Ad oggi, per completare la stagione irrigua nel Sud Italia, mancano 5 miliardi di litri d’acqua: a renderlo noto è l’Anbi (Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue) a margine della tappa barese dell’«Acqua Tour» 2018.
«La situazione attuale – afferma Francesco Vincenzi, presidente di Anbi – è opposta a quella registrata 12 mesi fa, quando, ad essere in forte crisi, erano le regioni settentrionali, quest’anno invece beneficiate dalle piogge e dalle nevicate invernali. Questo dato di incertezza meteo, causato dai cambiamenti climatici, avvalora la necessità di avviare il Piano Nazionale degli Invasi, opere tornate ad essere inserite, dopo 30 anni, nella Legge di Stabilità, a testimonianza del valore strategico riconosciuto alle infrastrutture idriche. L’agricoltura necessita infatti di certezze nella disponibilità d’acqua, che deve essere fonte di vita e non un problema sia che ce ne sia troppa o troppo poca. Solo pochi anni fa irrigare gli uliveti sarebbe sembrata un’inutile pratica agronomica, oggi è una necessità, cui i Consorzi di bonifica rispondono, proponendo in alcune aree del Paese la subirrigazione, che permette di ottimizzare l’apporto idrico sulle radici delle piante».
La preoccupante situazione per l’irrigazione nel Mezzogiorno è avvalorata dai presidenti delle Anbi regionali.
Dalle regioni
«Senza apporti idrici, le nostre produzioni sarebbero deprezzate – commenta Giuseppe Musacchio, presidente di Anbi Basilicata –. Già l’anno scorso, l’agricoltura lucana subì forti perdite produttive».
«Nella mia regione – prosegue Marsio Blaiotta, presidente di Anbi Calabria – si potrebbero creare 40mila nuovi posti di lavoro, se solo venissero finanziate le opere infrastrutturali dai bacini per irrigare ulteriori 50milaettari, già attrezzati»
«Il timore – aggiunge Giuseppe De Filippo, presidente di Anbi Puglia – è che la politica regionale voglia privatizzare anche il servizio irriguo, con grave danno per l’economia agricola, che ne vedrebbe lievitare i costi. Bisogna, invece, valorizzare i Consorzi di bonifica e di irrigazione, esempio di autogoverno di un bene comune come l’acqua che sbagliate scelte politiche mai corrette hanno messo in grave difficoltà».
All’ “Acqua Tour” contribuiscono anche i sindacati di categoria secondo una moderna visione di bilateralità nell’interesse collettivo.
«Come sindacato – afferma Raffaella Buonaguro, segretaria nazionale Fai Cisl - siamo rivolti alla visione di uno sviluppo sostenibile, che valorizzi le acque come bene primario e lo faccia in maniera attiva, costante e lungimirante. Da questo, infatti, dipendono le eccellenze del made in Italy agroalimentare, la qualità della salute pubblica, la possibilità di crescere e creare ricchezza grazie ad un’ economia multifunzionale e sociale della Bonifica, da sviluppare in sinergia con le filiere dell’agroalimentare e dell’industria».
«Noi – aggiunge Dino Salvato, Filbi Uil Puglia - siamo convinti che, accanto agli investimenti, sia necessario restituire ai Consorzi di bonifica, che rappresentano uno dei migliori se non l’unico esempio di pieno federalismo fiscale, la loro funzione di sussidiarietà, superando i regimi commissariali e riaffidandone la gestione ai consorziati. Al tempo stesso vanno opportunatamente valorizzati i lavoratori. E’ importante che le Organizzazioni Sindacali e l’ANBI, in ogni regione, respingano unitamente i tentativi di ridurre le funzioni dei Consorzi o di trasformarli in enti strumentali delle Regioni o di società private."
«I Consorzi di bonifica – chiosa Andrea Coinu della Flai Cgil – non solo sono determinanti per le qualità delle produzioni agroalimentari, ma rispettano le specificità dei territori. Per questo, ne va completata al più presto la riforma sulla base dell’Accordo Stato-Regioni».
I politici
Sul tema intervengono anche gli onorevoli Giuseppe L’Abbate (Movimento 5 Stelle) e Colomba Mongiello (Partito Democratico).
«Dobbiamo puntare insieme ai Consorzi ad un ampliamento della rete irrigua collettiva dei Consorzi di bonifica che, nella sola Puglia, porterebbe ad un forte incremento del valore aggiunto, se potesse raggiungere le 24mila aziende agricole, che ancora non ne godono – sottolinea L’Abbate –. Non solo: dobbiamo concludere l’iter della legge contro il consumo eccessivo di suolo, che è già costato la perdita di 6 milioni di Sau».
«Sulla legge contro il consumo eccessivo del suolo ci sono molte resistenze – commenta Colomba Mongiello, che ne è firmataria –. Ciò dimostra la necessità di rilanciare il confronto sui temi della sostenibilità, così come sull’uso delle risorse idriche, che devono essere utilizzate al meglio. Per sviluppare nuova consapevolezza è importante l’approccio di sistema, adottato dall’Anbi».
«Una cosa è certa – conclude Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – Per non arretrare bisogna continuare a camminare assieme. L’Italia è il secondo Paese europeo per estensione delle aree irrigate; sullo sviluppo di tali infrastrutture, il Mezzogiorno può giocarsi una partita importante, di cui Anbi è promotrice in Italia come in Europa».