«Le imprese agricole hanno bisogno di uguali sostegni rispetto a quelli che hanno ricevuto durante la pandemia. In questa fase, infatti, c'è un'emergenza pandemica comunque non terminata e c'è un'emergenza energetica e bellica totalmente esplosa, sovrapposta alla pandemia. Le banche vogliono aziende sane, che vivono per decenni e secoli, altrimenti non c'è business». Così Antonio Patuelli, presidente dell'Abi (Associazione bancaria italiana) e imprenditore agricolo, nella sua prolusione sul rapporto tra credito e agricoltura, tenuta durante l'inaugurazione del 215esimo anno accademico dell'Accademia nazionale di agricoltura. Nell'occasione, Giorgio Cantelli Forti, presidente dell'istituzione nata nel 1807, ha conferito a Patuelli il titolo di accademico onorario.
Il miracolo del settore primario
«Negli anni scorsi, con prezzi delle commodity bassissimi, le aziende agricole hanno fatto miracoli per far quadrare i bilanci – ha sottolineato Patuellli – adesso è iniziato un recupero dei prezzi, ma non possiamo certo dire che la situazione sia tranquilla, anche perché sono aumentati molto i costi di produzione».
Patuelli ha ricordato alcuni dati positivi sull'export agroalimentare italiano, che nel 2021 ha raggiunto i 52 miliardi di euro (+11% sul 2020), mentre le importazioni sono state di 48 miliardi di euro (+12% sul 2020). Il saldo della bilancia commerciale è stato di +3,5 miliardi.
Credito agricolo in buona salute
Il testo unico bancario del 1993 ha modificato il rapporto tra banche e agricoltura, facendo cadere il vincolo che voleva l'erogazione di prestiti al settore primario riservata ad alcune tipologie di banche specializzate. «A quasi trent'anni dalla riforma non si sono concretizzate le iniziali preoccupazioni degli agricoltori per una possibile emarginazione del settore dall'accesso al credito – ha ricordato Patuellli – a dicembre 2021 i prestiti bancari erogati all'agricoltura ammontavano a 41 miliardi di euro, nel 1991 gli impieghi in agricoltura erano poco meno di 15 miliardi. Alla fine dello scorso anno il 5,5% dei prestiti bancari era riferibile ad aziende agricole della silvicoltura e della pesca – ha fatto notare il presidente dell'Abi – ma il settore primario rappresenta solo il 2,2% del Pil della nostra economia».
Altro dato evidenziato da Patuelli è stato il rapporto tra impieghi e sofferenze. Negli ultimi dieci anni quello del settore primario è stato sempre inferiore a quello degli altri comparti dell'economia italiana.
Importanti sfide da affrontare
Ma dopo lo zucchero Patuelli ha sparso tra la platea riunita nella sala dello Stabat mater dell'Archiginnasio a Bologna anche sale e pepe. «Il mondo agricolo ha importanti sfide da affrontare – ha detto – tra queste il completamento del processo di ristrutturazione aziendale e l'adeguamento ai rischi del cambiamento climatico e alle esigenze della sostenibilità ambientale. Si tratta di cambiamenti epocali – ha rimarcato il neo accademico onorario dell'Ana – che vanno gestiti con scelte strategiche e politiche di governo del territorio che rafforzino la sostenibilità delle nostre produzioni sui mercati internazionali, quella sociale, economica e ambientale».
Un percorso da fare coniugando le esigenze di maggiore redditività delle aziende con sempre maggiore qualità e innovazione dei prodotti e processi produttivi e di difesa dalle possibili calamità naturali. «Nella transizione verso un'economia più sostenibile le banche raffinano le proprie tecniche di valutazione del merito di credito anche in considerazione degli eventi climatici avversi che possono impattare sulla normale conduzione aziendale – ha affermato il numero uno dell'associazione bancaria italiana – e in generale dei rischi indotti dal surriscaldamento terrestre».
