Il percorso delle Indicazioni geografiche in Europa è arrivato a un bivio. A fine marzo la Dg-Agri ha presentato la proposta di revisione del Regolamento sulle Dop e Igp. Ora è iniziata la fase ufficiale di discussione ed elaborazione politica e tecnica partendo da questa bozza.
La Commissione mette sul tavolo tante novità utili e positive, con sicuri passi in avanti per il sistema delle Ig. Ma, al tempo stesso, dall’analisi puntale dei testi, emergono molti nodi e incertezze, come i temi dei nomi generici, dell’evocazione, della protezione nei prodotti trasformati, le deleghe nel processo di gestione, e l’inquadramento di un modello comunitario dei gruppi con poteri rafforzati e regole chiare di rappresentatività. Tutti aspetti che dovranno essere corretti e migliorati.
I tempi per condurre questo lavoro ci sono, dato che il relatore del Parlamento Ue, l’italiano Paolo de Castro, presenterà la proposta di relazione a inizio novembre 2022 e il percorso si chiuderà con emendamenti, triloghi e votazioni finali per la fine del 2023. Partendo da questa cornice si pone una riflessione, o meglio un’opportunità.
Editoriale di Terra e Vita 14/2022
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Il sistema europeo viene da tre anni resi eccezionali dalla crisi sanitaria e ora dal conflitto in Ucraina. Le filiere Ig hanno affrontato questo scenario pieno di incertezze dimostrando, nella gran parte dei casi, una grande capacità di reazione e di risposta alle nuove esigenze, con riflessi positivi non solo per i produttori ma anche per i territori.
La revisione del Reg. Ue n. 1151/2012 in corso è un treno che passa oggi e può essere questo il momento giusto per consentire al sistema delle Dop e Igp di rilanciare con forza il loro peso politico e intervenire per dare corpo a una revisione che può diventare una vera riforma.
Oggi le Ig europee hanno un valore della produzione di oltre 80 miliardi di euro, ma distribuita in modo disomogeneo tra Paesi e zone geografiche. Per il sistema Ig la riforma può essere quindi l’opportunità per rilanciare la sfida da cui è partito trent’anni fa. Si può completare il percorso con la definitiva affermazione delle Ig come modello di politica di sviluppo agroalimentare e dei territori europei.
Questo risultato è alla portata. Per raggiungerlo occorre ripartire dai grandi obiettivi, e non dagli articoli e dai commi della proposta presentata. Seve quindi estendere la protezione dei nomi coprendo le tante aree attualmente non presidiate dal regolamento (i canali commerciali elettronici e del web, i prodotti trasformati con Ig caratterizzanti, poteri di gestione delle pratiche svalorizzanti); rafforzare il ruolo dei gruppi e supportare la loro diffusione capillare a sostegno delle filiere Ig garantendo omogeneità ed efficacia al sistema; legare di più le Ig ai territori d’origine, sia come regole di produzione e adozione di protocolli di sostenibilità, sia in termini di benefici per le comunità locali.
Se ci sarà una chiara condivisione delle finalità politiche di una vera riforma, la scrittura dei testi giuridici, delle proposte e degli emendamenti risulterà più facile e comprensibile. Obiettivi che devono essere coerenti ai bisogni dei prodotti già oggi strutturati, ma anche alla portata delle filiere Ig che non hanno ancora fatto il salto di qualità. I Consorzi, ma anche tutte le rappresentanze della produzione agricola e della trasformazione, possono contribuire a questo progetto.
Se questa visione sarà colta in pieno si potrà dire che Dop e Igp sono nel posto giusto al momento giusto.