Una nuova tecnologia tutta italiana per produrre biometano da biogas è stata sviluppata dai ricercatori del Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano-Bicocca. Si chiama "Smart upgrading" e la sperimentazione, partita nell'aprile del 2014, si è appena conclusa presso la ex discarica di CEM Ambiente a Cavenago in provincia di Monza e Brianza, in seguito a un accordo di collaborazione tra l’azienda e l’Università.
“Smart upgrading” è una tecnologia, sperimentata con un piccolo impianto prototipo, che consente il “lavaggio” del biogas. Rispetto alle tecnologie tedesche e statunitensi, attualmente impiegate in questo campo, ha il vantaggio di lavorare con una sostanza di trasformazione biodegradabile e dal costo contenuto, e di richiedere, per il suo funzionamento, una quantità di energia molto bassa, producendo un gas made in Italy. Con i dati raccolti nella sperimentazione sarà ora possibile realizzare il primo prototipo di impianto industriale che produrrà biometano dalla fermentazione di sostanze organiche con questa nuova tecnologia.
«Ancora una volta – ha spiegato Virginio Pedrazzi, amministratore unico di Cem Ambiente Spa – la nostra società si dimostra attenta a cogliere e anticipare le politiche di sostenibilità, sperimentando nuove soluzioni innovative. In questo caso abbiamo accolto con favore e compartecipato economicamente, alla proposta dell’Università di utilizzare il gas prodotto dai nostri rifiuti per produrre BioMetano, andando incontro anche a un indirizzo di Legge che chiede espressamente di produrre questo gas che ha già una rete e può essere utilizzato meglio e di più del biogas».
«Grazie all’accordo di collaborazione con CEM Ambiente – ha sottolineato Maurizio Acciarri, professore associato di fisica sperimentale del Dipartimento di Scienza dei Materiali e responsabile del progetto per l’Università di Milano-Bicocca - è stato possibile verificare dal vivo l’efficacia di questa nuova tecnologia su un gas reale, ossia su una miscela di anidride carbonica, metano e altre sostanze che costituiscono normalmente il prodotto ottenuto dalla fermentazione batterica dei rifiuti umidi. Siamo riusciti a mettere a punto la tecnologia “Smart upgrading” grazie alla presenza nel Dipartimento di Scienza dei Materiali di competenze e conoscenze trasversali, da quelle chimiche e fisiche fino a quelle ingegneristiche».