Seme certificato, tutta la filiera compatta nel sostenerne il valore

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Associazioni, istituzioni e mondo della ricerca si sono date appuntamento a Roma al convegno organizzato da Convase e hanno congiuntamente sostenuto l’importanza del seme certificato per lo sviluppo del comparto primario

Il seme certificato svolge un ruolo fondamentale per il Made in Italy e rappresenta un prezioso strumento per garantire la qualità e la tracciabilità delle produzioni agricole. Ad affermarlo sono le organizzazioni professionali ConfagricolturaCia-Agricoltori Italiani e le associazioni di rappresentanza dei trasformatori Assalzoo, Assitol e Italmopa che hanno preso parte al convegno romano “Perché il Made in Italy ha bisogno del seme certificato?” organizzato da Convase, il consorzio per la valorizzazione delle sementi.

Tassinari, presidente Convase e Assosementi: «Mondo agricolo e sementiero insieme per ottenere risultati di soddisfazione reciproca»

«La tracciabilità delle filiere non può prescindere dal seme certificato, eppure per alcune produzioni simbolo dell’Italia come il grano duro l’impiego di seme non certificato supera il 50% delle superfici coltivate», ha dichiarato Eugenio Tassinari.

«Accrescere la consapevolezza nei produttori agricoli che l’impiego di seme certificato è imprescindibile se si persegue la qualità dei propri prodotti è certamente compito dell’industria sementiera, ma sarebbe importante che tale consapevolezza fosse condivisa anche dalle Istituzioni e supportata adeguatamente. La Pac e il Pnrr rappresentano occasioni importanti per sostenere tale paradigma: alle Istituzioni chiediamo di tenerne debitamente conto in questa importante fase di definizione di queste strategie», ha incalzato Tassinari.

«Legare l’aiuto accoppiato della Pac all’utilizzo di sementi certificate»

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Filippo Gallinella

«La mia proposta è legare l’aiuto accoppiato della Pac all’utilizzo di sementi certificate, cosa che già facciamo nei contratti di filiera del grano duro». Così, il presidente Commissione Agricoltura della Camera Filippo Gallinella, che ha poi sottolineato come la sicurezza alimentare passi anche inevitabilmente dal seme certificato e come «la ricerca di nuove varietà, anche tramite il genome editing, possa rispondere alle esigenze produttive e di sostenibilità ambientale».

Produttività e transizione ecologica, il futuro dell’agricoltura passa da qui

Angelo Frascarelli

«Il futuro dell’agricoltura è caratterizzato da due strategie chiave: produttività e transizione ecologica», ha dichiarato il presidente Ismea Angelo Frascarelli. «La produttività è fondamentale per il fabbisogno alimentare nazionale e mondiale; la transizione ecologica è essenziale per la sostenibilità del pianeta e per evitare i danni che il clima genera all’agricoltura. Produttività e transizione ecologica si realizzano con l’innovazione. La genetica, quindi la ricerca e il seme certificato, è l’innovazione più promettente. Il seme certificato - ha concluso Frascarelli - è una strategia fondamentale sia per la politica che per l’imprenditore».

Il punto di vista delle organizzazioni professionali Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Copagri, che hanno aderito al consorzio Convase

«Fondamentale utilizzare sementi migliorate anche con tecniche Nbt»

«Le sementi certificate sono decisamente rilevanti per una produzione moderna e di qualità e vanno valorizzate», ha affermato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. «Riteniamo prioritaria la promozione e la tutela della attività di ricerca fatta dai sementieri perché siamo da sempre convinti che l’innovazione e la ricerca siano vitali anche nel nostro settore. E’ importante - soprattutto in questa fase storica in cui è necessario produrre di più - poter utilizzare sementi migliorate, anche con tecniche Nbt, per contribuire alla sostenibilità dei sistemi alimentari con piante più resistenti alle malattie, alle condizioni ambientali e agli effetti dei cambiamenti climatici. Questi prodotti possono inoltre beneficiare di qualità nutrizionali più elevate e di una minore necessità di fattori della produzione agricola come i fitofarmaci. Il tutto mantenendo sempre la sicurezza dei consumatori e dell’ambiente che ci circonda», ha concluso Giansanti.

«Un sistema sementiero efficiente ottimo alleato dei produttori»

Claudia Merlino

«Un sistema sementiero efficiente e in grado di dare riposte può essere un ottimo alleato dei produttori», ha dichiarato il direttore generale di Cia-Agricoltori Italiani, Claudia Merlino. «Nel campo della ricerca sementiera c’è bisogno di forti investimenti, pubblici e privati. In questo senso - ha incalzato Merlino - le risorse del Pnrr e della nuova Pac sono una opportunità importante da non perdere».

