Distretti agro-alimentari come vaccini anti-crisi

Massimiliano Cattozzi, responsabile Direzione Agribusiness di Intesa SanPaolo
Il monitor di Intesa SanPaolo rileva che i distretti food&wine sono quelli che hanno manifestato il maggior grado di resilienza durante la crisi pandemica. Massimiliano Cattozzi, responsabile Direzione Agribusiness di Intesa SanPaolo «Pronte azioni per sostenere il credito delle aziende in difficoltà per il blocco dell'export verso Ucraina e Russia». I dati emersi dal monitor filiera per filiera e distretto per distretto

Il vaccino anti-crisi per l'agroalimentare esiste già e si chiama distretto agro-alimentare.

L'ultima conferma arriva dal Monitor curato dalla Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo con dati aggiornati alla fine del 2021 quando le esportazioni a prezzi correnti dei distretti agro-alimentari italiani hanno chiuso con un bilancio positivo, superando la cifra di 22 miliardi di euro e realizzando un aumento del 9,2% rispetto all’anno precedente.

Il settore più resiliente, anche durante la pandemia

Un dato non episodico, visto che il trend di crescita prosegue ininterrotto dal 2010 e non si è arrestato neanche durante la pandemia, al contrario degli altri distretti manifatturieri italiani che hanno sì realizzato un rimbalzo maggiore (+20,3%) ma dopo la forte battuta d’arresto del 2020. La dinamica messa in mostra dai distretti è in linea con l’evoluzione delle esportazioni italiane di cibi e bevande, che hanno superato nel 2021 il traguardo dei 50 miliardi di euro.

I dati emersi dal monitor Intesa SanPaolo

L'exploit del vino

Volendo andare a vedere nei singoli settori emerge che la filiera del vino, prima per valori esportati nel 2021, supera per la prima volta la soglia dei 6 miliardi di euro, con una crescita del 12,5%.

Proseguono il trend di crescita del 2020 le filiere dei prodotti agricoli (+9,4%), pasta e dolci (+7,4%), carni e salumi (+16,2%) e olio (+2%); anche la filiere del lattiero-caseario registrano un deciso progresso +15,5%, così come quella del caffè (+14,1%).

Conserve tra alti e bassi

Luci e ombre invece per la filiera delle conserve (-3,7% nel 2021), che deve fare i conti con un 2020 di forte crescita ma che si posiziona nel complesso comunque oltre i livelli pre-pandemia. Il distretto dell’ittico cresce invece del 20,3% e quasi recupera i livelli pre-crisi. Sul risultato, va sottolineato ad onor del vero, influisce anche una dinamica di rialzo dei prezzi alla produzione, il cui indice per le industrie alimentari ha infatti registrato una crescita del 2,6% nel 2021 rispetto all’anno precedente, con un’accelerazione nell’ultimo trimestre dell’anno.

Stati Uniti e Francia sempre più ricettivi nei confronti del made in Italy

Interessante, soprattutto in questo contesto internazionale, è la fotografia sui diversi mercati stranieri. A riguardo l'indagine evidenzia come continuino a crescere le economie emergenti, +17,1% nel 2021 verso un +7,3% delle economie avanzate, che raggiungono nel complesso un peso del 20% sul totale delle esportazioni dei distretti agro-alimentari. Nel complesso, sono in crescita le esportazioni verso tutti i principali mercati di destinazione, in particolare Germania (+4,5%), Stati Uniti (+13,9%) e Francia (+10%); in calo le vendite sul mercato britannico (-9,6%) a causa anche delle difficoltà logistiche e amministrative post Brexit.

Il peso del conflitto

Resta bassa invece l’esposizione verso il mercato russo ed ucraino, quello direttamente interessato dal conflitto bellico:  nel complesso solo l’1,6% delle esportazioni dei distretti agro-alimentari sono destinate a questi due Paesi, per un totale di 366 milioni.

«La filiera che esporta maggiormente verso queste due destinazioni - si legge nel rapporto Intesa Sanpaolo - è quella dei vini, che rappresentano il 2,4% del totale delle vendite all’estero dei distretti vitivinicoli».

Maggiore l’incidenza dei due mercati per la filiera del caffè (6,7%) per un totale esportato di 75 milioni (63 verso Russia e 12 verso Ucraina), e per la filiera dell’olio, con 33 milioni che corrispondono al 3,6% del totale filiera. Più concentrate le importazioni da Russia e Ucraina, per un valore complessivo di 242 milioni, ossia il 2,6% del totale importazioni dei distretti agro-alimentari, con una richiesta soprattutto da parte della filiera dei prodotti agricoli (187 milioni di euro) e dell’olio (circa 50 milioni di euro).

