L’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica e sociale hanno portato incertezza nel nostro sistema produttivo.
La crisi non si è manifestata solo a livello di mercati finanziari, ma ha colpito direttamente produzione, domanda di prodotti e insieme di servizi, disegnando uno scenario particolarmente difficile.
Editoriale del numero 32 di Terra e Vita
La "riscoperta" dell'agricoltura
Tuttavia, l’esperienza della pandemia ha restituito un ruolo strategico all’agricoltura, che si è imposta in questi mesi come settore dinamico, in grado di mantenere indici positivi anche nelle fasi più gravi della crisi proprio per la sua vocazione a soddisfare i fabbisogni alimentari e a fornire materie prime essenziali.
Di fatto, l’economia agricola ha registrato un andamento in controtendenza, destinato a confermarsi anche nei mesi prossimi per il perdurare dell’emergenza e per la necessità di garantire il sostentamento delle popolazioni.
La meccanizzazione entri nell'agenda verde
dell'Unione europea
Oggi più che mai la meccanizzazione si impone come elemento nevralgico del sistema produttivo primario, perché non esiste agricoltura senza mezzi meccanici, non esiste possibilità di progresso senza un’ampia rosa di tecnologie specifiche e altamente innovative.
Ma se l’attuale congiuntura assegna alla meccanizzazione un ruolo così importante, l’agenda politica europea dovrà adeguarsi, e considerarla come un settore strategico anche in funzione del nuovo corso “verde” che si vorrebbe dare. Il Green Deal promosso dalla Commissione non è solo un orientamento di tipo ideale verso l’ecologia e le pratiche sostenibili, ma rappresenta un modello produttivo basato sul corretto uso delle risorse naturali, sulla buona gestione dei territori, sulla creazione di sistemi di coltivazione sostenibili e di processi che rendano convenienti anche le filiere bioenergetiche realizzando modelli di economia circolare.
I contrasti sulla nuova Pac
Se non si fa leva sulle possibilità offerte dall’innovazione tecnologica, il nuovo corso della politica agricola comunitaria è destinato a rimanere un tema controverso, come dimostrato dall’accordo raggiunto in questi giorni dai Ministri dell’agricoltura dell’Unione europea.
Un accordo salutato da alcuni settori come un passo in avanti nella direzione della sostenibilità (per il meccanismo che premia i risultati delle imprese agricole nell’attuazione di metodologie ecocompatibili), ma duramente contestato dal mondo ambientalista perché ritenuto poco incisivo e ancora troppo sbilanciato sulle logiche del profitto.
La sostenibilità passa da qui
Oggi sono le tecnologie meccaniche ed elettroniche applicate all’agricoltura lo strumento che consente di conciliare esigenze produttive e criteri di sostenibilità, rappresentando il punto di mediazione tra approcci politici e ideologici molto diversi.
Conoscere e monitorare i territori agricoli, risparmiare risorse idriche, gestire i trattamenti alle colture in modo misurato e rispettoso degli equilibri ambientali, utilizzare i sistemi di rete per gestire il flusso delle informazioni necessarie, monitorare i parametri meteo-climatici, sono questi obiettivi comuni per il mondo agricolo e per il mondo ambientalista, obiettivi che proprio la nuova meccanizzazione e i sistemi digitali applicati all’agricoltura sono in grado di realizzare.
L’innovazione tecnologica è lo strumento capace di superare la divisione “storica” tra ecologia e mondo produttivo: se la politica comunitaria saprà puntare sulla meccanica agricola con potenti strumenti d’incentivazione l’obiettivo del Green Deal sarà raggiungibile, e l’Ue potrà finalmente essere un modello di riferimento per tutte le altre economie.
Alessandro Malavolti
presidente di FederUnacoma,
Federazione Nazionale Costruttori
Macchine per l’Agricoltura