«Nell’agricoltura 4.0 e nelle nuove biotecnologie vedo una importante occasione per abbattere i costi di gestione e riuscire a realizzare prodotti di alta qualità». Lo afferma Piergiovanni Ferrarese, neo presidente dei Giovani di Confagricoltura Veneto. Ventinove anni, una laurea in legge, imprenditore agricolo impegnato nelle due aziende familiari (vitivinicola in Valpolicella e zootecnica e cerealicola nel basso veronese), Ferrarese guiderà l’associazione nei prossimi tre anni; ad affiancarlo, i vicepresidenti Serena Sartori di Vicenza e Claudio Previatello di Rovigo.
Entrato in Anga a sedici anni, e già presidente da oltre un anno dei giovani di Confagricoltura Verona, Ferrarese per il suo mandato ha le idee chiare: «Il primo obiettivo è tornare a fare lobby sulle istanze dell’universo agricolo giovanile. Prepareremo un documento da presentare all’assessore all’agricoltura della Regione Veneto Federico Caner sulle nostre problematiche, sia burocratiche che economiche, legate anche all’emergenza Covid che sta colpendo tutto il settore economico. Vogliamo dare anche il nostro contributo al Psr, il Programma di sviluppo rurale, che è scaduto ma è stato prorogato a causa della pandemia. Vorrei porre inoltre particolare attenzione alla formazione, organizzando corsi non solo sulle tematiche agricole, ma anche su business plan e bilancio aziendale».
Ferrarese: «Su Agricoltura di precisione e digitale avanti tutta, ma serve dialogo con le case madri»
«Non c’è dubbio che le tecnologie dell’agricoltura di precisione (sistemi di georeferenziazione, Internet of Things, Big Data) e quelle dell’agricoltura digitale costituiscono il nuovo paradigma dell’Agricoltura 4.0, ma - spiega Ferrarese - dobbiamo incrementare un dialogo costante con le case madri (questo sarà un impegno centrale del mio mandato) in modo da indirizzarle a produrre tecnologie adatte alle effettive esigenze delle nostre aziende e al tessuto agricolo italiano, che è molto peculiare. In due parole: l’Agritech deve essere cucito su misura sul tessuto imprenditoriale agricolo del nostro Paese».
La sostenibilità si misura in campo
«La sostenibilità è una tematica cruciale che dobbiamo affrontare in maniera concreta. E certamente le nuove tecnologie favoriscono una ottimizzazione dell'utilizzo delle risorse. Noi giovani agricoltori - afferma Ferrarese - abbiamo bisogno, oltre che di trattrici intelligenti, di attrezzature intelligenti che ci permettano di essere sempre efficaci in termini di sostenibilità. A tal riguardo penso per esempio alle irroratrici intelligenti, un sistema che permette il dialogo tra trattrice e irroratrice, anche in base all’appezzamento in cui si sta lavorando. Penso anche alla gestione mirata e controllata dell’apporto di sostanze in caso di concimazioni o trattamenti. E’ finita l’era dei diserbi a calendario».
Ferrarese racconta che nell’azienda zootecnica di famiglia sono riusciti a efficientare i tempi di lavoro sulla gestione della mandria, per quanto riguarda l’alimentazione, eliminando il cavo miscelatore e passando a un sistema delle calate che prevede una alimentazione automatizzata e robotizzata.
Sviluppo digitale e formazione, una corsa a due velocità
«Per sviluppare e adattare al meglio queste tecnologie digitali - incalza Ferrarese - bisogna investire di più in formazione, instaurando collaborazioni con il mondo della ricerca e delle università. L’Agricoltura 4.0 non può essere utilizzata da tutti, richiede personale preparato. Agritech è un termine molto ampio, che va dalla coltivazione del campo fino all’alimentazione e gestione delle mandrie. Dobbiamo investire sullo sviluppo di nuove competenze se vogliamo ampliarne l’utilizzo».
Agritech, opportunità per incrementare qualità produttiva e competitività
«Noi agricoltori italiani da sempre facciamo qualità, e siamo chiamati a farne sempre di più, ma spesso siamo schiacciati da una politica incapace e lontana dalle vere esigenze e da una economica che ancora ci mette in competizione con paesi che in termini di produzione fanno meglio di noi perché riescono ad abbattere i costi. Nell'agricoltura 4.0 - sottolinea Ferrarese - vedo una importante occasione per fare una agricoltura e una zootecnica di maggior qualità che ci consente di essere sempre più competitivi abbattendo i costi di gestione. E in questo paradigma entrano a supporto anche le nuove biotecnologie».
Biotecnologie, «Il settore ha bisogno di più ricerca libera»
«Noi in Confagricoltura e in Anga sosteniamo da sempre che bisogna fare più ricerca e più ricerca libera. Nei prossimi giorni incontrerò il prof. Pezzotti dell’università di Verona per un progetto importante sulle foglie di tabacco, dalle quali sembra si possa ricavare una soluzione vaccinale per il Covid-19. Per troppo tempo in Italia si è fatto un errore grandissimo: l’impresa ha smesso di dialogare con la ricerca. Le imprese devono rimettere al centro la ricerca, indirizzandola verso quello di cui hanno bisogno e dando l’opportunità di fare sperimentazione in campo».
