Boom di contratti di filiera grano-pasta tra pastai e agricoltori. Il numero di questi accordi, attivi già da più di dieci anni, è raddoppiato dal 2017, passando da 6mila a più di 12mila. Nello stesso periodo è raddoppiata anche la superficie agricola oggetto di accordo di coltivazione: raggiunti 200.000 ettari, più del 15% dell’intera superficie agricola nazionale vocata a grano duro.
Dagli accordi di filiera provengono ormai oltre 700mila tonnellate di grano duro italiano, che hanno garantito all’industria molitoria il grano adeguato per la produzione di semole adatte alle esigenze dell’industria pastaria e agli agricoltori italiani, un’equa remunerazione al riparo dalle oscillazioni del mercato, con premi di produzione legati al raggiungimento di specifici parametri qualitativi e di sostenibilità.
Questi i dati a due anni dalla firma del protocollo d’intesa "grano duro-pasta" presentati alla Camera dei Deputati. A fare squadra: Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Assosementi, Cia, Compag, Confagricoltura, Copagri, Italmopa, pastai di Unione Italiana Food, in collaborazione con l’Università della Tuscia.
Incentivi, supporti tecnici e premi di produzione per l’agricoltura nazionale virtuosa e sostenibile, miglioramento dei sistemi di stoccaggio, ricerca e sviluppo di nuove sementi, concentrazione dell’offerta, sicurezza, tracciabilità e comunicazione, sono gli ambiti di intervento che hanno unitamente impegnato il mondo agricolo, quello cooperativo e l’industria di trasformazione.
Al via un sistema di mappatura quali-quantitativa del grano duro
Nei primi 12 mesi di una collaborazione triennale con il dipartimento per l’Innovazione nei sistemi biologici, agroalimentari e forestali dell’Università della Tuscia sono stati analizzati 18 diversi parametri potenzialmente utilizzabili per classificare la qualità del grano in fase di conferimento ai centri di stoccaggio e ai mulini, con l’obiettivo di promuovere e definire contratti-quadro tra agricoltori, stoccatori, industria molitoria e industria pastaria.
Nel primo anno è stato quindi testato un innovativo sistema di mappatura quali-quantitativa degli areali di produzione del grano duro su tutto il territorio nazionale tenendo conto delle diverse condizioni pedo-climatiche. Si tratta del più importante progetto del genere mai realizzato in Italia, che nella sola annata agraria di test, ha raccolto in 16 centri di stoccaggio localizzati in 8 differenti province i dati di circa 4.700 conferimenti, per un totale di più di 77.000 tonnellate di grano duro. L’obiettivo è raccogliere, dall’annata agraria 2019-2020, i dati di almeno il 10% delle produzioni attese in ogni provincia rilevata.
È stata infine progettata e testata una piattaforma digitale che verrà messa a disposizione di quanti aderiranno ai contratti di filiera conformi alle linee guida dei firmatari del protocollo, che permetterà di accedere a materiali e informazioni riferibili all’andamento dell’annata agricola con dettaglio provinciale e aggiornamenti in tempo reale dei dati trasmessi dai centri di stoccaggio.
Italia leader mondiale della pasta
Il protocollo d’intesa è una risposta concreta, volontaria e “di squadra” anche alle criticità di filiera che ostacolano la crescita del settore. Siamo primi nel mondo per produzione (3,4 milioni di tonnellate annue) e export di pasta (2 milioni di tonnellate), ma questo primato è a rischio. In primo luogo, la forte concorrenza internazionale che, pur con un prodotto di qualità inferiore, sta erodendo quote di mercato alla pasta italiana.
Inoltre, un debole sostegno da parte del sistema Paese in Italia ha sensibilmente concorso nel tempo a scavare un solco, in termini di competitività, crescita e sostegno all’export, tra l’agroindustria pastaria italiana e quella europea ed extra europea.
«Noi pastai italiani – afferma il vicepresidente di Unione Italiana Food Paolo Barilla - abbiamo la responsabilità di produrre pasta di altissima qualità e, quindi, abbiamo bisogno di quantità importanti di grano di qualità. Questo progetto si muove su logiche di lungo termine, per rendere più virtuosa, innovativa e competitiva la filiera italiana grano-pasta. Investire per migliorare il grano italiano va a vantaggio del consumatore, dell’agricoltura italiana e dell’ambiente, perché adottare pratiche agricole più sostenibili, sviluppare nuove varietà di grano e valorizzarne le diversità sono delle enormi spinte per la competitività del territorio».
Giansanti: innovazione e produttività al centro
Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha ribadito che «l’innovazione e la produttività sono due elementi fondamentali per restare leader nel comparto. A tal proposito speriamo che nella prossima manovra di bilancio ci siano adeguate risorse per promuovere l’innovazione e incrementare la produttività».
L’intento di questo accordo, ha proseguito Giansanti, è quello di «colmare sempre più il fabbisogno di grano per la pastificazione con produzioni nazionali sostituendo la materia prima importata per giungere ad una filiera dalla spiga allo spaghetto 100% italiano, garantendo una maggiore stabilità dei prezzi a medio termine a vantaggio di tutti». Il presidente di Confagricoltura ha poi messo l’accento sull’importanza della ricerca, strumento indispensabile per «portare a coltivare con rese produttive più alte e standard qualitativi sempre migliori».
