Sale il livello di allerta per la Psa. I casi a Roma sono saliti a sei, tutti confermati dall’Istituto zooprofilattico sperimentale di Umbria e Marche. In Liguria sono stati rilevati due nuovi casi di Psa, in provincia di Genova.
Si dovrebbe allargare, intanto, la zona rossa per l’emergenza Psa nella Capitale con un’ordinanza firmata dal Commissario straordinario, Angelo Ferrari. La Commissione europea, con la Decisione di esecuzione 746 del 2022 pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, ha chiesto, infatti, all'Italia di provvedere a istituire «immediatamente una zona infetta in relazione alla peste suina africana» in varie aree del Comune di Roma. In questa zona rossa non sarà possibile movimentare partite di suini detenuti e dei relativi prodotti verso altri Stati membri e paesi terzi.
L’estensione del perimetro rispetto al provvedimento emanato dalla Regione Lazio riguarda soprattutto la zona Nord di Roma, e sarà valido fino al 31 agosto. Lo scorso 7 maggio la Regione Lazio aveva istituito «una zona infetta provvisoria» in un’area che comprende una parte del parco dell’Insugherata e del Parco di Veio e l’intero Parco del Pineto e della Riserva di Monte Mario, dove è prevista la sorveglianza rafforzata dei cinghiali, il campionamento e l’analisi di eventuali carcasse e il loro smaltimento in sicurezza.
L’area del Comune di Roma da classificare come zona infetta
La Commissione europea ha stabilito che la zona infetta per la Psa nel Comune di Roma "comprenda almeno le aree elencate”. Sono a Sud: Circonvallazione Clodia, Via Cipro, Via di San Tommaso D’Acquino, Via Arturo Labriola, Via Simone Simoni, Via Pietro De Cristofaro, Via Baldo Degli Ubaldi; a sudovest: Via di Boccea fino all’intersezione con Via della Storta; a ovest-nordovest: Via della Storta, Via Cassia (SS2) fino all’intersezione con Via Cassia Veientana (SR 2 bis); a nordest: Via Cassia Veientana (SR 2 bis) fino all’intersezione con l’autostrada A90 (Grande Raccordo Anulare), autostrada A90 fino all’intersezione con il fiume Tevere; a est-sudest: fiume Tevere.
In Piemonte Coldiretti chiede interventi più efficaci sugli abbattimenti di cinghiali
In Piemonte le attività di abbattimento dei cinghiali programmate dalla Regione per contrastare l’emergenza Psa non sono state portate a termine. «Ormai siamo a due mesi – ha sottolineato Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte – dalla firma dell’ordinanza regionale per il depopolamento dei cinghiali ed il risultato dell’applicazione delle misure straordinarie lascia molto a desiderare con azioni, ancora, completamente inattuate, soprattutto nell’area indenne».
L’obiettivo, secondo la Coldiretti regionale, è arrivare ad abbattere almeno 50 mila cinghiali. «Se da un lato, la scorsa settimana, sono finalmente state fornite le indicazioni operative per l’autocostruzione di gabbie e recinti di cattura – ha detto Moncalvo – e sono iniziati i primi abbattimenti nell’area infetta, dall’altro siamo ancora a quota zero abbattimenti straordinari nella zona indenne».
Moncalvo ha denunciato «una inspiegabile lentezza dell’intero meccanismo e sta mancando, da parte della Regione, delle Province, degli istituti venatori e dei Parchi, una sinergia ed una collaborazione utile a far partire tempestivamente l’operatività di tutti i contenuti innovativi dell’ordinanza del 15 marzo scorso, bloccata, invece, da inutili cavilli, prese di posizione inaccettabili e strumentali interpretazioni delle disposizioni da parte di diverse amministrazioni provinciali. Molti Atc (Ambiti territoriali di caccia) e Ca (Comprensori alpini) hanno addirittura bloccato strumentalmente le azioni di contenimento ordinarie che, invece, dovrebbero procedere senza alcuna interruzione, come chiaramente previsto dall’ordinanza regionale».
Coldiretti Piemonte ha sollecitato una presa di posizione rapida e determinata della Regione affinché le Province attivino, senza ulteriori ritardi, tutte le disposizioni innovative dell’ordinanza, con procedure snelle e univoche in tutto il territorio regionale.