Sul nocciolo italiano la minaccia di un nuovo oidio più pericoloso

Casi di infezioni da Erysiphe corylacearum sono stati segnalati anche in noccioleti italiani a partire dal 2020
Il nuovo patogeno causa danni su qualità e resa e deperimento degli impianti. Come riconoscerlo e contrastarlo

La diffusione globale del coronavirus Sars-Cov2 ha insegnato a tutti noi un nuovo linguaggio legato alle malattie pandemiche, alle varianti patogene e ai mezzi estremi a volte necessari per contenerle. Tuttavia mentre il mondo combatteva la sfida contro il Covid-19, un’epidemia meno letale ma economicamente comunque rilevante si andava diffondendo nei noccioleti europei: l’oidio.

La maggior parte degli agricoltori ha familiarità con le malattie fungine che si presentano su un’ampia varietà di colture. L’oidio è facilmente riconoscibile per la comparsa di reticolati bianchi di tessuto fungino dall’aspetto polveroso sulla superficie delle foglie o di altri tessuti verdi.

 Articolo tratto da Terra e Vita 8/2022

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Sebbene i segni appaiano simili, sulle diverse piante l’oidio è causato da differenti specie appartenenti alla grande famiglia delle Erysiphaceae. Queste malattie variano nella loro gravità: su nocciolo ad esempio, l’oidio causato da Phyllactinia guttata è endemico da decenni in molte zone di coltivazione, ma è così leggero che di solito non viene trattato.

Le spore fungine compaiono in autunno solo sul lato inferiore delle foglie, dopo che le nocciole sono state raccolte, e il loro effetto principale è quello di accelerare la caduta delle foglie. Spesso si consiglia di ripulire il frutteto dalle foglie cadute come misura semplice ma sufficiente a limitare la diffusione delle spore fungine di stagione in stagione.

Via il vecchio, avanti il nuovo

Tuttavia, nel 2013 è stato segnalata per la prima volta una nuova tipologia di oidio della nocciola nella provincia di Trabzon, nella Turchia orientale. La nuova forma della malattia compare in tarda primavera e si diffonde rapidamente fino a coprire non solo entrambe le superfici delle foglie, ma anche i grappoli in crescita e i polloni verdi.

In alcuni casi sono stati segnalati impianti colpiti completamente a maggio o giugno che apparivano come ricoperti da una nevicata. Alcune foglie e nocciole malate sono cadute prematuramente, determinando una diminuzione sia della quantità che della qualità delle nocciole al momento della raccolta, nonché un generale deterioramento dello stato di salute dei corileti colpiti.

Perdite fino al 30%

Secondo i funzionari della camera dell’agricoltura turca la malattia provoca perdite del 20-30% del raccolto nei frutteti colpiti.

Arzu Sezer, specialista turco in salute delle piante, all’epoca operativo presso l’Istituto di ricerca sul nocciolo di Giresun, in collaborazione con i colleghi delle Università di Ankara e Istanbul, ha condotto una ricerca su questa forma devastante della malattia dell’oidio. Identificando come agente causale della nuova malattia un fungo che differisce sia nell’aspetto che nella genetica dagli altri già noti in precedenza sul nocciolo in Europa: l’Erysiphe corylacearum.

Tale patogeno è stato descritto dai micologi con nomi diversi sin dal 1900, ma lo si è osservato solo in Estremo Oriente e negli Stati Uniti, dove si presenta come un parassita leggero di diverse specie selvatiche non collegate alla nocciola europea.

Sintomi dell’infezione da oidio da E. corylacearum su rametto di nocciolo in Turchia (Foto A. Sezer)

Salto di continente e di specie

Al momento è impossibile dire come il fungo abbia raggiunto la Turchia e poi “saltato specie” per trovare un nuovo ospite altamente suscettibile nei noccioleti della costa del Mar Nero.

Tuttavia, una volta che il fungo si è stabilizzato, se non viene fermato nel punto originale dell’infezione, produce spore resilienti che possono essere trasportate dal vento per lunghe distanze e colonizzare rapidamente nuove aree. A causa di questa caratteristica non sorprende che il nuovo oidio si sia diffuso in tutta la Turchia già prima del 2016 e nel Caucaso, in Ucraina e nell’Europa orientale e centrale prima del 2020, fino ai primi casi segnalati in Italia nel 2020 (vedi mappa).

Alcuni dei campioni di E. corylacearum raccolti in Europa e in Turchia sono stati caratterizzati geneticamente, riscontrando un piccolo gruppo di mutazioni rispetto ai ceppi precedentemente isolati negli Stati Uniti e nell’Estremo Oriente.

Questo fatto, insieme alla costante espansione geografica del nuovo ceppo, è coerente con l’ipotesi che l’epidemia abbia come unico punto di origine la Turchia orientale.

Rischi e metodi di controllo

Dopo svariati anni di osservazione in Turchia, è chiaro che il nuovo agente patogeno è qui per restare. Il nostro gruppo della Sabanci University Nanotechnology Research and Application Center (SUNUM) ha sviluppato analisi di rilevazione basate su Pcr (Polymerase chain reaction) altamente sensibili al nuovo ceppo.

