Si sono appena conclusi i tre anni di attività del progetto Fertimed - “Nutrienti Sostenibili e Innovativi per le Colture mediterranee” con il raggiungimento degli obiettivi in programma che prevedevano la diffusione dell’uso e della conoscenza del digestato microfiltrato nella concimazione dei terreni, ancora sconosciuto in Sicilia e nelle regioni del Mediterraneo e stabilire se il sottoprodotto del processo di digestione anaerobica, può rappresentare un’alternativa ai fertilizzanti di sintesi.
Rivoluzione nella sostenibilità
«Il digestato microfiltrato liquido è una vera e propria rivoluzione in tema di sostenibilità ed economia circolare – ha affermato il responsabile scientifico del progetto, Gioacchino Pappalardo, docente Di3A, nel corso del convegno di chiusura che si è svolto al Dipartimento Di3A – ma bisogna ancora superare la disinformazione e lo scetticismo dell’opinione pubblica».
«I risultati di laboratorio e in campo hanno confermato le grandi potenzialità d’impiego del digestato» ha sottolineato l’innovation broker, Roberta Selvaggi, ricordando come il progetto abbia scelto due colture per trasferire l’innovazione: agrumi e fichidindia, prodotti tipici dell’area mediterranea, che rivestono entrambi una notevole rilevanza per l’agricoltura siciliana presente e del futuro.
Un vantaggio importante
«Il vantaggio di impiegare il digestato è tecnicamente ed economicamente fuor di dubbio – continua Selvaggi -. Tuttavia, al fine di promuovere la produzione di biogas attraverso la riutilizzazione di scarti dell’attività agricola, un grosso problema ancora non risolto riguarda l’accettabilità sociale dell’opinione pubblica nei confronti delle infrastrutture che producono il biogas. Per questo motivo occorrerebbe la messa a punto di un modello di processo partecipativo che superi i dubbi e le diffidenze dell’opinione pubblica informando i cittadini e tutti gli stakeholder in momenti di informazione e condivisione che superino le barriere tecniche e sociali attualmente esistenti».
Separazione e microfiltrazione innovativi
Il progetto ha previsto l’installazione di un innovativo sistema per il trattamento di separazione e microfiltrazione del digestato chiarificato, successivamente impiegato per fertirrigazioni con sistema ad ali gocciolanti, appositamente messo a punto. Le somministrazioni sono state effettuate in aziende agrumicole e con ficodindia da foraggio, partner del GO.
I più importanti indicatori della qualità degli agrumi coltivati con digestato microfiltrato hanno mostrato valori comparabili a quelli sottoposti a fertilizzazione convenzionale con concimi di sintesi, con il vantaggio che i primi impattano in modo differente sull’ambiente.
Il partenariato
Il progetto finanziato dalla sottomisura 16.1 “Sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura” del Psr Sicilia 2014-2022, ha avuto un partenariato composto dalle aziende AB Group, capofila, Frasson, Scuderi, Agroalimentare Dittaino, Biometano Ibleo, l’Organizzazione di Produttori Esperidio; e per la parte scientifica, il dipartimento Di3A dell’Università di Catania e il Centro Ricerche Produzioni Animali, Crpa, di Reggio Emilia.
Presenti all’iniziativa il professor Biagio Pecorino in rappresentanza del direttore del Dipartimento Mario D’Amico e Marzia Signorello per l’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Catania, Vincenzo Amato, presidente della AB Group e Marco Frasson, produttore. Sono intervenuti anche Mariangela Soldano, del Centro Ricerche Produzione Animale, sulle caratteristiche del digestato microfiltrato e valutazione delle caratteristiche qualitative dei cladodi di Opuntia ottenuti nei campi fertirrigati e il professor Emanuele Cerruto del Dipartimento Di3A – Unict sulle tecniche di distribuzione.
Rapida copertura delle spese
Il responsabile scientifico Gioacchino Pappalardo si è espresso sull’analisi economica. «Abbiamo valutato il vantaggio economico sia da parte di chi produce il digestato microfiltrato, sia da parte degli utilizzatori finali, gli agricoltori – afferma Pappalardo -. Per i primi, abbiamo fatto delle analisi partendo dalla stima dei costi di produzione, quelli fissi, come materie prime, manodopera e quelli variabili, in funzione del livello produttivo. Un sistema di fertirrigazione, dal costo di 50 mila euro ha una capacità produttiva di 170 giorni l’anno. Ipotizzando un costo al metro cubo dai 6-10 euro, le spese potrebbero essere coperte nella misura variabile tra 17 e 45 giorni, dopo i quali arrivano gli utili per l’imprenditore. Al momento non esiste un mercato in Sicilia, ma sicuramente ci sono i presupposti per realizzarlo, la domanda è potenzialmente molto alta».
Costi di trasporti e approvvigionamento elevati
«Spostando lo scenario dal lato dell’agricoltore – ha proseguito Pappalardo – tra un’azienda che utilizza fertilizzanti convenzionali e un’azienda che utilizza digestato, l’impatto economico cambierebbe di poco. Tendenzialmente è avvantaggiata la seconda, ma a fare la differenza sono i costi di trasporto e di approvvigionamento che sono più elevati al momento. I vantaggi, però, legati alla sostenibilità nel medio e lungo termine di qualità del prodotto finale ottenuto, di produttività delle colture, di arricchimento del suolo di sostanza organica, sono notevole».