I cerasicoltori pugliesi sono riusciti a salvare le loro ciliegie dal gelo di inizio primavera con falò notturni per aumentare la temperatura nei ciliegeti e assicurare una regolare fioritura, ma non riescono a fronteggiare un mercato con prezzi al produttore che sono crollati nel giro di pochi giorni dai 4-6 €/kg di inizio raccolta ad appena 1 €/kg e che rischiano a breve di precipitare ulteriormente con l’afflusso incontrollato di ciliegie greche, spagnole e turche. È quanto denunciano Coldiretti e Cia Puglia, alla luce dei prezzi in caduta libera delle ciliegie delle varietà Bigarreau e Georgia.
Muraglia (Coldiretti): «Forbice prezzi troppo allargata»
«L’andamento di mercato delle ciliegie è inaccettabile: i prezzi pagati agli agricoltori sono in caduta libera, crollati in una settimana fino a 1 euro al chilo, mentre la forbice dei prezzi dal campo alla tavola si è allargata in misura sconsiderata. Abbiamo notizia che a Milano una nota catena di distribuzione commerciale sta vendendo le ciliegie pugliesi a 16 €/kg – denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia –.
Non possiamo permettere che i nostri agricoltori siano costretti ad abbandonare questa produzione storica e riconosciuta a livello nazionale per colpa dei prezzi in campagna ciclicamente troppo bassi. Chiediamo all’assessore regionale all’Agricoltura un tavolo urgente per salvare la campagna delle ciliegie, i cui prezzi non possono addirittura scendere sotto i costi di produzione. Intanto nelle prossime due settimane nei mercati di Campagna amica in tutta la regione saranno vendute le ciliegie pugliesi al giusto prezzo sia per i produttori sia per i consumatori, con una campagna di comunicazione sulle proprietà benefiche delle ciliegie made in Puglia».
Carrabba (Cia): «Squilibrio mercati va contro agricoltori»
Il divario troppo ampio fra ingrosso e Grande distribuzione organizzata viene messo in rilievo anche da Raffaele Carrabba, presidente di Cia Agricoltori Italiani della Puglia.
«All’ingrosso, il prezzo ai produttori è di 1 €/kg, mentre nei supermercati quelle stesse ciliegie arrivano a costare fino a 10-12 €/kg. Agli agricoltori, considerando le spese di produzione, non va nemmeno un decimo di quanto ingrassa i profitti della Gdo. Questa sproporzione, oltre che un’ingiustizia palese, uccide il comparto, disincentivando investimenti e lavoro».
Lo squilibrio denunciato è tanto più rilevante poiché riguarda l’intera area, fra nord e sud-est della provincia di Bari, dove si produce, con circa 47.000 t/anno, il 40% della produzione nazionale di ciliegie.
«All’inizio della campagna cerasicola sembrava che il prezzo corrisposto ai produttori potesse essere soddisfacente, ma ancora una volta, come ogni anno, così non è stato. Lo squilibrio tra il poco che viene riconosciuto agli agricoltori e i margini spropositati che la Gdo garantisce a se stessa è diventato un problema enorme, sempre più pressante e ineludibile per la politica, soprattutto in un momento di crisi epocale come quella provocata, insieme, da pandemia e cambiamenti climatici – aggiunge Carrabba –.
Siamo di fronte a un vero e proprio sfruttamento da parte delle multinazionali della Gdo a danno degli agricoltori. Anche questa forma pesantissima di iniquità deve entrare nel dibattito pubblico e nell’agenda della politica. Per riequilibrare la dinamica di formazione dei prezzi e aumentare il potere contrattuale del comparto primario noi organizzazioni agricole ce la stiamo mettendo tutta, sostenendo soprattutto la nascita di cooperative, l’attivazione di nuove Organizzazioni di produttori, la vendita diretta dal contadino al consumatore, la digitalizzazione delle aziende per aprire canali di e-commerce. Ma la rete e i canali della Gdo al momento continuano ad avere uno strapotere che crea disequilibri, ingiustizie e pericoli non solo per i produttori ma anche per i consumatori».
Muraglia: «Sul mercato pesano le importazioni selvagge»
A favorire le “turbolenze” del mercato contribuiscono, sostiene Muraglia, «anche le importazioni selvagge di prodotto estero da Grecia e Spagna, a cui si aggiungeranno quelle dalla Turchia a partire dai primi giorni di giugno.
Chiediamo perciò una stretta sui controlli alle frontiere e nei porti per arginare un fenomeno che incide pesantemente sulla tenuta delle aziende agricole. Le importazioni di ciliegie dall’estero inquinano il mercato immettendo prodotto estero senza indicazione chiara dell’origine e della provenienza.
Infatti è caduta nel dimenticatoio la legge che obbliga gli esercenti a indicare chiaramente in etichetta l’origine dei prodotti ortofrutticoli. Con il decreto legislativo 306/2002, entrato in vigore il 15 febbraio 2002, sono state definite le sanzioni per coloro che violano i regolamenti comunitari che disciplinano la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli, stabilendo fra l’altro i requisiti che devono essere posseduti dai prodotti.
È perciò urgente mettere in campo controlli serrati per assicurare la possibilità ai consumatori di acquistare prodotto locale che, non essendo soggetto a lunghi tempi di trasporto, garantisce freschezza e genuinità uniche, soprattutto alla luce degli sforzi che gli imprenditori locali hanno compiuto per garantire un prodotto di alta qualità».