Aumentare le attività di ricerca per mettere a punto nuove e più efficaci soluzioni di difesa, anche con l'ausilio della robotica e dell'intelligenza artificiale. Avviare programmi di miglioramento genetico. Istituire un fondo di pronto intervento sulle emergenze fitosanitarie. Ridurre i tempi per ottenere deroghe sui trattamenti fitosanitari in caso di emergenze e più in generale alleggerire il peso della burocrazia. Favorire la costruzione di sistemi di accumulo dell'acqua. Creare comunità energetiche per ridurre i costi dell'energia. Rendere più facile il reperimento della manodopera. Queste, in estrema sintesi, le proposte messe nero su bianco in una "Carta" che la filiera frutticola del Piemonte ha presentato alle istituzioni nel corso della giornata dal titolo "Frutticoltura piemontese: il futuro in campo" organizzata da Edagricole e Agrion nel centro ricerche per la frutticoltura di Manta (Cn).
Quasi trecento imprenditori agricoli hanno partecipato all'evento. Una mattinata dedicata all'analisi delle criticità che il settore sta attraversando e alla valutazione delle azioni più adatte e ugenti per risolverle. Nel pomeriggio tour tra i filari dei frutteti del centro ricerca per vedere da vicino strumenti e tecnologie in grado di rendere le aziende agricole più resilienti agli effetti dei cambiamenti climatici e alle fitopatie, oltre a metterle nelle condizioni di produrre di più e meglio con meno imput.
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Ballari: «Accelerare con la ricerca o le aziende chiudono»
«Oggi più che mai sono le nuove tecnologie a poter aiutare le imprese agricole a gestire la complessità con la quale si trovano a convivere – ha esordito il presidente della Fondazilone Agrion Giacomo Ballari – quindi è necessario incentivare la ricerca in questo senso, anche intercettando i fondi pubblici. Il settore frutticolo è importante per il Piemonte, ha una lunga storia che risale ai tempi dei romani – ha sottolineato – del resto oggi occupa un quinto della Sau regionale e il 40% degli addetti all'agricoltura, senza contare gli stagionali. Siamo convinti che la frutticoltura possa ancora crescere e produrre ricchezza – ha concluso – ma per farlo bisogna lavorare insieme per superare le difficoltà, anche facendo squadra con le altre Regioni italiane. Se non riusciremo a dare alle aziende agricole questi strumenti le condanniamo alla chiusura».
Ballari ha poi elogiato la capacità delle organizzazioni di categoria regionali di fare sintesi per compilare la carta.
La frutticoltura piemontese in cifre
Nel 2023 in Piemonte risultavano attive 43.445 aziende agricole, in calo del 12,4% rispetto al 2018. Il settore frutticolo conta oggi 18.157 aziende pari al 40% del totale. Il numero di addetti nelle ultime annate è rimasto stabile poco sopra le 70.000 unità per l’intero comparto agricolo piemontese: 29.650 si dedicano alla frutticoltura, il 42% del totale. A questi solo per il comparto frutticolo si aggiungono 17.000 lavoratori stagionali.
«Negli ultimi anni si registra però una riduzione delle superfici dedicate a queste colture con una perdita complessiva di 1.500 ha – ha spiegato Luca Nari di Agrion –. Dal 2019 alla fine del 2023 sono andati persi oltre 1.000 ettari dedicati alla frutta fresca. Per esempio il melo continua a essere la prima specie frutticola coltivata anche se, dopo anni di crescita, si è registrato un evidente diminuzione dei nuovi impianti e di conseguenza della superficie complessivamente coltivata. Le altre specie che evidenziano una significativa flessione negativa sono il pesco e l’actinidia».
La frutta secca si colloca al primo posto per produzione e superficie investita con 32.217 ha, di cui 27.685 per il nocciolo e 4.532 per il castagno. Anche i piccoli frutti dopo aver raggiunto la quota record per il mirtillo di 660 ha nel 2022, registrano un calo.