Il presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna ha ricordato anche la dimensione troppo piccola delle aziende agricole italiane, pur ricordando che negli ultimi anni le cose sono migliorate. «Le imprese hanno un basso grado di patrimonializzazione – ha lamentato Patuelli – e un significativo grado di interconnessione tra patrimonio aziendale e personale degli imprenditori. Occorre un salto di qualità nella cultura finanziaria delle imprese agricole e della loro capacità di rappresentarsi correttamente di fronte alle banche, con elementi precisi, completi e affidabili sulla loro situazione finanziaria. L'Abi – ha ricordato Patuelli – insieme a Ismea e alle associazioni di categoria del mondo agricolo ha lavorato molto in questa direzione, ma la strada da fare è ancora lunga».
Il ruolo dell'Abi per favorire l'accesso al credito
«Per l'ammodernamento della base produttiva delle imprese agricole una grande opportunità è offerta dal pieno utilizzo, spesso sfiorato ma mai raggiunto, delle risorse comunitarie – ha evidenziato l'ex sottosegretario alla Difesa – come Abi abbiamo avviato un progetto che punta a sviluppare le competenze del settore bancario per favorire l'accesso delle aziende alle agevolazioni che utilizzano fondi comunitari».
Lo scopo è creare una piattaforma informativa e formativa per gli istituti di credito, al fine di favorire una maggiore consapevolezza sulle opportunità derivanti da un impiego diretto dei fondi europei. In questo modo le banche possono organizzare servizi specializzati alle imprese con progetti finanziabili attraverso le risorse dell'Ue, sia cofinanziate con risorse nazionali gestite a livello locale.
«L'Abi ha sottoscritto diversi accordi regionali per facilitare l'anticipazione da parte delle banche dei contributi del Psr – ha continuato Patuelli – poi, per facilitare il passaggio verso un sistema agroalimentare ancora più sostenibile, oggi c'è l'occasione dei fondi del Pnrr, il cui utilizzo si articola su tre pilastri: economia circolare e agricoltura sostenibile, contratti di filiera e di distretto, tutela del territorio».
Patuelli ha definito "significativa" la collaborazione con il Mipaaf per il "progetto credito" che si prefigge di sviluppare un dialogo tra banche e mondo dell'agricoltura funzionale a promuovere un ulteriore evoluzione degli strumenti di finanziamento, gestione del passaggio generazionale, accompagnamento nella fase di transizione verso la sostenibilità ambientale e di approfondire nuove possibilità per la composizione delle crisi aziendali. L'ex deputato del Partito Liberale ha ricordato l'adozione del pegno rotativo.
Le garanzie pubbliche
In questi mesi l'Abi ha affrontato anche il tema delle garanzie pubbliche. «Le regole della vigilanza bancaria richiedono determinate coperture per riconoscerle come validi strumenti di mitigazione del rischio di credito per le banche – ha puntualizzato Patuelli – devono avere determinate caratteristiche per consentire agli istituti di credito di accantonare meno capitale a fronte dei finanziamenti garantiti e quindi consentire loro di applicare migliori condizioni di credito alle aziende agricole».
Stesso discorso vale per la garanzia sussidiaria Ismea. Il presidente dell'Abi ha ricordato come si stia lavorando per renderla coerente con le regole di Basilea per rendere più semplice l'accesso al credito.
Pandemia, guerra e misure straordinarie
Per sostenere e dare liquidità alle aziende agricole colpite dagli effetti della pandemia da Covid-19 le istituzioni italiane ed europee hanno adottato misure straordinarie. Una di queste è la possibilità di accedere alle garanzie dirette del Fondo Pmi. L'Abi si è fatta promotrice della costituzione di un tavolo tecnico tra Mediocredito centrale, Ismea e associazioni di categoria agricole per assicurare procedure semplici e standardizzate di accesso alle coperture offerte dai due garanti pubblici.