«L’agricoltura italiana primeggia in Europa e nel mondo per le produzioni di qualità. Ed è ovvio che non può esserci qualità del prodotto finale senza che, alla base della filiera, ci sia un seme di qualità, certificato e tracciato. Ecco perché le nuove sfide a cui sono chiamati gli agricoltori non possono che partire da sementi di qualità, in grado di assicurare la tracciabilità, la sicurezza e la sostenibilità», ha concluso Merlino.

«Che senso avrebbe seminare varietà con germinabilità scarsa?»

Franco Verrascina

«Alla luce della drammatica situazione che sta vivendo l’intero settore primario, messo alle corde dalle ripercussioni del conflitto in atto e dai continui rincari dei costi produttivi, diventa ancora più importante per un agricoltore chiedersi che senso avrebbe seminare varietà con germinabilità scarsa, con poca resistenza alle malattie e con bassa produttività», ha affermato Franco Verrascina, presidente Copagri e Comitato indirizzo e salvaguardia Convase.

«Un grande aiuto in questo senso  - ha proseguito - ci viene fornito dal lavoro fatto sulle varietà di seme, che ci consente di raggiungere oggi traguardi impensabili per un agricoltore di inizio ‘900. Basti pensare che agli inizi del secolo scorso un ettaro coltivato produceva circa una tonnellata di grano tenero, mentre ora, grazie alla ricerca e alla selezione, siamo nella condizione di avere in alcune zone di Italia terreni in cui si superano anche le 7 tonnellate ad ettaro».

Il punto di vista della filiera: Assitol, Italmopa e Assalzoo

«Il settore degli oli da semi ha puntato su una produzione interamente tracciata»

Marcello Del Ferraro, presidente di Assitol, Associazione italiana dell’industria olearia, ha ribadito l’importanza del modello italiano, che il settore olio da semi ha saputo costruire nel tempo. «L’Italia può dirsi all’avanguardia: siamo stati tra i primi a preoccuparci della tracciabilità del seme, anticipando l’attenzione per i prodotti no-Ogm. Il settore degli oli da semi ha inoltre puntato su una produzione interamente tracciata e altamente sostenibile, oltre che sulla valorizzazione dell’origine locale e della qualità».

«In Italia mentalità individualistica e corporativistica»

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Emilio Ferrari

Per Emilio Ferrari, membro del consiglio di presidenza di Italmopa, «L’industria molitoria ha necessità di grani di qualità per ottenere un prodotto in grado di soddisfare le esigenze dei consumatori finali. Poter beneficiare di quantità significative di grano nazionale di alta qualità è fondamentale per la competitività della nostra industria. Il seme certificato è uno strumento fondamentale per il raggiungimento di questi obiettivi».

«Purtroppo - ha incalzato Ferrari - in Italia abbiamo spesso una mentalità individualistica e corporativistica. Se l’impiego di semente aziendale può sembrare per l’agricoltore un risparmio iniziale in realtà ha spesso un effetto negativo sulla qualità del prodotto, la resa e la sanità della pianta, causando un danno maggiore del risparmio. Non solo a livello dell’agricoltore, ma di tutta la filiera con un prodotto difficile da gestire e da collocare e con perdita di competitività per tutto il settore agroalimentare. L’intero sistema ne viene danneggiato perché le royalties di cui beneficiano le aziende sementiere sono lo strumento essenziale per finanziare la ricerca e migliorare ogni anno le performance quali/quantitative del crop. Il rischio è perdere competitività verso altri paesi ed altri crop.

È significativo che paesi dove esiste un ridotto impiego di semente certificata vedono ridursi sempre più lo sviluppo di varietà locali e l’aumento dell’importazione di varietà da aziende estere che non sempre sono ottimale per le condizioni pedoclimatiche nazionali, esponendo la produzione agricola ad una perdita di competitività nei confronti di altri paesi», ha concluso Ferrari.

«Deficit di produzione che va colmato»

Michele Liverini

«Dobbiamo alzare il livello di sostenibilità delle produzioni. Gli sforzi in questa direzione sono molteplici, ma non bastano», ha puntualizzato il presidente di Assalzoo Michele Liverini. «C'è ancora un deficit di produzione che va colmato. L’innovazione tecnologica, soprattutto per un Paese come l’Italia con superfici coltivabili ridotte, è uno degli strumenti principali per fare di più con le stesse risorse, garantendo anche una sostenibilità di lungo termine a livello ambientale. Miglioramento delle rese, valorizzazione della ricerca e visione in ottica di sistema agro-alimentare sono i pilastri intorno ai quali lavorare e costruire gli strumenti di spesa sfruttando anche le opportunità offerte dal Pnrr», ha concluso Liverini.

