Nocciolo sostenibile e tracciabile

    Eric Schlesinger, Angelo Frascarelli, Barbara Pancino, Silvio Franco, Vitaliano Fiorillo e Alessandro Palmieri: i relatori del webinar «Sostenibilità e tracciabilità, asset decisivi per la coltura del nocciolo» organizzato da Edagricole e Ferrero HcO
    Le politiche in favore dei distretti, le performance economiche della coltura, la specializzazione territoriale e l’impatto sulla sostenibilità ambientale, la valorizzazione dei rapporti di filiera. Tutte le risposte nelle relazioni e negli interventi filmati tratti dal webinar «Sostenibilità e tracciabilità, asset decisivi per la coltura del nocciolo» organizzato da Edagricole e Ferrero HcO

    Fa bene all’ambiente, sostiene l’economia dei distretti rurali e stimola lo sviluppo di strette relazioni di filiera, con effetti positivi sui livelli occupazionali delle aree interne.

    Il nocciolo è una coltura che vive una fase di forte crescita in Italia, sorretta da una domanda mondiale in espansione e da un’immagine di triplice sostenibilità ambientale, economica e sociale che nemmeno le forzature di alcune inchieste sensazionalistiche riescono a scalfire.

    La domanda di formazione e informazione tecnica

    La scelta di puntare su questa coltura offre opportunità concrete e “di lungo periodo” agli imprenditori agricoli, richiedendo però il massimo impegno in termini di professionalità e competenza. Per questo, per rispondere alla forte richiesta di formazione ed informazione tecnica, Ferrero Hazelnut Company collabora con Edagricole in progetti di comunicazione come quello che ha dato vita al webinar «Sostenibilità e tracciabilità, asset decisivi per la coltura del nocciolo» ospitato sulle piattaforme digitali di Tecniche Nuove.

    Gli oltre 800 iscritti all’evento hanno potuto apprezzare gli interventi ricchi di dati e di informazioni di personalità del mondo della ricerca che hanno approfondito i parametri economici, sociali, politici che rendono questa coltura sempre più sostenibile e resiliente.

    Il doppio impegno di Ferrero HCo

    Ferrero Hazelnut Company (HCo) è la divisione del Gruppo Ferrero che ne riunisce in un’unica realtà tutte le attività relative alle nocciole, per favorire qualità e innovazione.

    Eric Schlesinger

    Eric Schlesinger, General Manager di questa realtà, ne ha spiegato il doppio impegno in favore della gestione integrata della filiera corilicola. «Da una parte l’applicazione di progetti d’innovazione attraverso l’Agri Competence Centre gestito da Tommaso De Gregorio per lo sviluppo del progetto Ferrero farming values che si occupa di temi di agricoltura rigenerativa e tracciabilità».

    «Dall’altra l’impegno sul fronte della trasformazione del prodotto a partire dai classici processi di calibratura, sgusciatura e selezione, con la necessità di stretti controlli fitosanitari in favore dell’ottenimento di semilavorati di massima qualità da fornire ai sette stabilimenti di lavorazione di Ferrero presenti al mondo. Il più importante dei quali è attivo nell’area dei Monti Cimini (Viterbo), dove lavorano più di 130 persone e in cui Ferrero ha investito negli ultimi anni oltre 20 milioni di euro».

    Il video dell'intervento

    Sostenibilità e distretti, politiche interconnesse

    Angelo Frascarelli

    Ad Angelo Frascarelli, presidente di Ismea e docente presso l’Università di Perugia, è stato affidato il delicato compito di illustrare le politiche europee e nazionali in favore dei distretti agroalimentari e di spiegare come l’intento di stimolare la specializzazione colturale dei territori sia in linea con gli obiettivi di sostenibilità economica ed ambientale.

    «Gli interventi in favore della sostenibilità – ha esordito Frascarelli – fanno parte del DNA della politica agricola comunitaria e ne costituiscono l’architettura verde che nel prossimo periodo di programmazione post 2022 costituirà una parte fondamentale del primo pilastro attraverso gli ecoschemi, continuando a svolgere un ruolo determinante anche nelle politiche di sviluppo rurale attraverso i pagamenti agro-climatico-ambientali e il sistema Akis che unisce sostenibilità e innovazione».

    «Gli interventi a sostegno dei distretti sono invece soprattutto di natura nazionale, contenuti in specifiche azioni previste dalla Legge di Bilancio 2022 e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)». «Al primo posto tra gli obiettivi di queste azioni vi è quello di ridurre l’utilizzo di fitofarmaci, antimicrobici, fertilizzanti di sintesi».

    Il video dell'intervento

    La relazione

    C’è ancora spazio per crescere

    Alessandro Palmieri

    L’intervento Alessandro Palmieri dell’Università di Bologna ha consentito di entrare nel merito dei parametri economici del nocciolo in Italia. «Si tratta – ha ricordato – di una specie a spiccato utilizzo industriale, con le dinamiche che ne conseguono».

    Si tratta della specie arborea che ha manifestato il maggiore tasso di crescita in Italia negli ultimi 10 anni a fronte di un ridimensionamento di colture frutticole chiave come pero, pesco e mandorlo. I produttori guardano con preoccupazione agli effetti dell’instabilità economica della Turchia, primo produttore a livello mondiale e si chiedono per quanto tempo continuerà a crescere la domanda mondiale di questo prodotto.