Cattozzi: «Più credito e stop alle rate per le aziende che esportano in Russia e Ucraina»

Massimiliano Cattozzi

I riflessi della guerra sull'economia dei distretti, seppur più contenuti rispetto alle diffuse preoccupazioni emerse al momento dell'invasione, necessitano di strategie di contenimento del danno, anche solo in termini di garanzia dei fabbisogni di liquidità per i pagamenti e di continuità produttiva. Da qui l'iniziativa annunciata a margine della presentazione del Monitor da Massimiliano Cattozzi, responsabile Direzione Agribusiness «Abbiamo previsto finanziamenti per fornire liquidità alle imprese per i pagamenti e consulenza per la copertura dei rischi sui prezzi delle commodity. Per le imprese esportatrici verso la Russia e l’Ucraina abbiamo previsto, in aggiunta ai prestiti per liquidità, la sospensione delle rate per i finanziamenti in essere a 24 mesi, o 36 mesi».

Il tutto confermando in ogni caso il sostegno alle transizioni green e digitale, in coerenza con le iniziative del PNRR, altro snodo cruciale per l'ulteriore sviluppo del sistema dei distretti agro-alimentari.

Le iniziative di Comuni e aziende

Marina Lauri Anci agricoltura toscana

I timori in ogni caso non mancano. Lo conferma Marina Lauri, responsabile agricoltura di Anci Toscana: "Abbiamo in programma un focus (scarica il programma) proprio su questi temi per il prossimo 5 aprile e proprio in collaborazione con alcuni distretti del cibo e con l'Università di Firenze, con i quali si è voluta promuovere una iniziativa pubblica di riflessione sul futuro dell'agricoltura in Toscana e in particolare sulle evoluzioni con il quale il comparto cerealicolo è chiamato a confrontarsi in un contesto di analisi internazionale.

Partendo da uno studio di Ismea tratteremo l’impatto della crisi socio economica di questo ultimo periodo, degli effetti sul mercato e in particolare sulle imprese dei distretti rurali. Sullo sfondo si approfondirà il significato che nuove forme di governance, quali  i distretti, hanno quale motore di sviluppo e di crescita territoriale.

Stefano Berti del distretto val di cecina

E anche, infine, di come la pianificazione e la strategia comune possa rappresentare un elemento di competitività per l’economia territoriale. Stefano Berti, presidente del distretto rurale della Val Cecina, peraltro in corsa per aggiungere anche il riconoscimento biologico, al quale si stanno affiancando altri due distretti a coprire quasi per intero la Provincia di Pisa, conferma che progetti economico-territoriali alla base dei distretti possono costituire una risposta all'esigenza di fare sistema ed anche di offrire un effetto volano.

«Al momento - sottolinea Berti - uno degli aspetti più confortanti che vedo è quello di un coinvolgimento e adesione convinta dei soggetti istituzionali, che trovano nei distretti una risposta alle esigenze di programmazione dello sviluppo di un territorio».


Monitor filiera per filiera, distretto per distretto

  • Vino. Maggior contributo da parte del distretto dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato (+15,3% nel 2021), ma registrano una performance molto positiva anche i Vini dei colli fiorentini e senesi (+20,7%), il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+15,5%), i Vini e distillati del Friuli (+20,5%) e i Vini e liquori della Sicilia occidentale (+15,7%).
  • Prodotti agricoli. Spicca in particolare il Florovivaistico di Pistoia (+30,6% rispetto al 2020; +40,6% rispetto al 2019).  Nella filiera della pasta e dolci (+7,4%) emergono il distretto dei Dolci di Alba e Cuneo (+15,1%) e dei Dolci e pasta veronesi (+13,2%). In contrazione, ma ampiamente al di sopra dei livelli di export del 2019, i comparti pasta dell’Alimentare di Avellino (-3,6% nel 2021) e dell’Alimentare napoletano (-14,2%).
  • Carni e salumi. In evidenza in maniera particolare i Salumi del Modenese (+22,4% nel 2021) e il Prosciutto San Daniele (+34,2%). L’unico distretto ad arretrare parzialmente nel 2021 è quello dei Salumi dell’Alto Adige (-1,9%; ma +3,2% rispetto al pre-pandemia).
  • Lattiero-caseario. In lieve ritardo solo il Lattiero-caseario di Reggio Emilia (-3%; -1,1% rispetto al 2019).
  • Caffè. Tutti e tre i distretti in forte crescita, in particolare il Caffè, confetterie e cioccolato torinese (+15,1%; +32,8% rispetto al 2019).
  • Olio. Il distretto dell’Olio toscano (che pesa per il 70% sul totale) si posiziona su livelli invariati rispetto al 2020 (-0,2%), mentre crescono sia l’Olio umbro (+8,4%) che il comparto olio dell’Olio e pasta del barese (+5%).
  • Conserve. I progressi registrati dalla metà dei distretti, Marmellate e succhi di frutta del Trentino-Alto Adige (+7,7%) e i comparti conserve dell’Alimentare di Parma e dell’Alimentare di Avellino (entrambi +8,1%), non riescono a compensare l’arretramento delle Conserve di Nocera (-3,7%) e dei comparti conserve dell’Alimentare napoletano (-0,3%) e dell’Ortofrutta e conserve del foggiano (-46,1%).
Distretti agro-alimentari come vaccini anti-crisi - Ultima modifica: 2022-03-31T08:34:27+02:00 da Gilberto Santucci

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