In Basilicata la corilicoltura dal 2018, sotto la spinta del Progetto Nocciola della Ferrero Hazelnut Company, sta crescendo e conquistando nuovi territori. Sono sempre più numerosi, infatti, gli agricoltori lucani che, nelle aree collinari interne, stanno puntando sul nocciolo come alternativa redditizia e sostenibile alle classiche produzioni cerealicole, olivicole e viticole, affidandosi all’elevata domanda di nocciole proveniente dall’industria dolciaria. Il crescente interesse per la coltivazione del nocciolo ha spinto ricercatori e agricoltori a unirsi in un progetto di ricerca per dare risposte alla domanda di conoscenza e innovazione proveniente dai campi e, quindi, favorire lo sviluppo della coltivazione del nocciolo.
Così è nato il Progetto Corilus, finanziato dalla misura 16.1 del Psr Basilicata 2014-2020 e costituito da un importante partenariato: l’Istituto di scienze del patrimonio culturale del Cnr (Cnr-Ispc) di Potenza (capofila del progetto), il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Salerno (Difarma-Unisa), il Dipartimento Safe dell’Università della Basilicata e, come partner privato, la Rete di impresa “Basilicata in Guscio” che raccoglie gran parte dei produttori lucani di nocciole. Per fare il punto sull’attività di ricerca il Progetto Corilus ha organizzato un convegno che ha altresì tracciato il quadro attuale della corilicoltura lucana e le sue prospettive.
Il Progetto Corilus lavora a numerosi obiettivi
Il Progetto Corilus, ha dichiarato l’assessore all’Agricoltura della Regione Basilicata, Francesco Fanelli, sta lavorando attivamente al trasferimento di tecnologie innovative di gestione, per ottimizzare i processi produttivi in campo e ottenere produzioni sostenibili.
«In primo luogo verificare e implementare la carta di attitudine alla produzione corilicola della Basilicata, per orientare oculatamente la diffusione del nocciolo. Ma anche trasferire tecnologie innovative di gestione, ottimizzare i processi produttivi in campo e ottenere produzioni sostenibili, valutare la risposta vegeto-produttiva e varietale del nocciolo alle tecnologie colturali innovative con particolare riferimento alla qualità del prodotto (autenticazione varietale, tracciabilità, parametri merceologici, componente nutraceutica), analizzare la sostenibilità ambientale dei sistemi produttivi innovativi proposti, introdurre nei noccioleti piccoli allevamenti per diversificare e integrare il reddito dell’azienda agricola diminuendo i costi di gestione degli impianti. E infine simulare gli scenari paesaggistici, di conservazione delle risorse naturali, sociali ed economici che si definiscono in seguito a diversi livelli di diffusione della filiera del nocciolo in Basilicata».
Nocciolo, coltura che non si può improvvisare
Quella del nocciolo è una coltura che non si può improvvisare, ha rilevato Giuseppe Celano, docente del Difarma-Unisa. «Il nocciolo è una coltura indicata per le aree collinari interne. Negli ultimi anni molti terreni incolti o da sempre destinati al pascolo sono diventati dei corileti, poiché numerosi imprenditori hanno voluto investire nel nocciolo. È un grande risultato, anche dal punto di vista sociale, perché la coltivazione del nocciolo, garantendo un reddito, contribuisce a sfavorire lo spopolamento delle zone interne».
Ma la vocazione delle aree interne, di cui la Basilicata è molto ricca, non significa che il nocciolo sia una coltura povera dal punto di vista tecnico. «Per raggiungere adeguati livelli di qualità, di resa e di reddito occorrono competenze tecniche e tecnologie innovative. Ad esempio assumono particolare rilievo le tecniche di irrigazione mirate a un uso intelligente della risorsa idrica».
Galline in noccioleto, efficace esempio di agroforestazione
La produzione di nocciole può essere inserita in un piano di agroforestazione, ha suggerito Carlo Cosentino, docente del Safe dell’Università della Basilicata, illustrando uno degli indirizzi di ricerca del progetto Corilus.