Il punto di vista della ricerca

«Il seme certificato offre garanzie importanti anche ai consumatori»

Luigi Cattivelli

«I benefici del seme certificato sono innumerevoli, i dati lo dimostrano», ha affermato Luigi Cattivelli, direttore Centro di ricerca genomica e bioinformatica del Crea. «In termini di potenzialità produttiva – ha spiegato - i frumenti moderni sono a parità di concimazione più produttivi di quelli antichi con un guadagno produttivo di almeno 20-30 kg per ettaro/anno negli ultimi 100 anni nelle condizioni pedio-climatiche italiane. Dal punto di vista climatico, andiamo incontro a un futuro più caldo e meno piovoso che è premessa anche di nuove malattie o nuove razze di patogeni. Affrontare il futuro usando le varietà selezionate nel passato ed adatte al clima del passato non ha una base scientifica».

Inoltre, come ribadito da Cattivelli, «il seme certificato offre garanzie importanti anche ai consumatori. Sempre più prodotti hanno infatti una connotazione monovarietale con il nome della varietà dichiarato in etichetta, in questi casi una contaminazione varietale non è ammessa e se presente può configurarsi come frode. Il seme certificato contribuisce ad alzare ad alzare gli standard qualitativi delle produzioni a garanzia sia i produttori che i consumatori».

I numeri del settore

 

Convase ed Assosementi mantengono la propria distintività

La doppia presidenza di Tassinari va considerata come suggello di questa sinergia

Convase e Assosementi, come spiegato ad Edagricole dal presidente Eugenio Tassinari, pur operando entrambe nel settore sementiero mantengono la propria distintività. Assosementi continua a rivestire un ruolo di rappresentanza della categoria svolgendo la propria attività di tipo sindacale, Convase rappresenta una struttura maggiormente operativa che sviluppa accordi, contratti, convenzioni con strutture pubbliche e private. 

CONVASE è un Consorzio volontario di aziende sementiere che operano nel settore orticolo e in quello dei cereali a paglia accomunate da un obiettivo condiviso: fornire agli agricoltori prodotti innovativi e sicuri. In altri termini, assicurare agli agricoltori prodotti di qualità elevata e garantita. Riunisce 27 aziende che rappresentano il 50% della produzione nazionale di sementi certificate di cereali a paglia. Vi aderiscono inoltre cinque organizzazioni di rappresentanza del settore agricolo e sementiero, Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Copagri, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari e Assosementi.

 

 

 

Seme certificato, tutta la filiera compatta nel sostenerne il valore - Ultima modifica: 2022-06-16T17:44:55+02:00 da Laura Saggio

3 Commenti

  1. Se in Italia si vuol dare una giusta importanza al mondo agricolo, in modo particolare in questo caso ai cereali, non ci possiamo permettere di seminare frumento non certificato. Un paese come l ‘Italia che ha fatto la storia della pasta a livello mondiale e deve rimanere al primissimo posto, non deve importare le nuove varietà ad esempio di grano duro dall’ estero, perché questo è successo da quando si è ridotto l’uso del seme certificato.

  2. Tutti concordi con le solite bugie per sottrate i fondi destinati all’agricoltura, aumentare i costi di produzione e soprattutto vendere sementì mediocri a prezzi elevati ai produttori. È questo che genera l’ obbligo di legare l’ uso di seme certificato ai premi pac. Un tempo, quando non c’era nessun obbligo, il seme certificato era veramente certificato, lo facevano in pochi ed era puro. Quando fu introdotto l’obbligo e tutti i commercianti di grano sono diventati anche sementirei, il seme certificato lo era solo sul cartellino. Diciamo le cose come stanno. Volete ricerca? Volete che il seme sia di qualità? Beh! Nessun obbligo per gli utilizzatori allora. Vedrete che ci sará in giro solo seme veramente certificato, non solo sul cartellino. Tutti ne beneficeranno, non solo le lobby del seme…

    • Terra e Vita non riporta bugie. Il tema del seme certificato non ha mai messo tutti d’accordo e tuteliamo la pluralità di opinioni autorizzando la pubblicazione del commento firmato da “Durum”. Per il resto ci dissociamo per la forma e il contenuto di questo intervento

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