Il progetto Agri Hub Basilicata entra nel vivo. È passato un anno da quando undici aziende agricole lucane hanno aderito alla misura che dava loro la possibilità di mettere a dimora fino a cinquanta ettari di girasole. Nei giorni scorsi si è tenuto il Tavolo verde convocato dalla direzione generale del Dipartimento Agricoltura della Regione, alla presenza dei rappresentati delle associazioni di categoria.
Obiettivo di Agri Hub, uno dei progetti di sviluppo di Eni previsti dal Nuovo Protocollo d'Intesa e condivisi con la Regione Basilicata, è la creazione di una filiera agricola lucana per la produzione di semi oleaginosi e la realizzazione di un centro di estrazione (Agri hub) per la produzione di olio vegetale a fini energetici.
«Abbiamo ultimato la prima fase sperimentale del progetto – ha dichiarato l'assessore regionale allo Sviluppo economico Alessandro Galella – e con soddisfazione abbiamo riscontrato un grande interesse del territorio lucano verso le produzioni agricole a fini energetici. Stiamo portando avanti con convinzione un'iniziativa che rientra a pieno titolo nella sostenibilità ambientale, a tutela dei terreni e delle colture».
Testate 26 varietà
Un risultato che ripercorre un anno intero di lavoro. Era luglio 2023 quando sei specie di girasole per 26 varietà da testare in circa dieci ettari di terreno furono messi a disposizione nelle tre aziende sperimentali dell’Alsia: “Pantanello” di Metaponto, “Gaudiano” di Lavello e “Pantano” di Pignola. Poi, una volta individuate quelle più adatte ai terreni della Basilicata, avvenne il trasferimento dei risultati alle aziende agricole lucane reputate idonee per le loro caratteristiche e che avevano dato la loro disponibilità a diventare parte di una nuova filiera, quella dei semi da trasformare in olio vegetale a fini energetici.
“Agri hub Basilicata” è in realtà uno dei cinque progetti di sviluppo “non oil” previsti dal Nuovo Protocollo d’Intesa tra Eni e la Regione e prende le mosse da una convenzione firmata tra l’Alsia e la compagnia energetica. Un’opportunità per gli imprenditori agricoli che hanno evitato di abbandonare le colture tradizionali e hanno potuto recuperare i terreni degradati o più generalmente non utilizzabili per produzioni alimentari, con il conforto di un acquirente sicuro.