Maurizio Danese: «A Fieragricola innovazione a sostegno della crescita»

fieragricola
Il presidente di Veronafiere sostiene l'importanza di una manifestazione generalista come Fieragricola e batte sul chiodo dell'innovazione come fattore chiave per la redditività dell'agricoltura

Dal 2015 è al vertice di Veronafiere. E, dopo la conferma del maggio 2019, guiderà la società scaligera per altri tre anni. Il presidente Maurizio Danese snocciola con soddisfazione i risultati della crescita dell’ente con un fatturato nell’ordine dei cento milioni di euro e analizza a 360° lo scenario in cui si inserisce la 114ª edizione di Fieragricola.

Come si inserisce Fieragricola nella guerra europea delle Fiere, scatenata dal Sima? E in quella italiana, con la zootecnia che si sta spostando da Cremona a Verona?

Fieragricola non si inserisce in alcuna “guerra”, termine improprio per le fiere che cercano, ognuna, la propria dimensione per rispondere al meglio alle esigenze del mercato. Fieragricola è nata nel 1898 e ha una propria storia, ben definita, che unisce la trasversalità dell’esposizione merceologica alla verticalizzazione in chiave di specializzazione. Abbiamo un’identità e degli obiettivi molto chiari: presentire l’innovazione e accompagnare la crescita e la competitività del settore agricolo, consapevoli che rappresenta il punto di partenza per il Made in Italy agroalimentare, che ha un export che ha raggiunto i 41,8 miliardi di euro ed è fondamentale per la dieta mediterranea che è bene immateriale patrimonio dell’Unesco.

Della sovrapposizione tra Sima ed Eima fatico a capirne la ratio.

Quanto a quella che lei definisce una “guerra italiana”, assolutamente inesistente da parte nostra e credo di poter affermare che non ci sia alcuna battaglia in atto da parte di Cremona nei confronti di Verona, mi soffermerei piuttosto a segnalare quello che già lei ha delineato nella sua domanda: la zootecnia si sta spostando a Verona. E non ho l’abitudine di indagare o commentare altre manifestazioni fieristiche.

Guardo in casa e sono soddisfatto dei risultati che vedo alla vigilia della 114ª Fieragricola. Abbiamo numeri in crescita in termini di espositori e di superficie, la zootecnia si è rafforzata ancora e possiamo esibire con orgoglio settori in crescita come l’avicoltura con la Rassegna nazionale e la suinicoltura. Le energie rinnovabili si sono ristrutturate, ma stano diventando sempre più importanti nell’economia e nella vita di un’impresa agricola zootecnica multifunzionale, che voglia muoversi nel solco della sostenibilità. Un aiuto in questa direzione è senza dubbio venuto dalla nuova concezione normativa che vede il digestato come fertilizzante naturale.

Cerchiamo di rispondere alle esigenze dell’agricoltura proiettata verso il 2100, quando avremo secondo l’Università di Göttingen una popolazione di 11 miliardi di persone, che dovranno nutrirsi. Bisognerà dunque produrre di più in modo sostenibile, rispettando le risorse naturali.

 

Ha ancora senso una fiera generalista agricola?

Noi di Veronafiere siamo convinti di sì. Per generalista, però, intendiamo una manifestazione specializzata, rivolta a operatori professionali in maniera trasversale, senza discriminare o privilegiare un settore anziché un altro. Non siamo una fiera generica, abbozzata o raffazzonata, perché abbiamo interlocutori ben definiti, che sono agricoltori, allevatori, veterinari, fattorie didattiche, agromeccanici, rivenditori di macchine agricole, perché siamo l’unica rassegna internazionale in Italia dedicata all’agricoltura in senso trasversale e altamente professionale. Questo ci ha reso un punto di riferimento per il settore.

Mi spiego attraverso un altro concetto e ricorrendo ai dati dell’Istat. Oggi il settore agricolo italiano, dice l’Istituto nazionale di statistica, si caratterizza per una crescente multifunzionalità che risponde alla necessità delle imprese di migliorare la propria posizione competitiva: nel 2018 il valore della produzione realizzata dalle attività secondarie e dalle attività di supporto ha raggiunto quasi il 21% del totale dell’agricoltura.

Il valore complessivo delle attività secondarie e delle attività di supporto è aumentato nel corso degli ultimi anni, passando da 6,3 miliardi di euro nel 2000 a circa 11,5 miliardi del 2018. La produzione di energia rinnovabile, dal fotovoltaico al biogas alle biomasse ha costituito il 32% del complesso delle attività secondarie, seguita dall’agriturismo (30%).

Il valore delle attività secondarie dell’agricoltura ha superato i 4,6 miliardi di euro nel 2018, di cui oltre 1,3 miliardi provenienti dall’agriturismo dalle attività ricreative e sociali e dalle fattorie didattiche e 1,5 miliardi dalle energie rinnovabili.

