Domenica sera è stato pubblicato in Gu il Dpcm 22 marzo 2020 che limita ulteriormente le attività produttive. A scanso di libere interpretazioni è stato allegata una lista dettagliata con i codici delle attività economiche (Ateco) espressamente autorizzate a proseguire.
È stato altresì confermato il principio di assicurare la continuità delle filiere essenziali, riferendoci al mondo agricolo parliamo delle attività legate alle coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali (Ateco 01).
Comunicazione al Prefetto
Per consentire anche alle aziende non in elenco, di svolgere il loro ruolo all’interno della filiera, l’articolo 1, let. d) richiede l’invio di una comunicazione al Prefetto. È opportuno riportare parte dell’articolo: previa comunicazione al Prefetto nella quale sono indicate specificamente le imprese beneficiarie dei prodotti attinenti alle attività consentite.
Questa frase (infelice dal punto di vista linguistico) ha ovviamente lasciato spazio a varie interpretazioni e da ieri, sui siti delle varie Prefetture d’Italia, sono apparsi alcuni fac-simile.
Varie interpretazioni
Senza fare i nomi delle singole Prefetture, si passa da quelle che hanno riportato semplicemente la frase del decreto a quelle che hanno pilatescamente detto di usare i modelli predisposti dalle associazioni di categoria, da quelle che si sono riservate di verificare in futuro i documenti a quelle che hanno chiesto addirittura di allegare un’attestazione dell’impresa per la quale si svolge la propria attività.
Qualcuno chiede elenchi di clienti con i rispettivi codici Ateco e c’è chi ha fornito un indirizzo email "non Pec" a cui mandare la comunicazione.
Che cosa accadrà?
Non osiamo immaginare cosa accadrà nel momento in cui le Prefetture inizieranno a verificare le comunicazioni e, laddove ritenute non in linea alle specifiche del decreto, sospenderanno le attività per le quali si riterrà non sussistano le condizioni.
Facciamo un esempio pratico per inquadrare meglio il problema. Un commerciante di mezzi tecnici per l’agricoltura (sementi, fertilizzanti, fitosanitari) solitamente ha il codice Ateco 46.75.01 “Commercio all'ingrosso di fertilizzanti e di altri prodotti chimici per l'agricoltura” che non è presente nell’allegato al decreto.
Continuità alla filiera agro-alimentare
A nostro avviso una volta che il Prefetto individua l’attività e legge nella comunicazione che si vuole continuare a lavorare per assicurare continuità alla filiera agro-alimentare, non vediamo quanto sia utile allegare alla richiesta liste di clienti o loro dichiarazioni. Potrebbe addirittura capitare (ad esempio è il caso di molti importatori di fertilizzanti) che anche i clienti abbiano un codice Ateco non contemplato nell’allegato al decreto, vanificando quindi elenchi ed attestazioni.
Serve buon senso
Speriamo allora che buon senso e logica prevalgano sulla burocrazia e che i controlli non misurino qualità e quantità degli allegati alle comunicazioni. È un momento importante per le attività agricole e si deve assolutamente evitare di bloccare il flusso di beni e servizi solo per il capriccio di qualche burocrate.
AVETE FATTO L’ESEMPIO DELL’ORTICELLO E QUELLO E’ UNO SVAGO MA IO VORREI SAPERE CHI COME ME E TANTI ALTRI PENSIONATI CHE SI RITROVANO CON ALBERI DI ULIVO EREDITATI CHE HANNO BISOGNO IN QUESTO MOMENTO DI TAGLIO ERBA,PICCOLA RIMONDA ECC. POSSO RECARMI IN CAMPAGNA? VISTO CHE CI VUOLE UN’AVVOCATO PER INTERPRETARE QUESTI DECRETI? GRADIREI UNA RISPOSTA GRAZIE
L’anno scorso in Puglia ci hanno rotto le scatole sull’incombenza delle arature dovute alla xilella, invece adesso per gli hobbisti agricoli, che sono una massa enorme e che possiedono un sacco di alberi di ulivo non si possono neanche recare nel fondo, anche qui ne vedremo presto le consguenze nefaste.