«Il sistema agricolo promiscuo sperimentato prevede la combinazione dei noccioli con una attività zootecnica, l’allevamento di galline ovaiole. Dopo una prima fase di sperimentazione con due piccoli pollai mobili abbiamo installato presso l’azienda agricola Stolfi di Bella (Pz) un prototipo capace di ospitare 150 galline ovaiole destinate non solo alla produzione di uova, ma anche al contenimento delle erbe infestanti. Le galline infatti trascorrono la maggior parte della giornata all’aperto, libere di pascolare tra i noccioli. Abbiamo scelto galline appartenenti a un ibrido commerciale e non a una razza locale, in modo da dare un valore generale alla ricerca, i cui risultati sono applicabili dovunque. I vantaggi derivanti dal modello di agroforestazione sperimentato sono diversi: produzione di 165-220 uova a gallina all’anno, abbattimento dei costi di diserbo, riduzione dei consumi di mangime, miglioramento della qualità del terreno grazie alla naturale fertilizzazione garantita dalle galline con le loro deiezioni».
Progetto Corilus unisce ricerca e produzione
Il Progetto Corilus è un valido esempio di connubio fra ricerca e produzione, ha evidenziato Giuseppe Coletta, responsabile della Rete di Impresa “Basilicata in Guscio”. «“Basilicata in Guscio” è una rete di imprenditori agricoli lucani che ha aderito al progetto Nocciolo Italia promosso da Ferrero HCo., il cui obiettivo è sostenere la coltivazione del nocciolo italiano di qualità favorendo l’aggregazione e seguendo i principi di tracciabilità e sostenibilità delle produzioni. È stata costituita il 20 maggio 2017 da 25 aziende di cui 22 agricole. Oggi della rete fanno parte 61 aziende, di cui 57 agricole con impianti corilicoli, e a breve diventeranno 71. A settembre 2020 abbiamo effettuato la prima raccolta meccanizzata di nocciole. In sette aziende abbiamo raccolto 38 quintali, una produzione bassa poiché gli impianti erano ancora molto giovani ma di ottima qualità: un buon viatico perché Ferrero premia la qualità».
Obiettivi: 500 ha entro il 2023, 1.000 ha entro il 2026
Gli obiettivi della Rete di Impresa “Basilicata in Guscio” sono impiantare 500 ha a nocciolo entro il 2023, come convenuto nel contratto stipulato con Ferrero HCo. il 31 maggio 2018, e 1.000 entro il 2026. «Finora abbiamo impiantato 270,4 ha, mentre altri 24,4 sono già programmati entro il 2021 – ha informato Coletta –. Mancano circa 200 ha ai 500 previsti, ma le aziende interessate sono in attesa di poter accedere ai finanziamenti di un bando nazionale per le filiere del mandorlo e del nocciolo che riguarda Basilicata, Calabria, Campania, Piemonte, Puglia e Sicilia e finanzia al 50% i nuovi impianti. Delle 35 aziende interessate a questo bando 20 sono lucane e anche l’azienda capofila è lucana. L’importo totale del bando è di 28 milioni di euro, dei quali 18 milioni insistono sulla Basilicata. I corileti previsti sono tutti ampi dai 7 ai 10 ettari, con sesto 3 x 5 m. Contiamo di diventare un punto di riferimento in Basilicata e di fare da volano ad altre aziende agricole che vorranno impiantare noccioleti in filiera con Ferrero HCo.: un vantaggio non da poco se si considera che essa acquista il 75% della produzione e premia la qualità».
Gentilmente potrei sapere a quale bando nazionale si riferisce l’articolo nell’ultima parte?
“Mancano circa 200 ha ai 500 previsti, ma le aziende interessate sono in attesa di poter accedere ai finanziamenti di un bando nazionale per le filiere del mandorlo e del nocciolo che riguarda Basilicata, Calabria, Campania, Piemonte, Puglia e Sicilia e finanzia al 50% i nuovi impianti…”