Fornire agli imprenditori agricoli una “cassetta degli attrezzi” con le misure necessarie per accedere al credito e gli strumenti per dare nuova linfa alle loro attività. È uno degli obiettivi fondamentali che il Mipaaf deve porsi per traghettare l’agricoltura italiana nel futuro. In un mondo sempre più globalizzato, le imprese devono poter rispondere prontamente alle instabilità dei mercati dimostrandosi flessibili e forti per fronteggiare le crisi, spesso dovute ai cambiamenti climatici.
Editoriale per il Future Lab «Credito e gestione del rischio» Terra e Vita 37/209
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Avvicinare le banche all'agricoltura
Pertanto, da un lato è necessario rendere sempre più informato il settore primario, anche coinvolgendo direttamente le banche, sugli strumenti già a disposizione che possono permettere un più agevole accesso al credito alle imprese agricole che, per loro conformazione, spesso pagano dazio quando si confrontano con il sistema bancario. Penso al ruolo di primaria importanza svolto da Ismea che mette a disposizione il Fondo di garanzia a prima richiesta per garantire gli istituti di credito abbattendo i costi di finanziamento; la Lettera di garanzia (GCard) con cui viene rilasciato alle imprese il “merito creditizio”; la Garanzia sussidiaria che agisce su tutte le operazioni di credito oltre il breve termine; il Fondo credito per garantire iniezioni di liquidità per determinate finalità; il Fondo di capitale di rischio che promuove la capitalizzazione delle imprese agricole e agroalimentari per realizzare investimenti.
I ritardi dei Psr e i fondi Bei e Cdp poco utilizzati
Al ruolo di Ismea si affiancano gli strumenti finanziari dei Psr, che purtroppo vivono problemi di gestione e spesa che si ripercuotono sugli imprenditori agricoli. In questo ambito, oltre ai Consorzi di garanzia, opera la piattaforma multiregionale Agri Italy, con notevoli potenzialità. Ci sono poi i fondi specifici messi a disposizione dalla Bei e da Cassa depositi e prestiti, utilizzati poco o quasi per nulla. Parliamo, ad esempio, di un pacchetto di prestiti agevolati di un miliardo di euro da parte della Bei per favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, dei giovani e in generale di chi intende investire nell’innovazione per ridurre il peso dell’agricoltura sul cambiamento climatico. Ultimo in ordine di tempo è la versione “agricola” di “Resto al Sud” per le regioni del Mezzogiorno: un innovativo strumento a sportello gestito da Ismea, che offre ai giovani la possibilità di subentrare in un’azienda esistente o di ampliarne una già condotta.
Nuovi strumenti più performanti
Oltre a far conoscere meglio agli imprenditori agricoli questi strumenti, si potrà al contempo lavorare per introdurne di nuovi e più performanti laddove richiesti dal settore, interessando anche le banche, che spesso affermano di voler aumentare gli impieghi in agricoltura.
Dall’altro lato è necessario calibrare al meglio le misure per la gestione del rischio. Per conformazione stessa dell’attività agricola, i rischi imprenditoriali aumentano: ancor di più oggi, con i cambiamenti climatici in atto.
Il piano di gestione dei rischi
Con il Piano di gestione dei rischi in agricoltura 2019 si è colta l’opportunità di aumentare la percentuale di contribuzione al 70%, di adeguare le soglie di danno ai livelli minimi consentiti dal nuovo Regolamento “Omnibus” e si sono introdotti strumenti per la stabilizzazione del reddito per settori specifici. Sui fondi di mutualità per eventi climatici a carattere di catastrofe, nell’ambito del negoziato sulla nuova Pac, l’Italia ha proposto di inserirli tra le risorse rendicontabili ai fini degli eco-schemi.
Dovremo lavorare, però, per far sì che il mondo agricolo torni a credere nello strumento assicurativo, rendendolo efficiente e se possibile eliminando gli impedimenti burocratici che oggi non lo rendono appetibile, nonostante le indicazioni comunitarie vadano in questa direzione.
Giuseppe L’Abbate
Sottosegretario alle Politiche agricole