In primavera abbiamo raccolto le foglie cadute dai corileti infettati nella stagione precedente. Si è scoperto che le spore erano sopravvissute all’inverno non solo sulle foglie, ma anche su alcune gemme verdi cresciute durante l’autunno, pronti a svilupparsi la primavera successiva. Pertanto, è probabile che un frutteto lievemente infetto verso la fine dell’anno soffra di una malattia più grave la primavera successiva se non vengono prese misure preventive.

La sensibilità varietale

Le indagini sul campo hanno mostrato che tutte le cultivar di nocciole utilizzate in Turchia sono soggette alla E. corylacearum in gradi diversi, così come le diffuse cultivar italiane Tonda Gentile e Tonda di Giffoni. Tuttavia è stato anche identificato un piccolo numero di piante che sono completamente resistenti all’infezione da oidio.

La loro caratterizzazione genetica è in corso, con la prospettiva di sviluppare nuove nocciole a prova di mal bianco a lungo termine. Nel frattempo, l’infezione può essere gestita irrorando gli impianti infetti con fungicidi a intervalli regolari durante la stagione vegetativa dei corileti infettati l’anno precedente (il trattamento dovrebbe iniziare dopo l’apertura delle foglie ma prima della comparsa dei primi sintomi della malattia).

Più danni in collina

Restano ancora da risolvere alcune questioni, ad esempio, come le condizioni ambientali influenzino lo sviluppo della malattia. Nel 2018 in molti frutteti turchi l’oidio è infatti risultato molto meno grave che nei 2-3 anni precedenti.

Sebbene non siano stati ancora condotti studi dettagliati sul rapporto tra il clima e oidio della nocciola, alcune ricerche approfondite su patogeni simili di altre colture (vite e frumento) hanno mostrato che la gravità della malattia è correlata al clima primaverile caldo, umido, nuvoloso e poco ventoso. Di conseguenza i frutteti collinari umidi e riparati della Turchia orientale sembrano subire le infezioni più gravi, mentre la malattia è spesso più leggera nelle aperte pianure che caratterizzano l’ovest del Paese.

Tenere alta la guardia

In conclusione Erysiphe corylacearum è un nuovo e sgradito visitatore dei noccioleti in Italia. Considerando le perdite di raccolto negli ultimi anni subite in Turchia e in altri paesi, suggeriamo agli agricoltori di mantenere i loro impianti puliti e ben ventilati, di vigilare sui sintomi della malattia e agire tempestivamente per attivare corrette strategie di difesa fungicida qualora si manifestasse.


di Stuart James Lucas
Sabanci University Nanotechnology Research and Application Center (SUNUM),
Istanbul, Turchia

Traduzione a cura di Pegaso World Languages


1Identificare il nuovo patogeno

Immagini al microscopio ottico di foglie gravemente colpite da oidio e singoli cleistoteci da infezioni da Phyllactinia guttata (A, B) ed Erysiphe corylacearum (C, D)

L’oidio è un parassita obbligato. Nel decorso della malattia prima sviluppa un reticolato di micelio bianco su tutte le foglie infette. Man mano che l’infezione avanza e il tessuto fogliare inizia a morire, compaiono alcuni corpi fruttiferi sferici (i cleistoteci) visibili ad occhio nudo come minuscole macchie nere. Questi possono sopravvivere per mesi fino alla primavera successiva, quando le condizioni calde e umide provocano il rilascio delle spore e danno inizio ad un nuovo ciclo di infezione. In questa foto emerge come l’infezione da E. corylacearum differisca dal parassita leggero Phyllactinia guttata in quanto:

- compare all’inizio della stagione di crescita piuttosto che dopo il raccolto;

- cresce su entrambe le superfici della foglia e sulle nocciole;

- mostra corpi fruttiferi più piccoli con appendici leggermente ricurve e ramificate.


2La diffusione dell’epidemia

L’epidemia da E. corylacearum ha avuto origine nella parte orientale della Turchia. Nella mappa la stella grande rappresenta la prima segnalazione su nocciola europea a Trabzon nel 2013. Gli ovali concentrici mettono in evidenza la graduale diffusione dell’agente patogeno rispettivamente nel 2016, 2018 e 2020, con le osservazioni confermate rappresentate dalle stelle. L’elevata densità di noccioleti nel nord-est della Turchia ha indubbiamente favorito la diffusione iniziale del fungo lungo la costa del Mar Nero. Rilevamenti più recenti hanno incluso anche noccioleti relativamente isolati che crescono ai margini di foreste miste in Svizzera, Piemonte e nei giardini botanici di Kiev, suggerendo che le spore fungine sono in grado di percorrere notevoli distanze grazie al vento. Attualmente non sono disponibili dati dai Balcani o dall’Asia centrale riguardo la presenza di oidio in queste regioni.


Sul nocciolo italiano la minaccia di un nuovo oidio più pericoloso - Ultima modifica: 2022-03-10T15:27:14+01:00 da K4

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