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I consumi di ortofrutta in Italia
Daria Lodi del Centro servizi ortofrutticoli ha fatto il quadro dei consumi di frutta e ortaggi in Italia. In generale c'è un aumento delle vendite a valore, dovuto in gran parte all'aumento dei prezzi anche grazie alla spinta inflattiva, ma i consumi in volume calano. E poi c'è un calo della produzione che si ripercuote soprattutto sull'export.
«Una simile dinamica non può consolare – ha rimarcato Lodi – perché dove perdiamo quote di mercato, come in Germania, dove negli ultimi dieci anni l'Italia ha perso il 15% in dieci anni, si inseriscono i competitor». Infatti, nello stesso periodo la Spagna è cresciuta dell'8% per volumi esportati.
Quanto ai consumi interni, dal 2019 al 2023 in Italia si è perso un milione di tonnellate di ortofrutta acquistata (-17%), passate da 6.146.002 a 5.118.731. Le vendite vanno bene per mandarini, avocado e frutti di bosco, in ripresa le mele e le pesche nettarine. Per gli ortaggi tengono zucchine e cetrioli. I dati parziali del 2024 registrano però un aumento, seppur minimo dei consumi (+1%).
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Bongioanni: «Faremo il possibile per finanziare la ricerca»
«Nel settore frutticolo di criticità ce ne sono tante – ha detto l'assessore regionale all'Agricoltura Paolo Bongioanni – posso assicurare che ogni bando e ogni legge che saranno scritti saranno condivisi con le organizzazioni di categoria e la stessa Fondazione Agrion per finanziare le attività di ricerca».
L'assessore ha poi sottolineato l'importanza di fare un riordino della gestione dell'acqua, insieme a tutte le regioni del nord. Anche sulla questione manodopera l'assessore ha condiviso le preoccupazioni del mondo produttivo. Qui la richiesta delle aziende agricole è una decontribuzione per abbassare i costi
«È una partita non semplice – ha ammesso Bongioanni – soprattutto in questa fase nella quale il Governo è impegnato a trovare le risorse per comporre la Legge di Bilancio. Però una soluzione va trovata e sottoporrò al ministro Lollobrigida una proposta concreta e bilanciata che spero possa essere accolta».
Redditività solo con innovazione varietale e competenze
Nella sua relazione Alessandro Palmieri dell'Università di Bologna ha mostrato numeri alla mano i costi di produzione e la redditività di melo, actinidia, pesche e nettarine, albicocco, susino e ciliegio. Soffrono un po' tutte, con Plv che negli ultimi anni ha faticato a superare i 10.000 euro a ettaro. Tante le cause, dall'aumento dei costi al calo delle rese. Vanno un po' meglio le nuove varietà come le varietà club: kiwi a polpa gialla o mele Rosy Glow.
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Durante la tavola rotonda alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni agricole si è parlato soprattutto del peso della burocrazia sulle aziende agricole e dell'importanza dell'aggregazione per avere più forza sui mercati.
Frutticoltura, l'innovazione in campo
Droni per monitoraggio e trattamenti mirati, rover per eseguire il diserbo meccanico, diradamento delle chome, potatura e raccolta meccanica, oltre alla distribuzione di fitosanitari con Smart Sprayer. E poi coperture antigrandine, antipioggia, antinsetto e pannelli solari. Sensori e sistemi di supporto alle decisioni per gestire la difesa fitosanitaria e l'irrigazione, nuove forme di allevamento. In un tour di cinque tappe tra i filari del frutteto sperimentale di Agrion, i partecipanti alla giornata hanno potuto vedere e conoscere meglio una vasta gamma di strumenti e attrezzature utili per difendere le produzioni, aumentare la qualità, ridurre gli imput e migliorare il conto economico delle loro aziende.
Tecnici ed esperti di centri di ricerca come Agrion, Laimburg, il Politecnico di Torino, le Università di Bologna e Torino hanno spiegato il funzionamento e l'utilità delle nuove tecnologie, alcune già disponibili sul mercato e altre ancora in fase di sperimentazione.