L’affascinante fase del “pianto” della vite, che preannuncia la ripresa vegetativa delle piante, è una fase cruciale per i trattamenti fitosanitari nei confronti del mal dell’esca. Questa fitopatia, infatti, se da un punto di vista sintomatologico è visibile nel periodo estivo, deve essere contenuta a partire dalle potature invernali e da trattamenti eseguiti proprio in questa fase fenologica. Il problema ormai interessa non solo impianti vecchi, ma anche quelli giovani.
Malattia complessa
Sicuramente, per il decorso della malattia, è importante la diversa sensibilità delle cultivar, ma il comportamento di esse nei confronti della malattia può essere influenzato da fattori climatici ed edafici che condizionano sia la risposta della pianta nei confronti degli agenti patogeni che lo sviluppo di questi ultimi. È stata osservata anche una diversa sensibilità dei cloni all’interno di una varietà.
La malattia sta diventando, negli ultimi anni, un problema anche in vigneti giovani, destando preoccupazione tra gli addetti ai lavori. Ciò impone una gestione preventiva della problematica, per non trovarsi a dover rimpiazzare sin dai primi anni (8-10 anni, o raramente anche meno su varietà particolarmente sensibili) numerose piante ad ettaro. Uno dei fattori più importanti per l’instaurarsi della malattia e per la sua diffusione nel vigneto sembra essere la potatura, mentre pare non avere importanza il tipo di innesto sulle barbatelle, se eseguito a regola d’arte e con callo regolare. Sistemi di allevamento che prevedono un elevato numero di ferite di potatura (es. guyot e cordone speronato), favoriscono lo sviluppo della malattia. Il periodo di potatura è ritenuto importante; gli interventi eseguiti a fine inverno, poco prima della ripresa vegetativa, sembrano i più indicati per una veloce cicatrizzazione delle ferite.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Cercare i sintomi per tempo
La sintomatologia del mal dell’esca è caratteristica e ben visibile a fine estate/inizio autunno sulle foglie e sui tralci nella sua fase cronica o a inizio dell’estate nella sua fase acuta, con morte apoplettica della pianta.
Le infezioni partono dai tagli di potatura eseguiti sulle branche o da capitozzature del fusto eseguite per risanare le piante. I sintomi possono avere un decorso cronico con la comparsa sulle foglie, durante la stagione estiva, di una tipica “tigratura”, perdita di turgore ed avvizzimento dei tralci, limitati ad una sola parte della pianta, oppure un decorso acuto con repentina morte delle piante (colpo apoplettico), che generalmente si verifica nei mesi più caldi. I tralci delle viti ammalate risultano scarsamente lignificati, perdono il turgore e si avviano ad un lento disseccamento. La sintomatologia visibile su foglie e bacche è causata probabilmente dall’accumulo di sostanze tossiche prodotte dai funghi presenti nel tessuto legnoso sottostante.
Nel legno la malattia si manifesta inizialmente come tracheomicosi dei vasi xilematici, con sintomatologia, evidente a partire da piante molto giovani (anche 2-3 anni), consistente in vasi imbruniti del legno che al taglio manifesta una fuoriuscita di essudato di aspetto “catramoso”.
Con il trascorrere degli anni si innesca il processo di carie del legno causata da F. mediterranea. Quando si effettuano potature di risanamento sulle viti è visibile sulle sezioni trasversali una zona a consistenza spugnosa delimitata da una zona più scura o nera (“barrier zone”).
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
La parola d’ordine è prevenire
Purtroppo non esistono prodotti che riescano a curare questa malattia, quindi l’unico rimedio attuabile è la prevenzione cercando di ostacolare l’ingresso dei patogeni nella pianta. Quando si individuano piante attaccate in vigneto (nel corso della precedente estate) si devono segnare; a fine inverno si interverrà, quindi, asportando la parte del tronco interessata dalla carie per riallevarle a partire da un nuovo tralcio. Vi sono diversi accorgimenti di carattere agronomico che possono essere adottati durante le operazioni di potatura: eseguire piccoli tagli, eliminare subito il materiale di risulta, coprire con mastice i tagli grandi, ritardare il più possibile la potatura ecc. Oltre ad essi, durante la fase di “pianto”, è il momento giusto per intervenire con trattamenti preventivi utilizzando formulati a base di Trichoderma harzianum e T. gamsii. Il trattamento deve avvenire avendo cura di bagnare bene i tralci ed in particolare le superfici di taglio, eseguendo 1 o 2 interventi. L’applicazione di formulati a base di Trichoderma, soprattutto in vigneti giovani, ostacola le nuove infezioni e riduce l’incidenza della malattia nel vigneto.
Appena dopo i tagli di potatura, direttamente su di essi, può essere applicato anche una formulazione di pyraclostrobin+boscalid, che impedisce la colonizzazione delle ferite di potatura per un lungo periodo.