Mercuri: garantire una filiera sostenibile
Per il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri i contratti di filiera consentono «di applicare tutte le tecniche per garantire una filiera sostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico. Sarà nostro intento poi attivare sin da subito nuove forme di garanzia al reddito per la filiera del grano duro che passino attraverso precisi sistemi assicurativi nonché il calcolo del break even point nelle diverse aree di produzione».
Scanavino: valorizzare una filiera simbolo del made in Italy
«Nel corso degli ultimi anni i bassi prezzi di listino, la crescente volatilità, le conseguenze dei cambiamenti climatici, non hanno aiutato gli agricoltori ad investire nella coltura. Il protocollo di intesa – sostiene il presidente della Cia Dino Scanavino - può portare un contributo importante per il suo rilancio nelle campagne italiane».
Verrascina: incrementare le superfici coltivate a grano duro di qualità
Il presidente di Copagri Franco Verrascina ha ribadito l’impegno della Copagri ad «incrementare le superfici coltivate a grano duro di alta qualità richiesto dall’industria, a concentrare l’offerta in lotti omogenei, e quant’altro sarà necessario per affrontare in termini costruttivi le criticità del settore che spaziano dalla volatilità sempre più marcata dei prezzi e dei redditi dei produttori di grano duro, alla stagnazione dei redditi».
Gallinella: grano-pasta accordo multidisciplinare
«Il protocollo rappresenta un accordo multidisciplinare e multisettoriale da sponsorizzare. Gli accordi di filiera, come questo, permettono di dare all’agricoltore certezze e consentono al consumatore di fare chiarezza su sicurezza e tracciabilità» ha affermato il presidente della comagri Filippo Gallinella.
Filiera grano-pasta, il protocollo d'intesa in cinque punti
Incrementare la disponibilità di grano duro nazionale di qualità e prodotto in modo sostenibile per venire incontro alle esigenze dell’industria molitoria e della pasta
Oggi la produzione interna di grano duro (in media di 4 milioni di tonnellate annue) è sufficiente a coprire solo il 70% del fabbisogno dei pastai. Ma non tutto il grano italiano raggiunge gli standard qualitativi richiesti dai pastai.
Incentivare e sostenere l’agricoltura virtuosa, con premi di produzione legati al raggiungimento di standard qualitativi del grano e alle caratteristiche del territorio di produzione
Pratiche agricole e condizioni ambientali del territorio influenzano la qualità del grano duro (tra cui il contenuto proteico) e impattano in maniera differente sulla redditività del produttore agricolo. L’accordo garantisce ai pastai un grano adeguato e agli agricoltori un reddito certo, commisurato all’impegno profuso e alle specifiche condizioni ambientali e climatiche, garantendo al contempo una protezione dalle fluttuazioni del mercato.
Concentrare progressivamente l’offerta di grano duro e censire i centri di stoccaggio idonei alla conservazione del grano duro di qualità
La polverizzazione dell’offerta e la mancanza di strutture di stoccaggio adeguate hanno finora reso difficile la valorizzazione e la classificazione del grano duro italiano. In Italia ci sono circa 1.000 centri di stoccaggio, ma il grano duro rappresenta solo il 26% del totale dei cereali conservati. Un ente terzo valuterà queste strutture per verificare se i silos sono in numero adeguato per i fabbisogni attuali e futuri di agricoltori, mugnai e pastai e se sono in grado di garantire stoccaggi differenziati per classi di qualità della granella.
Stimolare formazione, ricerca e innovazione nella filiera italiana grano-semola-pasta
Nel protocollo sono previsti corsi di formazione e aggiornamento professionale per agricoltori e operatori di settore e strumenti informatici per promuovere l’adozione di pratiche agricole più sostenibili. La filiera si impegna anche ad attivare collaborazioni con enti di ricerca per calcolare il punto di pareggio dell’impresa agricola nei vari areali di produzione e per sviluppare nuove sementi certificate con le caratteristiche richieste dal mercato e funzionali all’eterogeneità del territorio italiano, così come programmi specifici per la valorizzazione dei grani autoctoni.
Promuovere e difendere in maniera coesa un’immagine forte della pasta italiana, garantirne la sicurezza anche attraverso la tracciabilità informatica dei vari passaggi della filiera
Con il protocollo tutte le componenti della filiera si impegnano a raccontare in modo trasparente la qualità della pasta italiana, a livello nazionale e internazionale, e a fare chiarezza su sicurezza e affidabilità di tutta la pasta, arginando l’ondata di fake news su questo prodotto simbolo del Made in Italy e della dieta mediterranea.
Dal fondo Ismea 63 milioni per investimenti nelle filiere
Con una delibera Ismea ha sbloccato i primi 63 milioni dei 100 stanziati con il bando per gli Interventi finanziari a condizioni agevolate per il settore agricolo ed agroindustriale. «Diamo sostegno a quasi 150 milioni di euro di nuovi investimenti nelle filiere agroalimentari italiane, in imprese che arriveranno a fatturare quasi 400 milioni di euro anche grazie a questo aiuto - ha commentato la ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova - ringrazio Ismea per il lavoro importante portato avanti con questo primo sblocco di finanziamenti, che dimostra la vitalità di un settore trainante per l'economia nazionale. Questo strumento aiuta a fare innovazione, a dare sviluppo nei territori e porterà alla nascita di nuovi posti di lavoro».