La gestione delle infestanti in orticoltura e, più in generale, il governo della coltura è un problema di non facile soluzione. Questo a causa della brevità di molti cicli produttivi, che rende difficile il rispetto dei tempi di carenza dei presidi fitosanitari, la scarsa disponibilità di principi attivi, soprattutto per le colture orticole secondarie, l’elevato numero di controlli sulla presenza di residui di sostanze chimiche condotti dalla pubblica amministrazione e dalla gdo. Particolarmente severi sono i controlli condotti sul prodotto destinato all’estero, talvolta usati con finalità diverse da quelle della tutela della salute del consumatore.
Vi è quindi grande attenzione da parte dell’orticoltore verso le soluzioni meccatroniche che permettano di eludere l’uso di sostanze chimiche o di ridurne le quantità utilizzate.
La ricerca
Queste tecnologie si basano su sistemi in grado di discriminare la presenza di vegetazione (il caso più semplice), di discriminare la pianta coltivata dalla vegetazione infestante, di discriminare una singola parte di pianta (ad esempio il frutto).
La ricerca in questo specifico campo è orientata verso lo sviluppo e l’adozione di dispositivi di visione artificiale e software di analisi dell’immagine e su sistemi di controllo di organi attuativi che realizzano l’operazione desiderata. Questa può essere la distribuzione mirata e precisa di agrochimici, cioè limitando la distribuzione alle sole infestanti o alla sola pianta coltivata o a parti specifiche di pianta (esigenza più sentita in viti e frutticoltura). Oppure, nella gestione delle infestanti, l’operazione di diserbo che può essere affidata a soli organi meccanici, escludendo l’uso di diserbanti chimici.
In Italia diversi centri di ricerca si occupano di biofotonica, ossia della possibilità di rilevare attraverso metodiche diverse la presenza e lo stato di una determinata entità biologica. Le linee di ricerca più battute per sviluppare macchine destinate a operare sul campo utilizzano immagini computerizzate da sottoporre, a seconda degli obiettivi, a analisi cromatica, analisi 3D stereometrica o morfometrica, analisi termica, ecc.
Molto attivo in questo settore il Crea-Ing di Monterotondo, che opera a diversi livelli integrando questo filone di ricerca in quello più ampio dell’agricoltura di precisione. Diverse sono anche le case costruttrici italiane ed europee che hanno sviluppato o stanno elaborando soluzioni applicative interessanti.
Le applicazioni
In orticoltura le applicazioni più interessanti riguardano l’operazione di diserbo e sono indirizzate sia a una forte riduzione nell’impiego di principi attivi e sia all’adozione di sistemi di tipo meccanico in sostituzione di quelli chimici. La prima strada è percorsa soprattutto dalla ricerca, pubblica e privata, statunitense (dove è molto diffusa la semina), la seconda da quella europea e italiana in particolare, dove invece prevale il trapianto.
Disponendo di diserbanti selettivi per le applicazioni di post emergenza con diserbanti selettivi, è sufficiente che l’irroratrice sia capace di modulare la quantità di liquido distribuita sulla scorta delle informazioni inviate dal sistema che rileva la presenza di vegetazione attraverso l’analisi in tempo reale di una serie di immagini.
La dose distribuita è modificata in base alla presenza di infestanti, ma la distribuzione avviene in continuità. Con tali sistemi, applicabili anche in pre-semina o in pre-emergenza, è possibile conseguire una riduzione complessiva di prodotto distribuito. L’insufficiente disponibilità di diserbanti selettivi in orticoltura, ha stimolato lo studio e lo sviluppo di irroratrici capaci di effettuare una distribuzione diretta del prodotto sull’infestante e limitata ad essa permettendo l’impiego di prodotti non selettivi.
In Europa è stata invece privilegiata la soluzione meccanica rispetto a quella chimica, resa più facilmente applicabile dalla diffusione del trapianto rispetto alla semina.
In generale, uno dei problemi che incontra chi sviluppa questi sistemi meccatronici riguarda la rapidità dell’analisi delle immagini. A tale riguardo, basti considerare che con velocità di avanzamento sul campo di soli 2 km/h, corrispondenti a poco più di mezzo metro al secondo, nel caso di orticole coltivate a sesto di impianto fitto, come le insalate in cespo, in un solo secondo il sistema deve individuare da due a tre piante per fila.
Diventa quindi importante rendere estremamente rapida l’analisi dell’immagine e tale obiettivo si può più facilmente raggiungere operando in condizioni standardizzate. Inoltre, il ricorso al trapianto fornisce la possibilità di utilizzare la dimensione come elemento discriminante fra la coltura e le infestanti. Minore è il numero di parametri utilizzati dall’algoritmo di discriminazione e più veloce può essere la risposta data dal sistema.
Il secondo problema riguarda l’esecuzione dell’operazione prevista: il dispositivo meccanico, sia esso un utensile che lavora il terreno o l’ugello di una irroratrice, deve intervenire nello spazio libero fra le piante di una medesima fila in tempi inferiori al secondo. Per questo è necessario individuare dispositivi di trasmissione della potenza molto reattivi ricorrendo a sistemi elettrici, micro-idraulici o pneumatici.
Nel caso di lavorazione del suolo la velocità dell’interazione utensile-terreno può causare effetti non desiderati, come la formazione di buche e l’imbrattamento delle piante limitrofe con la terra (situazione deprecabile nella coltivazione di insalate) superabili solo attraverso un attento studio del fenomeno.
Nel caso dell’irrorazione la velocità di erogazione dell’ugello è solo in apparenza meno problematica. Infatti, la ricerca applicata ha spesso evidenziato problemi di non facile soluzione come l’effetto splash generato dalla elevata velocità di emissione del liquido (necessaria per garantire il raggiungimento del bersaglio in modo quasi istantaneo) e dal tensioattivo necessario per migliorare la bagnatura dell’infestante.
In questo caso può migliorare la precisione dell’operazione l’uso di additivi che modifichino la fluidità del liquido irrorato, limitando la produzione di schizzi e, di conseguenza, la contaminazione della coltura. Anche la scelta dell’ugello influisce notevolmente sul risultato. Questo deve essere predisposto per operare ad impulsi e caratterizzato da una distribuzione circolare anziché a ventaglio. Ovviamente la problematica esposta si attenua in colture caratterizzate da sesti di impianto che prevedono maggiore distanza fra le piante di una medesima fila, come ad esempio le solanacee da bacca.