Ortofrutta italiana, nel 2020 oltre 2,5 miliardi di euro per export frutta fresca

    Ortofrutta italiana
    Giacomo Suglia, vicepresidente nazionale di Fruitimprese e presidente dell’Associazione produttori esportatori ortofrutticoli (Apeo)
    Giacomo Suglia, vicepresidente di Fruitimprese e presidente dell’Apeo, rivendica, sulla scorta degli ultimi dati positivi di mercato, l’importanza del comparto ortofrutticolo italiano e chiede maggiore attenzione a politica e istituzioni

    Il comparto ortofrutticolo italiano sta vivendo un periodo di forte dinamismo commerciale, come dimostrano i dati della bilancia export/import del 2020 diffusi da Fruitimprese. Dati FruitimpreseSegno, commenta Giacomo Suglia, vicepresidente nazionale di Fruitimprese e presidente dell’Associazione produttori esportatori ortofrutticoli (Apeo) con sede a Bari, della grande professionalità delle imprese ortofrutticole italiane.

    Ortofrutta italiana, ottimi risultati in un anno difficile

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    Per l'ortofrutta italiana ottimi risultati in un'annata difficile

    I risultati presentati da Fruitimprese sono tanto più significativi in quanto ottenuti in un anno, il 2020, di grandissime difficoltà, rileva Suglia.

    «Ma i produttori e gli operatori commerciali dell’ortofrutta lo hanno affrontato con spirito di sacrificio. E, malgrado i costi aggiuntivi legati alla pandemia da Covid-19, le avverse condizioni climatiche e il conseguente calo (-3,4%) delle quantità commercializzate, hanno continuato a lavorare per rifornire i mercati, riuscendo a spuntare prezzi più alti per la frutta fresca venduta su quelli esteri (+7%) per un controvalore di oltre 2,5 miliardi di euro. Questi risultati confermano ancora una volta che le nostre produzioni sono in linea con le richieste del mercato e le esigenze dei consumatori, sempre più attenti alla provenienza del prodotto e al rispetto delle norme ambientali, etiche e fitosanitarie, che in Italia sono tra le più restrittive a livello europeo».

    Uva da tavola, crescita in quantità e valore

    Uva Italia
    Uva Italia

    Fra i prodotti ortofrutticoli spicca l’uva da tavola, di cui l’Italia è il terzo paese produttore al mondo e la Puglia la prima regione produttrice in Italia.

    «Dai dati di Fruitimprese emerge che l’uva da tavola è il secondo prodotto ortofrutticolo italiano più esportato dopo le mele, con un forte aumento nel 2020 sia delle quantità (+7,25%) sia, e soprattutto, del valore (+9,95%), pari a oltre 720 milioni di euro. La nostra qualità è riconosciuta sui mercati internazionali. Tali incoraggianti risultati fanno ben sperare in questo particolare momento di difficoltà occupazionale, sociale ed economica. Essi sono la conseguenza della lungimiranza delle nostre imprese che ormai da molti anni hanno operato una riconversione varietale verso varietà di uva da tavola senza semi (seedless). Nel 2016 è sorto un Consorzio di 24 aziende, Nu.va.u.t. (Nuove varietà di uva da tavola), che in accordo con il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) finanzia la ricerca per nuove varietà di uva da tavola. L’obiettivo dichiarato è “regolare le attività di trasferimento, valutazione e valorizzazione di nuove varietà di uva da tavola”».

    «Più considerazione da politica e istituzioni»

    Uva seedless per il mercato inglese

    Il presidente Suglia si aspetta, alla luce di questi risultati, «una grande considerazione da parte della politica e delle istituzioni, regionali e nazionali, affinché diano la giusta importanza a un comparto vitale per l’equilibrio socio-economico dell’Italia.

    Aver raggiunto questo traguardi, superando le difficoltà causate dal Covid-19, i mille problemi legati ai cambiamenti climatici e il perdurante embargo con la Russia, che dura dall’agosto del 2014, è per il comparto motivo di profondo orgoglio.

    Non posso tuttavia non evidenziare una preoccupazione. Cioè l’aumento continuo dei costi delle materie prime, dal gasolio all’energia, dal ferro al legno alla plastica. Sono tutti prodotti che incidono pesantemente sul comparto dell’ortofrutta. Senza contare l’aumento dei noli dei container indispensabili per l’export. Voglio sottolineare il rischio concreto che questi aumenti penalizzino i buoni risultati che il comparto ha ottenuto a livello nazionale e, in particolare, pugliese. Le nostre imprese produttive e commerciali già soffrono di un deficit di competitività rispetto ai partner-concorrenti europei, in primo luogo la Spagna. Perciò non possiamo accettare ulteriori penalizzazioni per un comparto che nel 2020 è risultato la seconda voce dell’export agroalimentare italiano».

    Apeo

    L’Apeo - Associazione produttori esportatori ortofrutticoli - ha sede a Bari dal 1980 e raggruppa circa 100 organizzazioni ortofrutticole tra le più importanti della Puglia. Il lavoro dell’Associazione è teso a sollecitare tutti i poteri decisionali dello Stato, nell’ottica di un’azione strategica per la valorizzazione e la tutela del comparto agricolo, di così vitale importanza per l’economia del paese. Nella sua attività di autorevole rappresentante degli operatori ortofrutticoli, Apeo aderisce all’organizzazione nazionale Fruitimprese e collabora con Enti e Istituzioni, quale organo consultivo e propositivo nella definizione di accordi commerciali internazionali;  raccoglie, informatizza ed elabora tutti i dati relativi all’attività esercitata dai propri associati; studia e perfeziona gli accordi di lavoro, i contratti, le convenzioni nel settore assicurativo e bancario; promuove le colture industriali e alimentari nuove e alternative. Apeo ha dato vita al Consorzio Igp per la valorizzazione e tutela dell’uva da tavola di Puglia; ha partecipato, insieme all’Istituto sperimentale di viticoltura, a un progetto sull’uva da tavola per la ricerca di nuove varietà apirene e con semi. Dal 2001 è presieduta da Giacomo Suglia.

    Ortofrutta italiana, nel 2020 oltre 2,5 miliardi di euro per export frutta fresca - Ultima modifica: 2021-04-21T20:02:39+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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