Altri dati: tra le attività di supporto il contoterzismo vale oltre 3 miliardi di euro, la prima lavorazione dei prodotti agricoli, esclusa cioè la trasformazione, vale invece circa 2,3 miliardi.

Un’impresa agricola moderna oggi lavora i terreni, alleva capi di bestiame, magari trasforma e commercializza direttamente i prodotti zootecnici, gestisce un agriturismo o fa vendita diretta, produce energia da fonti rinnovabile e utilizza il digestato come fertilizzante organico. A questo punto faccio al lettore una domanda: per quale motivo Fieragricola dovrebbe avere un’offerta merceologica limitata?

Fra l’altro, il connubio fra trasversalità e specializzazione è una risposta che ha incontrato il gradimento degli espositori e ha innalzato il target dei visitatori.

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L’agricoltore, in molti casi, non riesce più a fare reddito. Cosa può cambiare lo scenario di riferimento?

Non dobbiamo incorrere nel malinteso che una manifestazione fieristica, per quanto di caratura internazionale come Fieragricola, possa imprimere una svolta a mercati in difficoltà, le cui oscillazioni dipendono dalla legge della domanda e dell’offerta. Tuttavia, sappiamo che il management aziendale consente di migliorare la remuneratività. Prendiamo, ad esempio, i vantaggi dell’agricoltura di precisione, grazie alla quale è possibile mappare i terreni, distribuire i fertilizzanti dove c’è bisogno, ricorrere a nuove modalità di semina, come la semina su sodo o la minima lavorazione, ridurre i passaggi in campo con minore utilizzo di carburante.

Anche il ricorso alle cover crop può ottenere aiuti nell’ambito delle misure di sviluppo rurale. E, ancora, sostituire i fertilizzanti di sintesi con il digestato, dove possibile, permette di contenere la spesa e arricchire il suolo di carbonio. Il digestato, ricordiamo, è il risultato di una valorizzazione dei reflui al termine della produzione di energia rinnovabile, segnatamente biogas o biometano, che si traduce in un aiuto all’ambiente e al reddito. Conti alla mano, la redditività migliora sensibilmente applicando modelli innovativi in agricoltura.

Ho citato questi passaggi tecnici, per addetti ai lavori quali peraltro sono i lettori di Terra e Vita, per dire che sì, in alcuni casi l’agricoltore ha difficoltà a trovare la strada della remuneratività dei propri sforzi. Penso ad esempio ai frutticoltori danneggiati da alcuni anni a questa parte dalla cimice asiatica, insetto che allo stato dell’arte in Italia non ha ancora antagonisti validi. Ma diciamo che in assenza di calamità naturali, esistono soluzioni in grado di migliorare notevolmente l‘incoming aziendale e molte di queste opportunità saranno disponibili a Fieragricola.

Molti accusano Fieragricola di essere troppo filo-Coldiretti. Cosa c’è di vero?

Purtroppo per i polemisti di professione, nulla c’è di vero. Coldiretti è un sindacato agricolo italiano che, come tutti gli altri sindacati agricoli nazionali partecipa a Fieragricola. Di questo siamo onorati e, da parte di Veronafiere, ci sarà la massima collaborazione affinché tutti i sindacati agricoli possano portare la propria idea di agricoltura e la propria visione del futuro. Riteniamo che il pluralismo sia un valore aggiunto e che chi insinua che Fieragricola sia “troppo filo-Coldiretti” ha una visione distorta della realtà. Siamo filo-agricoltura, filo-innovazione, filo-business, filo-relazioni sociali ed economiche, filo-internazionalizzazione. Chiunque apporti un contributo in questa direzione, sarà sempre il benvenuto a Veronafiere.

Come vede il futuro dell’agricoltura?

«Molto positivamente. Sono un imprenditore e ho l’onore e l’orgoglio di guidare in questa fase un polo fieristico fra i più importanti in Europa come Veronafiere, i cui risultati negli ultimi anni sono stati molto lusinghieri e improntati a un’apertura verso l’esterno che è significata innanzitutto crescita.

Il mondo agricolo ha una grande propensione all’innovazione, sebbene si pensi spesso il contrario e al netto di alcune difficoltà di mercato che, purtroppo, sono inevitabili quando si opera in un comparto esposto alle incognite meteo e così eterogeneo nel suo insieme.

L’agricoltura sa fare rete, sa guardare avanti al futuro anche con ampio respiro. La sfida della sostenibilità, sostenuta anche dalla politica della Commissione guidata da Ursula von der Leyen improntata al Green Deal, è ampiamente alla portata del sistema agricolo, che dall’applicazione di modelli di economia circolare può trarre vantaggi ambientali, economici e sociali. Il 2020 sarà cruciale per il futuro della Politica agricola comune 2021-2027, che richiederà un impegno proprio in chiave ambientale. Sfide che il Made in Italy agroalimentare saprà sicuramente cogliere e superare».

Maurizio Danese: «A Fieragricola innovazione a sostegno della crescita» - Ultima modifica: 2020-01-24T16:05:40+01:00 da K4

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