«Di fronte alla crisi generata dalla guerra in Ucraina abbiamo ottenuto una nuova deroga europea sugli aiuti di Stato che autorizzano gli Stati membri a fare interventi straordinari – ha continuato Patuelli – queste le azioni permesse: aiuti di importo fino a un limite di 35.000 euro; misure di sostegno alla liquidità sotto forma di garanzie simili a quelle del periodo pandemico; finanziamenti agevolati di importo massimo pari al 15% del fatturato medio degli ultimi tre anni o il 50% dei costi energetici sostenuti nei 12 mesi precedenti la richiesta».
Patuelli ha poi sollecitato il governo ad adottare le misure agevolative per sostenere le imprese anche nel comparto agricolo. «L'Abi ritiene necessario confermare almeno fino alla fine del 2022 le misure straordinarie di garanzia pubblica sul credito bancario con le relative facilitazioni di accesso previste nel corso della pandemia anche per consentire il sistema di garanzia nazionale e alle banche di essere immediatamente operative per sostenere le imprese in difficoltà – ha auspicato Patuelli – inoltre, è necessario cogliere l'occasione per migliorare le garanzie sulle rinegoziazioni. Molte imprese sono già indebitate e l'acquisizione di altro debito per far fronte alla crisi potrebbe minarne la stabilità».
Aiuti efficaci a metà e banche con le mani legate
Il concetto è spalmare il vecchio e il nuovo debito su un periodo più lungo con garanzie pubbliche che abbiano una durata superiore a quelle previste per l'emergenza Covid-19. In questa direzione sembra andare l'art. 19 del Decreto legge del 21/03/2022 "Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina" che prevede la possibilità per le imprese agricole di chiedere la garanzia gratuita rilasciata da Ismea per la rinegoziazione di precedenti esposizioni per un periodo di rimborso fino a 25 anni.
«Ma per ottenere l'allungamento del prestito le aziende agricole devono incrementare l'esposizione del 10% dell'importo oggetto di rinegoziazione – ha sottolineato Patuelli – e tale vincolo potrebbe mettere gli agricoltori in difficoltà e limitare l'efficacia della misura perché le imprese avrebbero solo bisogno di avere più tempo a disposizione per restituire i prestiti. E poi queste misure dovrebbero essere accompagnate dalla modifica delle regole europee in materia di default – ha aggiunto il presidente dell'Abi – che sono state pensate ben prima della pandemia, per non parlare della guerra».
Le regole dell'Eba sui default rendono problematica per le banche la gestione dei soggetti in difficoltà finanziaria. «L'eventuale concessione di facilitazioni nel rimborso del credito da parte delle banche come la rinegoziazione dei prestiti in essere o le moratorie, comporta l'automatica classificazione del cliente "a rischio" – ha fatto notare Patuelli – e ogni eventuale successiva difficoltà nella restituzione del debito può comportare il suo passaggio in default». Nel 2020 con lo scoppio della pandemia l'Eba aveva allentato le regole, ma da marzo 2021 si è tornati al regime ordinario.
«Siamo davanti a un paradosso – ha scandito Patuelli – anche se le banche vogliono aiutare i clienti a uscire da una situazione difficile non possono farlo, perché se lo facessero rischierebbero di compromettere la loro situazione bancaria, rendendogli molto più difficile la possibilità di ottenere nuovi finanziamenti. A questo proposito l'Abi insieme alle associazioni agricole chiede alle istituzioni italiane ed europee una riforma di tali disposizioni che non aiutano la ripresa».
Garanzie Sace e Nuova Sabatini: dalla teoria alla pratica
Patuelli ha auspicato che vengano portati a compimento altri due interventi per aiutare le imprese a ripartire: «È urgente l'adozione del Decreto ministeriale che disciplina le garanzie Sace a mercato secondo quanto previsto dal Decreto liquidità per dare maggiore flessibilità alle imprese nella gestione del fabbisogno finanziario – ha concluso il presidente dell'Abi – ed è necessario recepire la modifica alla Nuova Sabatini recentemente rifinanziata dalla Legge di bilancio, che aumenta la quota di contributo pubblico per sostenere gli investimenti fatti da micro e piccole imprese per l'acquisto di macchinari e impianti a uso produttivo».