"Semincanta", dal seme di canapa alla tavola è il progetto di filiera che mira a sviluppare le linee guida da seguire per ottenere un seme di canapa da trasformare per scopi alimentari e industriali. Capofila il Molino Crisafulli di Caltagirone, in provincia di Catania, che da diversi anni impiega materie prime derivanti da un’agricoltura che punta alla sostenibilità, alla tracciabilità, alla qualità alimentare, al basso impatto ambientale, ad un’economia circolare.
In questo quadro, i grani antichi, i legumi e la canapa rappresentano le materie prime per l’ottenimento di cibi e prodotti funzionali per cui il Molino Crisafulli coadiuvato dai professori Laura Piazza e Salvatore Ciappellano dell’Università Statale di Milano Unimi, si occuperà del miglioramento delle condizioni di stoccaggio e della trasformazione del seme in olio, farina e altri derivati da impiegare come ingredienti.
Il progetto di cooperazione è finanziato dal Gal Kalat con risorse del Psr Sicilia 2014/2020-Sottomisura 19.2-PAL Calatino 2020-Azione SI.4. Prevede l’inserimento di una coltura miglioratrice e multifunzionale nei sistemi colturali erbacei in modo da favorire la diversificazione aziendale con la creazione di nuove piccole imprese in un’ottica di agricoltura ecosostenibile e incoraggiare la ristrutturazione delle aziende agricole con problemi strutturali significativi.
Si parte dalle pratiche agronomiche corrette
Il focus è, in particolare, lo sviluppo dell’industria agroalimentare partendo dall’applicazione di corrette pratiche agronomiche che portino all’aumento della conservabilità dei prodotti (shelf life) e al controllo del livello del THC nei semilavorati in modo da garantire una maggiore sicurezza alle aziende della filiera e un più facile inserimento commerciale garantito dalla standardizzazione delle linee produttive.
Infatti, sino ad oggi, in Sicilia, non si può parlare di filiere produttive della canapa, ma di singole nicchie che non riescono a garantire standard produttivi costanti capaci di soddisfare le numerose richieste del mercato.
Il progetto Semincanta vuole fornire risposte ai diversi protagonisti del settore: dalle piccole aziende agricole alle aziende di prima trasformazione, arrivando alle industrie agroalimentari, farmaceutiche e cosmetiche, senza tralasciare il settore HoReCa, la GDO e il consumatore finale.
«L’obiettivo − afferma Giuseppe Sammartino, legale rappresentante del Molino Crisafulli – è quello di chiudere completamente la filiera, analizzando e creando prodotti funzionali. Questo non solo permetterà di incrementare l’impiego della canapa, ma darà impulso allo sviluppo del settore della trasformazione, con un impatto positivo sul reddito del territorio».
Sperimentazione, il ruolo del Crea di Acireale
Il soggetto detentore dell’innovazione è la Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia che, in collaborazione con il Crea - Centro di ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali di Acireale, andrà a collaudare l’innovazione proposta.
In questo contesto, il Crea ha proprio il ruolo di fornire consulenza tecnico scientifica sugli aspetti agronomici e, quindi, di mettere a punto un protocollo di coltivazione.
«In Sicilia la canapa può assumere un ruolo importante negli avvicendamenti colturali − spiega il ricercatore del Crea Nino Virzì − ma sconta decenni di oblio ed è necessario sostenerne la reintroduzione con ricerche finalizzate ad individuare tecniche colturali e varietà compatibili con gli ambienti di coltivazione caldo-aridi meridionali e idonee ai numerosi impieghi cui si presta la pianta».
L’attività di sperimentazione condotta con il progetto Semincanta punta alla valutazione dell’adattabilità agli ambienti di coltivazione siciliani di sette varietà di canapa (4 monoiche e 3 dioiche), coltivate in assenza di irrigazione. Nel dettaglio, sono state impiegate 4 varietà di canapa italiane costituite dal Crea (Codimono, Carmagnola Selezionata, Eletta Campana e Fibranova). Una varietà ungherese denominata Monoica, due cultivar monoiche francesi, Fedora 17 e Futura 75, quest’ultima impiegata come testimone in quanto la più conosciuta e diffusa nell’isola.
I materiali genetici sono testati in prove parcellari, facendo ricorso a un disegno sperimentale a blocchi randomizzati con tre ripetizioni, ricorrendo ad una dose di semina calcolata per ottenere un investimento teorico di 100 piante al metro quadro. Durante il ciclo colturale saranno eseguiti i principali rilievi agronomici, fenologici e fitopatologici; contestualmente alle operazioni di raccolta saranno eseguiti rilievi biometrici e produttivi.
Inoltre, sono state allestite prove sperimentali finalizzate alla valutazione di percorsi agronomici in grado di ottimizzare la sostenibilità della coltura negli ambienti di coltivazione mediterranei. In particolare, su una varietà di canapa industriale (Futura 75) saranno valutati gli effetti agronomici e qualitativi di tre densità di semina e due percorsi colturali (topping e no-topping). Saranno oggetto di valutazione gli effetti delle condizioni pedoclimatiche, delle tecniche colturali e degli input agronomici sulla fenologia, morfologia, fisiologia, produttività e qualità tecnologica e merceologica del seme.
Trasformazione e stoccaggio
Il progetto proseguirà in ambito alimentare e la ricerca affiancherà, quindi, i processi di trasformazione e stoccaggio, analizzando ogni step del processo e suggerendo le operazioni più efficaci affinché si riescano ad ottenere parametri qualitativi coerenti con le indicazioni nutrizionali e i dettami delle industrie di successiva trasformazione.
«Stiamo seminando cinque ettari in estensivo spiega Giuseppe Sammartino, e un ettaro e mezzo sarà coltivato presso la Stazione di Granicoltura di Caltagirone. Stiamo impiegando solo varietà certificate: partiamo dal seme e lo trasformiamo in olii, farine e paste, ottimizzando le rese e la qualità. La coltivazione e trasformazione del fiore esulano dal nostro progetto. Alla fine, conclude Sammartino, i risultati che otterremo saranno divulgati e messi a disposizione di tutti con l’elaborazione di linee guida. Si dovrà, in ultima analisi, andare a studiare l’utilizzo dei residui delle lavorazioni».