Nel mese di marzo 2019 si sono conclusi ufficialmente i Progetti DifesaMais e FirMais, di durata biennale e finanziati dalla Regione Emilia-Romagna all’interno del programma sviluppo rurale 2014-2020.
Il primo progetto puntava ad accrescere la sostenibilità della coltivazione del mais da granella in Emilia Romagna, attraverso metodi di difesa a basso impatto, mentre il secondo si è concentrato sulla messa a punto di tecniche innovative per la fertilizzazione e irrigazione a basso impatto ambientale.
Contro piralide, aflatossine ed elateridi
Il gruppo di lavoro del progetto DifesaMais, costituito da Agrites, Centro Agricoltura e Ambiente “G. Nicoli”, Università di Bologna e Parma, Condifesa Bologna e Ferrara, Centro di formazione professionale Futura e alcune importanti aziende maidicole della provincia di Bologna, si è concentrato quindi sulla messa a punto un pacchetto di buone pratiche che comporta un minore utilizzo di mezzi tecnici.
Si stima che le pratiche messe a punto in questo progetto facilitino largamente l’introduzione del mais nella rotazione delle aziende biologiche favorendo così un potenziale aumento di superficie di mais bio del 100%.
In particolare, sono state validate tecniche per il controllo delle infestazioni di piralide (Ostrinia nubilalis), che hanno permesso una riduzione delle infestazioni di oltre il 30%.
Questa strategia biologica migliora inoltre la circolazione della linfa nella pianta con conseguente beneficio in relazione allo stress da temperature e da siccità. Complessivamente il pacchetto di pratiche ha consentito di salvaguardare le produzioni, riducendo del 100% l’impiego di prodotti chimici di sintesi, con una riduzione della presenza di aflatossine del 40% (dato 2017). Riduzioni di questa portata possono generare integrazioni di reddito superiori anche di 10-15 euro a tonnellata di granella.
Contro le aflatossine sono state individuate tecniche di riduzione attraverso l’utilizzo di biocompetitori di funghi tossigeni (A. flavus).
È stato infine validato un sistema integrato per la valutazione del rischio da elateridi basato su una correlazione multipla tra fattori agronomici, catture di adulti e danno alla coltura. Con questo strumento, è stato possibile impostare una modalità di assistenza alle aziende maidicole che, data l’assenza di fattori di rischio, ha permesso di evitare l’utilizzo di trattamenti geodisinfestanti o concianti.
Le metodologie messe a punto hanno permesso, inoltre, la creazione di un fondo mutualistico, capace di coprire efficacemente gli eventuali danni da elateridi sulla coltura del mais; attivato con successo nel 2018 vi hanno aderito 4 delle cinque aziende partner del progetto.
Fertilizzazione e risparmio idrico
Il gruppo di lavoro del progetto FirMais, che vedeva Progeo sca, come capofila, insieme ad Agrites, Centro Agricoltura e Ambiente, Università di Bologna, Futura e importanti aziende maidicole, ha lavorato nella messa a punto di pratiche innovative riguardanti l’irrigazione, la fertilizzazione e la pacciamatura, con una riduzione dei rilasci di sostanze inquinanti e un miglioramento della qualità delle acque e del suolo.
In relazione alle diverse tecniche sperimentate, la pacciamatura trasparente ha consentito un minore dilavamento del suolo e conseguente lisciviazione dell’azoto e un minore effetto serra (conseguente al contenimento del protossido di azoto rilasciato dal terreno grazie alla copertura pacciamante).
La fertirrigazione ha permesso un risparmio idrico pari a 25% di acqua somministrata rispetto alle tesi irrigate per aspersione (300 m2 risparmiati ad ha).
La pacciamatura nera ha infine consentito risultati analoghi a quelli ottenuti con la pacciamatura trasparente, con in più una potenziale riduzione del 100% dell’uso di diserbanti.
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