo rientra tra le norme facoltative che possono essere apposte sulle etichette per indicare i valori nutrizionali o meglio ancora è una delle forme grafiche consentite per indicare tali valori.

Le indicazioni riportate nell’etichetta a semaforo, vale a dire i colori verde e rosso, sono di facile lettura ed intuizione da parte dei consumatori in quanto non è necessario leggere e interpretare percentuali dei vari elementi per valutare se un alimento è salutare o meno.

Il sistema Nutriscore

L'etichetta a semaforo

Sviluppato in Francia il sistema si basa su cinque lettere (A, B, C, D e E) e un codice di 5 colori dal verde al rosso, a seconda della qualità nutrizionale del cibo. Una sorta di bussola per orientare gli acquisti nel carrello della spesa, a seconda del loro contenuto di ingredienti 'buoni' (fibre, frutta) o 'cattivi' (grassi, zuccheri). Si comincerà da Francia, Belgio e Svizzera, dove le autorità sanitarie già raccomandano il bollino che classifica gli alimenti, fa sapere Nestlè, motivando questa scelta con il fatto che gli europei vogliono sempre di più sapere cosa c'è negli alimenti e nelle bevande che consumano.

Immediate le reazioni in Italia

Valori nutrizionali ottimali e qualità dei prodotti non sempre vanno di pari passo specie quando si tratta di alimenti della tipica dieta mediterranea e della tradizione italiana riconosciuti anche a livello comunitario . Infatti per molti alimenti si verifica che se alcuni ingredienti sono da semaforo rosso o giallo, altri sono semaforo più che verde e l’insieme ne risulta un alimento ad elevato ed eccellente valore nutrizionale di qualità eccellente.

Esempi dell'appplicazione del sistema Nutriscore a prodotti made in Italy

«Si tratta – sostiene Ettore Prandini, presidente della Coldiretti – di una decisione intempestiva e sbagliata che cerca di condizionare il dibattito in corso nell’Unione Europea per individuare un approccio armonizzato dopo il traffic light inglese e il Nutriscore francese ma anche quello a livello internazionale dove l’Italia ha recentemente sventato il tentativo di promuovere bollini allarmistici che avrebbero colpito le tipicità Made in Italy in una risoluzione dell’Onu».

«Il sistema di etichettatura a semaforo è fuorviante, discriminatorio ed incompleto e – sottolinea Prandini – finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Si rischia – precisa Prandini – di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di bocciare elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea, ma anche specialità come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano ed il prosciutto di Parma le cui semplici ricette non possono essere certo modificate».

La Cia-Agricoltori Italiani, sottolinea, ancora una volta, come «l’etichetta a semaforo sugli alimenti concorre a confondere i consumatori e penalizza erroneamente il made in Italy. Lo schema a semaforo - ricorda Cia - fornisce un giudizio semplicistico e distorto sul singolo alimento, cancellando in un colpo solo l’assunto universalmente riconosciuto dal mondo scientifico che non esistono cibi “buoni” e “cattivi”, ma piuttosto regimi alimentari corretti o meno a seconda del modo in cui vengono integrati quotidianamente gli alimenti tra di loro».

«Questo tipo di etichetta, evidenzia la Cia, mette a rischio molti dei prodotti agroalimentari di qualità, prima di tutto quelli italiani, apportando più danni che benefici. A fronte di una comunicazione intuitiva basata su tre colori, i sistemi di etichettatura a semaforo finiscono per risultare fuorvianti, inducendo i consumatori a considerare il rosso come un divieto. Ma soprattutto, assegnando di fatto a una bevanda light, con meno zucchero ma ricca di edulcoranti, conservanti e aromatizzanti, il semaforo verde e dando invece il colore rosso a prodotti come il latte intero o i formaggi, gli oli, il pesce affumicato, la frutta secca e tutti i grandi prodotti Dop e Igp quali Grana, Parmigiano, prosciutti, salumi, per via del loro contenuto di grassi naturali».

Nestlè introduce l’etichetta a semaforo - Ultima modifica: 2019-06-28T09:17:50+02:00 da Lorenzo Tosi

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