Durante la conversione in legge del decreto-legge siccità (legge 68/2023) il parlamento ha introdotto una norma per favorire la sperimentazione in campo delle piante ottenute tramite Tecniche di evoluzione assistita (Tea). In termini strettamente legislativi non si tratta di una rivoluzione, semplicemente viene promossa l’attuazione della direttiva europea 2001/18, quella che regola la coltivazione e il consumo degli Ogm, per la parte relativa alla sperimentazione, un aspetto che in Italia di fatto era disatteso. Inoltre, la legge 68/2023 precisa che la sperimentazione è consentita fino al 31 dicembre 2024, limitatamente a piante Tea con caratteri che migliorano la resistenza a siccità o la resistenza a stress biotici (e che quindi possano ridurre l’uso di fitofarmaci).
Tuttavia, l’emendamento sulle Tea segna un passaggio storico nel lungo confronto tra l’opinione pubblica e il mondo dell’innovazione genetica delle piante coltivate. È la prima volta dalla fine degli anni Novanta che il parlamento italiano apre all’uso di nuove tecnologie genetiche in agricoltura, un’apertura che significa una presa di coscienza dell’urgente necessità di migliorare le piante che coltiviamo e del fatto che le Tea non sono Ogm.
L’agricoltura ha estremo bisogno di innovazione genetica. I cambiamenti climatici, la riduzione degli input chimici in agricoltura e l’innovazione qualitativa dei prodotti impongono di modificare le varietà coltivate: ognuna è adatta per uno specifico ambiente, ma se questo cambia perché muta il clima, le varietà devono evolversi. Il miglioramento genetico non finisce con le Tea, ma le Tea sono una tecnologia in grado di fare la differenza.
Anteprima di Terra e Vita 21/2023
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Nelle prossime settimane il parlamento europeo discuterà una proposta della Commissione per regolamentare in modo specifico le Tea, riconoscendo che sono significativamente diverse dagli Ogm e che il loro utilizzo non ha i profili di “potenziale rischio” attribuiti agli organismi geneticamente modificati.
In attesa della decisione del parlamento europeo, l’apertura italiana alle Tea è certamente una buona notizia, tuttavia dobbiamo chiederci se le variazioni normative siano sufficienti per dare slancio all’innovazione genetica necessaria all’agricoltura italiana. L’apertura alle Tea è un’opportunità se il Paese, sia a livello pubblico che privato, saprà investire nella ricerca genetica e nella selezione delle nuove piante di cui ha bisogno l’agricoltura italiana. Diversamente, il rischio è di consegnare il mercato delle sementi a società estere, non necessariamente multinazionali, che hanno saputo investire con il supporto delle istituzioni dei loro Paesi nella genetica avanzata, consapevoli che sia un asset strategico dell’agricoltura.
L’Italia nel 2018 aveva avviato Biotech, un grande progetto per le biotecnologie sostenibili in agricoltura che ha permesso di sviluppare competenze e selezionare alcune piante potenzialmente molto utili. Ora, terminato il progetto e in assenza di un piano strategico per la ricerca pubblica e privata in questo settore, si rischia di disperdere il buono fatto finora e di rimanere indietro proprio alla vigilia del trasferimento delle conoscenze al mondo agricolo.
di Luigi Cattivelli
Crea - Centro di Ricerca Genomica e Bioinformatica