    Secondo l’analisi di Palmieri «il competitor turco, che vale il 65-70% della produzione mondiale, evidenzia da alcuni anni problemi di incertezza quali-quantitativa dell’offerta, ma resta un player in grado di influenzare il prezzo mondiale del prodotto». «Il trend della domanda – ha aggiunto- continua però ad essere in forte crescita soprattutto per il prodotto trasformato, con la richiesta di nuovi fornitori per garantire gli obiettivi di crescita dell’industria dolciaria». «In questo l’Italia è favorita dalla presenza della realtà che rappresenta il primo utilizzatore mondiale di nocciole ed esistono quindi spazi per un ulteriore aumento degli investimenti anche fino a 15-20 mila ettari».

    Il video dell'intervento

    La relazione

    Monocoltura, il mito che non c’è

    Silvio Franco

    La presunzione della “monocoltura”, ovvero dell’eccessiva concentrazione colturale dei distretti produttivi corilicoli è stato decisamente contraddetta dallo studio presentato in occasione del webinar da Silvio Franco dell’Università della Tuscia di Viterbo.

    L’analisi del ricercatore fa emergere una realtà ben diversa rispetto a quella rappresentata in alcuni approfondimenti televisivi. La valutazione dell’incidenza della coltura rispetto alla superficie agraria totale e del numero e dimensione delle altre colture presenti in alcune specifiche aree produttive della nostra penisola fa emergere la biodiversità di un Paese caratterizzato dalla presenza di numerose eccellenze agroalimentari che contraddistinguono i diversi territori.

    L’indice di specializzazione colturale rimane comunque inferiore al 50% tranne alcuni casi specifici come il riso per il Piemonte orientale, il grano duro in Puglia, la mela in Trentino o la vite nell’area del Montepulciano d’Abruzzo. Le due aree più specializzate per il nocciolo, ovvero il Piemonte e il Lazio vengono comunque superate in questa speciale classifica anche dalla vite degli areali del Prosecco e del Soave.

    «La specializzazione produttiva – ha affermato il docente- a carattere territoriale è alla base di molte eccellenze nel settore dell’agroalimentare italiano. Parlare di “monocolture” non è tuttavia scientificamente e comunicativamente corretto».

    Il video dell'intervento

    La relazione

    L’areale dei Monti Cimini

    Barbara Pancino

    Per quanto riguarda in particolare l’area dei Monti Cimini, la relazione di Barbara Pancino, dell’Università della Tuscia è entrata nel merito della sostenibilità economica e ambientale della coltura del nocciolo.

    Rilevando che nella provincia di Viterbo questo tipo di coltivazione riguardi solo l'11,2% della SAU totale, ma il 22,5% del valore totale della produzione agricola. Per quanto riguarda invece la sostenibilità ambientale lo studio di Pancino ne ha dato una misura attraverso un bilancio ecologico composto da un indicatore di impatto ambientale (Biocapacity) e un indicatore di disponibilità di risorse naturali (Ecological footprint).

    In base a questa analisi è emersa la sostenibilità della gestione assicurata da aziende di grandi dimensioni che adottino sia metodi di produzione convenzionale che biologica, mentre nel caso di aziende di dimensioni contenute il necessario alto grado di utilizzo degli input e della meccanizzazione può compromettere l’indice di sostenibilità ambientale. Risultati che testimoniano la validità della scelta di favorire i processi di aggregazione orizzontale stimolati da iniziative di filiera come quello attivato da Ferrero Hazelnut Company e da altre aziende private.

    Il video dell'intervento

    La relazione

    La tracciabilità dà valore a tutta la filiera

    Vitaliano Fiorillo

    Tracciabilità è un concetto strettamente legato a quello di valore nelle filiere agroalimentari. Una correlazione a cui non può essere estranea una filiera di dimensioni transnazionali come quella corilicola. Grazie ai contratti di filiera si stanno sviluppando infatti anche sul nocciolo e anche in Italia sistemi digitali di tracciabilità che partono addirittura dalla fase di vivaio, per assicurare l’identità varietale (che costituisce uno degli elementi di valorizzazione nei contratti di filiera) passando dai corileti agli impianti di trasformazione fino alle tavole dei consumatori.

    Vitaliano Fiorillo, direttore dell’AgriLab della Bocconi Sda School of Management ha evidenziato, nella sua relazione, la necessità di assoluta integrità rispetto alle pratiche utilizzate per la produzione e trasformazione e agli aspetti sociali della supply chain per filiere in forte crescita nelle diete salutari e sostenibili, come appunto è il caso della frutta in guscio in genere e della nocciola in particolare.

    Alcuni recenti casi critici messi in evidenza da Fiorillo e riferiti ad altre filiere agroalimentari mettono in evidenza come, in un mercato aperto e globalizzato, la fiducia dei consumatori sia direttamente collegata al livello di trasparenza che caratterizza il brand, a sua volta determinato dal coinvolgimento del fornitore nella comunicazione e nella condivisione delle informazioni attraverso piattaforme opportunamente progettate. Un’interconnessione che genera vantaggi per tutti i protagonisti di un sistema di tracciabilità ben progettato: dalla produzione alla distribuzione fino ai consumatori e alle stesse istituzioni.

    Il video dell'intervento

    La relazione

    Il webinar si è concluso con un corposo spazio dedicato alle domande degli utenti che hanno ricevuto risposte da parte dei relatori riguardo a dettagli tecnici ed economici della coltivazione del nocciolo in Italia.

    Lo spazio per le domande e le risposte

    Il video completo del webinar:

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    Nocciolo sostenibile e tracciabile - Ultima modifica: 2022-01-30T22:50:10+01:00 da Lorenzo Tosi

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