Dalle strategie per accrescere la competitività e la reddittività delle aziende alle priorità di intervento per un piano strategico del settore, fino alla proposta di legge “gioventù agricoltura” che attraverso agevolazioni fiscali incoraggi il ricambio generazionale. Il presidente della Commissione agricoltura della Camera, Mirco Carloni, fa il punto sui principali temi di attualità.
Presidente, la Commissione agricoltura di Montecitorio ha dato un segnale politico di forte coesione sull’approvazione di una risoluzione firmata e votata da tutti i partiti all’unanimità contro il provvedimento preso dall’Irlanda circa l’etichettatura del vino. Lei registra la stessa unità d’intenti e forza d’azione anche su altri temi e problemi atavici che affliggono il settore primario?
L’iniziativa irlandese, che riguarda appunto l’etichettatura del vino, mette in evidenza i soli rischi per la salute, non rispetta né i dettami scientifici né quelli della normativa europea e internazionale. L’unico effetto che avrebbe è ledere quei Paesi nei quali il settore vinicolo è particolarmente sviluppato, non solo dal punto di vista della quantità ma soprattutto della qualità. Su altre questioni, altrettanto importanti che riguardano l’economia italiana, il nostro impegno costante è la ricerca dell’unità, mettendo al centro il dialogo, così che le differenze tra gli alleati possano diventare ricchezza per il confronto e non una debolezza per il Governo.
Lei crede che l’agricoltura italiana sia troppo frammentata e divisa?
Con il ministro Lollobrigida e i sottosegretari D’Eramo e La Pietra si sta facendo un lavoro di grande intesa incentrato sui fabbisogni degli operatori agricoli ed è per questo che diamo particolare importanza all’ascolto diretto degli agricoltori e delle associazioni di categoria. Riscontriamo nelle associazioni stesse unità d’intenti e di proposte, a dimostrazione di una sostanziale coesione nel settore agricolo e la volontà di cooperare con le istituzioni per gli obiettivi comuni di rilancio e tutela del settore.
La qualità dei nostri prodotti, di per sé, non è sufficiente a concorrere sui mercati mondiali. Come possiamo accrescere la competitività delle nostre imprese?
L’agricoltura deve essere riportata al centro dell’economia nazionale. Negli ultimi anni questo comparto è stato spesso dimenticato, e a farne le spese sono stati non solo gli imprenditori agricoli ma anche i cittadini, spettatori incolpevoli di un continuo aumento del prezzo dei prodotti. Tutto ciò ha portato a un cambiamento nel comportamento dei consumatori, con l’effetto che le famiglie preferiscono acquistare cibi, spesso di scarsa qualità, provenienti da mercati esteri. Per poter incidere in questo ambito è necessario sostenere fortemente i nostri imprenditori, con aiuti mirati e manovre utili all’abbattimento dei costi di produzione, in modo tale che i prezzi dei nostri prodotti possano tornare competitivi sui mercati. Solamente così i consumatori italiani potranno accedere alla qualità delle produzioni italiane a prezzi sostenibili. È altresì fondamentale affiancare una strategia di conoscenza della stagionalità e peculiarità dei nostri prodotti e dei valori della filiera corta.
Da più parti si invoca un piano strategico per l’agricoltura che abbia una visione lungimirante per la competitività del settore, ma anche di spendere presto e bene i fondi del Pnrr. Come lavorerete su questi due fronti?
I fondi del Pnrr sono stati da subito una priorità naturale del Governo, vista la sua fondamentale importanza nel sostegno a tutti i settori dell’economia. A prescindere dalle risorse, avere un piano strategico per l’agricoltura è un approccio figlio del nostro sforzo di dare al made in Italy una visione. Proveremo, dunque, a rilanciare il nostro settore attraverso interventi mirati, ma con un disegno complessivo che ci porti a tornare più competitivi sui mercati. Abbiamo bene in mente quale sia la strada da intraprendere: tutela della tradizione e dei territori, innovazione dei processi produttivi e amministrativi, ricambio generazionale, e per questo lavoreremo nei prossimi cinque anni.
Parlando di ricambio generazionale, che stenta, avete già incontrato i presidenti delle organizzazioni agricole giovanili? Quali sono le principali richieste del mondo imprenditoriale under 41?
Ho incontrato diverse organizzazioni agricole giovanili e sono rimasto molto colpito dal fatto che ci siano tanti giovani che hanno ancora il desiderio di investire nel settore agricolo. A differenza di quello che si possa pensare, l’agricoltura non è un mondo per “vecchi”, e in questo senso ho visto una risposta importante da parte delle organizzazioni giovanili, che hanno voglia di modificare la concezione dell’agricoltore. Le nuove leve stanno innovando il modo di fare agricoltura, importando anche nel settore agricolo numerose tecnologie innovative che fanno dell’agricoltore un vero e proprio imprenditore. E proprio in questa direzione si incanalano le richieste effettuate. È in tale prospettiva, del resto, che io stesso, insieme ad altri colleghi della Commissione agricoltura, abbiamo depositato la proposta di legg “gioventù agricoltura”, che attraverso una serie di agevolazioni fiscali incoraggia un ricambio generazionale nel settore agricolo, inducendo soggetti di età inferiore ai 41 anni ad accedervi.
La proposta di legge affronta tematiche quali la difficoltà di accesso al credito e alla terra, e il progressivo calo dei nuovi ingressi nel settore primario?
Va esattamente in questa direzione. Siamo consapevoli che l’accesso al credito e alla terra sono problemi che vanno affrontati recuperando il ritardo del passato. L’approccio è di considerare tali aspetti sia dal punto di vista di chi già svolge un’attività agricola, sia di chi voglia intraprendere una nuova attività, abbattendo le barriere all’ingresso del settore. Più in generale, la nostra volontà di riportare l’agricoltura al centro dell’economia italiana non può prescindere da uno snellimento della burocrazia che possa permettere a nuovi imprenditori di investire anche nel comparto agricolo, permettendogli di accedere a terreni e a crediti in maniera molto più tempestiva.
Quali sono le principali proposte che l’Italia porta sui tavoli europei?
L’imperativo categorico è tenere saldamente insieme sostenibilità ambientale ed economica. Tutte le misure del Pnrr che abbiamo attivato vanno in questa direzione. La qualità dei nostri prodotti e la produttività dell’intero settore sono strettamente legate alla salvaguardia dei nostri terreni e di un ecosistema unico al mondo. In tale prospettiva sosteniamo tutte le nuove tecnologie a patto che queste non incidano sulle qualità organolettiche dei nostri prodotti.
Pnrr: le misure che riguardano il settore agricolo
La misura del Pnrr dedicata, indicata con l’acronimo Masaf, mette a disposizione 4,88 miliardi di euro. Ecco il dettaglio:
- 1,2 miliardi per contratti di filiera e di distretto;
- 1,5 miliardi per parco agrisolare;
- 800 milioni per lo sviluppo della logistica;
- 500 milioni per l’innovazione e meccanizzazione;
- 880 milioni per l’efficienza idrica dei sistemi di irrigazione.