Più liquidità in prestito per spesa corrente, meno per investimenti a medio e lungo termine, ma in generale una crescita dell'indebitamento nei confronti delle banche (+2,2% per 40,74 miliardi di euro). In calo la richiesta di denaro per la costruzione di fabbricati rurali, in crescita quella per l'acquisto di macchine e attrezzature. Questa, in estrema sintesi, la fotografia del credito agrario scattata da un report di Ismea su dati della Banca d'Italia, dal quale emerge anche una maggior affidabilità delle aziende agricole debitrici rispetto a quelle degli altri settori economici. Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio degli affidamenti, l'indagine non rivela grosse sorprese. Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto da sole detengono poco meno della metà dello stock totale.
Stock di prestiti (in bonis e non) al 30 giugno di ogni anno
Macchine e attrezzature trainano il debito
A livello nazionale il credito concesso al sistema produttivo nel suo complesso, a giugno 2021 è aumentato dell’1,2% su base annua (740,5 miliardi). Per il settore primario, invece, lo stesso stock a giugno 2021 è stato di 40,74 miliardi (+2,2% rispetto a giugno 2020). Ma il credito richiesto dalle imprese agricole per investimenti dopo aver chiuso il 2020 con un -5,3%, a giugno 2021 ha segnato un -0,9%. Il trend negativo è dovuto soprattutto alla flessione del credito chiesto per la costruzione di fabbricati rurali (-11% nel 2020 e -6,3% a giugno 2021), confermando una situazione già evidenziatasi in passato. Invece sia per l’acquisto di macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto (-1,5% nel 2020 e +3% a giugno 2021), sia per l’acquisto di immobili rurali, terreni inclusi (-2,9% nel 2020 e +0,4% nel 2021) il credito, dopo la flessione del 2020, ha registrato nel primo semestre del 2021 una leggera ripresa.
L’acquisto di macchinari e attrezzature resta la principale destinazione dei prestiti oltre il breve termine del settore primario (4,17 miliardi). Nel 2020, ma anche nel primo semestre del 2021, ha rappresentato quasi il 40% dell’ammontare totale.
Stock di prestiti all’agricoltura (in bonis) oltre il breve termine al 30 giugno di ogni anno
Agricoltori sempre più affidabili
In termini di qualità del credito, la situazione permane migliore per il settore primario che per il complesso dell’economia. A giugno 2021 il tasso di deterioramento, che consiste nell’incidenza del flusso annuale dei nuovi prestiti che entrano in default rispetto a quelli non in default dello stesso periodo dell’anno precedente, è risultato per l’agricoltura pari allo 0,9%, contro l’1,2% dell’industria alimentare e l’1,3% del totale economia. Per l’agricoltura in particolare la qualità del credito ha registrato un deciso miglioramento rispetto all’anno precedente (a giugno 2020 il tasso di deterioramento era dell’1,6%), accentuando una tendenza di medio periodo.
Credito agrario concentrato al Nord
Il credito agricolo conferma una spiccata concentrazione territoriale. Le prime quattro regioni per rilevanza degli stock di prestiti (in bonis e non), ne detengono il 54,4% del totale nazionale. La Lombardia da sola ha una quota che sfiora il 19% (18,7%), seguita da Emilia-Romagna (13,7%), Veneto (13,2%) e Toscana con l’8,8%. Se poi si aggiungono anche Piemonte (8,3%) e Trentino-Alto Adige (6,6%), si arriva a rappresentare con le prime sei regioni per rilevanza quasi il 70% (69,3%) del totale nazionale.
Per quanto riguarda l'andamento dei prestiti totali nelle regioni nel periodo preso in esame dall'indagine Ismea, sia a dicembre 2020 sia a giugno 2021 si registra un aumento tendenziale degli stock Emilia-Romagna, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Puglia, Campania, Calabria Molise e Valle d’Aosta. Poche, invece, le regioni con una riduzione tendenziale degli stock in entrambi i periodi: sono Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Sardegna.
Se si guarda invece solo ai prestiti a medio e lungo termine è da notare la riduzione
rispettivamente del 12,7% e dell’11,6% riscontrata in Toscana sia a dicembre 2020 sia a giugno 2021. Ma non trascurabili sono state anche le flessioni in Veneto (-8,1 e -4,6%) ed Emilia-Romagna (-5,3 e -11,6%). Sempre in crescita il Piemonte (+3,5% e +5%), mentre la Lombardia, regione con il maggiore stock di prestiti in bonis oltre il breve termine, ha invertito nel giugno 2021 la tendenza al calo registrata a fine 2020.