Ferrarese sottolinea che durante il suo mandato avrà premura di stringere e consolidare rapporti col mondo della scienza e a tal riguardo offrirà alle università regionali un data base di aziende agricole venete disponibili ad accogliere la ricerca in campo. «Questo significa, per esempio, che un’azienda cerealicola darà la disponibilità a una università di sperimentare e trovare nuove varietà di mais resistenti, nuove varietà biotecnologiche. I giovani di Confagricoltura contribuiranno nell'accogliere la sperimentazione in campo. Prima riusciamo a portare le New breeding techniques fuori dai laboratori, prima riusciremo ad avere una tecnologia migliorata e utilizzabile».
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Le tecnologie di evoluzione assistita (Tea) e il blocco normativo
«La normativa europea in materia di nuove biotecnologie applicate all’agricoltura è ancora da revisionare e per questo sarà importante mantenere vivo e continuo il dialogo sia a livello regionale che nazionale con l’europarlamentare Commissione Agricoltura Paolo De Castro. Noi abbiamo perso negli anni molti treni. L’Italia vanta oggi i migliori studi sulle biotecnologie; e anche sugli Ogm eravamo avanti anni luce rispetto ad altri paesi. Si scelse a suo tempo di incastrare gli Ogm in un angolino lasciando spazio al marketing e facendo in modo che nel frattempo gli altri paesi andassero avanti con le sperimentazioni. Non dobbiamo rifare lo stesso errore oggi. Il futuro - incalza Ferrarese - ci permette di intraprendere una strada nuova quella delle Tea che, come per l’agricoltura 4.0, avranno bisogno di fondi dedicati a livello regionale e ancor di più nazionale. L’Italia deve far capire all’Europa l’importanza della ricerca in questo settore».
Biotecnologie, nessuna contrapposizione con il biologico
«Sono convinto che l’Italia abbia una grande opportunità anche nello sviluppo di colture agroalimentari biologiche, che siano però prodotte attraverso una formula agronomica vera, sincera e trasparente. Per alcune aziende il bio è una scelta vincente, per altre aziende, estensive che producono prodotti con minor margine, le nuove biotecnologie di precisione rappresentano una risposta più efficace».
Patto generazionale e primo insediamento, «Serve una politica lungimirante»
«Più che di ricambio generazionale preferisco parlare di patto generazionale - specifica Ferrarese - vale a dire di un’integrazione tra generazioni, in cui i giovani sono certamente protagonisti. In Italia, solo un’azienda su dieci arriva alla terza generazione, mentre la percentuale delle imprese che supera il primo passaggio generazionale varia tra il 25 e il 31%».
Come Confagricoltura giovani, Ferrarese chiederà che per l’avvio di nuove aziende non vengano concessi solamente fondi a pioggia, ma che si prevedano misure capaci di accompagnare, soprattutto nelle difficoltà dei primi anni, una azienda agricola.
«Tra gli ostacoli maggiori del primo insediamento, oltre alla mole burocratica, c’è sicuramente l’accesso al credito. A livello regionale - conclude Ferrarese - mi confronterò con tutti gli istituti di credito che avranno piacere di incontrarci e cercheremo di capire cosa chiedono per accedere al credito e quali sono gli strumenti che ci sono a disposizione. Perché, Ismea a parte, oggi ci sono altri strumenti di cui poco si parla che spesso non si riescono ad attivare per la mancanza di un bilancio all’interno delle aziende agricole».
Biotecnologie, dalle foglie di tabacco un vaccino anti Covid-19
L’Università di Verona è pioniera nelle biotecnologie vegetali e nel molecular farming, ossia l’utilizzo delle piante come piccole fabbriche di farmaci.
«Stiamo lavorando alla produzione di un vaccino per il Covid-19 dalle foglie di tabacco, già da noi utilizzate per generare vaccini efficaci contro il diabete e l’artrite reumatoide». Ad affermarlo è stato Mario Pezzotti, ordinario di Genetica Agraria dell’Università di Verona.
«Il tabacco è una pianta modello che si può istruire geneticamente per produrre antigeni e anticorpi - spiega Pezzotti -. Le piante sono degli ottimi bioreattori e possono essere utilizzate per incrementare la capacità di produzione di vaccini per immunizzare la popolazione mondiale. Non a caso sono state impiegate per produrre gli anticorpi anti Ebola che hanno ricevuto l’avallo dell’Oms. Il nostro obiettivo, nell’ambito di un progetto europeo, consiste nell’istruire geneticamente le piante e portarle a produrre la proteina necessaria per il vaccino. Gruppi di scienziati in tutto il mondo si sono lanciati nella corsa al vaccino contro il Covid-19. La sfida sarà produrre la molecola migliore e in grandi quantità, perché serviranno miliardi di dosi in tutto il mondo».