L’instabilità semantica ha modificato anche il lessico nel settore della difesa fitosanitaria. Di volta in volta, grazie a indicazioni derivanti da scuole di pensiero differenti, associazioni, industrie di settore ecc., sono state proposte nuove spiegazioni per termini ormai “storici” della fitoiatria. È il caso, per fare alcuni esempi, di lotta biologica, protezione integrata, lotta chimica ecc.
Un aiuto, in questo senso, può venire dalla Commissione terminologica di Vègèphyl, un organismo francese nato nel 2018 dall’Afpp (Association française de protection des plantes). In una recente revisione dei termini, Vègèphyl propone definizioni meglio rispondenti ai nuovi concetti di agroecologia.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Non lotta ma protezione
Il vocabolo “lotta” perde di significato in una moderna gestione ecosostenibile delle colture, dove è richiesta una visione che va oltre la semplice “eliminazione” dell’organismo nocivo. In definitiva, il termine “lotta” prende in considerazione l’azione esclusiva sul patogeno, mentre la “protezione” include, ugualmente e contemporaneamente, una serie di metodi, diretti e indiretti, di prevenzione delle avversità. Non si tratta solo di una semplice questione terminologica, ma di un concetto basilare della moderna fitoiatria che deve, obbligatoriamente, considerare i tanti attori implicati nella difesa delle colture.
Chimica, integrata, ragionata
Il vecchio termine di lotta integrata, rinominato protezione integrata, viene definito da Vègèphyl come “integrazione di un insieme di metodi chimici (di sintesi o naturali), biologici, fisici, agronomici e genetici, che permettono di mantenere le popolazioni dell’organismo nocivo al di sotto di una soglia di tolleranza, oltre la quale si avrebbero danni economici”.
La vecchia locuzione di lotta chimica, oggi meglio definita protezione chimica delle colture, prevede esclusivamente l’utilizzo di prodotti fitosanitari a base di molecole di sintesi chimica. Vègèphyl consiglia di evitare i termini “protezione convenzionale o classica” e “protezione sostenibile” poiché questi rientrano nei concetti più ampi di “protezione in un contesto di agricoltura convenzionale e sostenibile”.
Più interessante, anche se poco utilizzato, è il concetto di protezione ragionata o razionale. Secondo l’Organismo francese si tratta di “un impiego dei metodi di protezione basato su scelte razionali e ragionate dei mezzi di difesa, dei prodotti e delle loro dosi ed epoche di applicazione. A una prima e superficiale osservazione potrebbe sembrare una definizione scontata e superflua, ma risulta interessante il concetto di razionalità, ossia “la qualità di chi è provvisto di ragione o la rispondenza a un ordine o a un criterio razionale”.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Non dimentichiamo il biocontrollo
Il biocontrollo viene definito come “un metodo di difesa fitosanitaria che utilizza macrorganismi e prodotti contenenti microrganismi, mediatori chimici degli insetti (es. feromoni e cairomoni) e sostanze naturali di origine animale, vegetale, minerale o derivati da procarioti, eucarioti unicellulari o funghi”. In questo contesto sono fondamentali le conoscenze, le prove sperimentali e il continuo aggiornamento.
Un’attenta analisi merita anche la definizione di protezione agroeocologica delle colture. Non si tratta di un nuovo “metodo” di difesa delle piante, ma di un concetto basilare per l’applicazione di qualsiasi modello di gestione delle avversità che miri al ripristino degli equilibri bioecologici negli agroecosistemi. Così, diverse tecniche agroecologiche possono contribuire sia a ridurre la pressione degli insetti nocivi, sia ad aumentare le popolazioni di insetti utili in agricoltura, favorendo lo sviluppo di biodiversità animale funzionale. Costituita da ausiliari (artropodi predatori, impollinatori e parassitoidi), la biodiversità funzionale è in grado di svolgere un ruolo importante nella regolazione dei parassiti. Per l’agricoltore e il tecnico fitoiatra la protezione agroecologica richiede di ripensare il modo in cui vengono gestiti il controllo dei parassiti e la conservazione degli insetti utili. E questo richiede l’acquisizione di nuove conoscenze e nuova mentalità ecologica.