È stata pubblicata iil 21 maggio scorso sulla Gazzetta ufficiale l’ordinanza Misure di controllo e prevenzione della peste suina africana nella Regione Lazio (qui) firmata dal commissario straordinario alla Psa (Peste suina africana), Angelo Ferrari per cercare di contrastare la diffusione del virus scoperto nella Capitale in alcuni esemplari di cinghiali del Parco naturale dell’Insugherata.
Le misure della zona rossa a Roma
Il provvedimento prevede il proseguimento della chiusura dei varchi e dei passaggi per contenere l'accesso ai cinghiali in città nei pressi dell’A90 Grande Raccordo Anulare e gli accessi tra le aree verdi e le aree urbanizzate della rimanente porzione della zona infetta. È stata stabilita, inoltre, la pulizia dei cassonetti e delle strade dai rifiuti per impedire che vengano raggiunti dai cinghiali e il divieto di dare da mangiare agli animali selvatici.
L’ordinanza stabilisce anche di analizzare ogni due settimane le carcasse, dando priorità̀ alle aree dalle quali non sono ancora emersi casi positivi al virus e di installare cartelli con avviso di zona infetta in centri abitati e parchi. Ai cittadini viene poi chiesto di segnalare il ritrovamento delle carcasse chiamando il numero verde gratuito della protezione civile al numero 803555, attivo h 24.
Sarà il Prefetto di Roma, dopo la chiusura dei varchi entro 30 giorni dall’entrata in vigore dell'ordinanza, a dare il via alla cattura e all’abbattimento dei cinghiali per ridurre il numero di esemplari presenti sul territorio. La carne di cinghiale risultata negativa alle analisi potrà essere consumata esclusivamente all'interno dell'area in cui gli animali sono stati abbattuti.
L’Oipa potrebbe impugnare l'ordinanza
Quest’ultima disposizione ha sollevato polemiche tanto che Alessandro Piacenza, responsabile fauna selvatica dell’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali), ha fatto sapere di valutare un’impugnazione dell’ordinanza che «lascia spazio ad ampie interpretazioni. Non è chiaro, ad esempio, come possa essere rispettato l'autoconsumo, che deve necessariamente avvenire sul posto, visto che la carcassa verrà esaminata per confermarne la negatività. Chiediamo che vengano chiarite le modalità con le quali saranno effettuati gli abbattimenti, che comunque dovranno rispettare la procedura della normativa nazionale».
Il presidente della Cia, Fini, chiede più risorse per gli indennizzi
Il neopresidente di Cia, Cristiano Fini, ha condiviso le misure più restrittive della zona rossa, finalizzate alla cattura e all’abbattimento dei cinghiali. «Restano, tuttavia, decisive - ha aggiunto - la chiarezza nei provvedimenti e la rapidità nei criteri da scegliere per evitare la rapida diffusione della Psa. Non si possono replicare le modalità attuate in Piemonte dove, a 3 mesi dall’ordinanza ministeriale, sono stati abbattuti solo 500 dei 50mila cinghiali stimati nell’area rossa».
Altro capitolo il reperimento di nuove risorse per indennizzare al 100% allevatori e agricoltori romani che si trovano nella zona sottoposta a restrizioni. Si stimano 10 milioni di danni per circa 200 aziende agricole per i costi della macellazione d’emergenza dei suini al divieto di movimentazione e commercializzazione delle carni e dei foraggi. Fini non ritiene sufficienti i 50 milioni stanziati dal Decreto governativo, risorse, peraltro, ancora non liquidate alle aziende coinvolte dalla pandemia in Piemonte e Liguria.
Confagricoltura sottolinea ritardi nell'applicazione delle misure
Confagricoltura ha fatto sapere di appoggiare la posizione del ministero della Transizione Ecologica che ha annuciato la presentazione, in sede di Conferenza Stato-Regioni, di una proposta per affrontare la questione della peste suina africana e della presenza diffusa del cinghiale.
«Gli interventi di contenimento – ha aggiunto Confagricoltura – devono avere come obiettivo il ripristino di un rapporto equilibrato ed ambientalmente compatibile di questo selvatico con l’ambiente e con le attività produttive, a tutela delle altre specie, delle produzioni agricole e della incolumità delle persone. Il mondo scientifico, da tempo, segnala che le popolazioni di cinghiali sono fuori controllo e che una carenza di interventi non è più giustificabile. La gravità della situazione è tale che ulteriori ritardi nella messa in atto delle azioni necessarie non sarebbero accettabili».
Iniziata la costruzione di una recinzione lunga 140 km in Liguria
Intanto in Liguria, dove erano stati rilevati alcuni casi positivi alla Psa, è iniziata in questi giorni la realizzazione di una rete metallica di 140 chilometri di lunghezza, alta un metro e mezzo che delimiterà la Zona Rossa, che in questo momento riguarda 114 Comuni tra il Basso Piemonte e le province liguri di Genova e Savona. Si parte proprio dal perimetro dove fu trovato il Cinghiale 1, quello del dicembre scorso, nei pressi del Comune di Molare.