di Gianni Colombari e Francesco Negri*
L’agricoltura conservativa si pone l’obiettivo di “fare ambiente” riducendo i costi agendo a livello di “efficienza d’uso” dei fattori della produzione. Nel mais, un esempio di miglioramento di efficienza nella direzione della sostenibilità è rappresentato, per certi aspetti, dal miglioramento continuo della capacità di sequestro della luce.
Da alcuni anni si stanno verificando tecniche di semina a file binate a quinconce per rendere ulteriormente più efficiente il sequestro della luce per mezzo dell’aumento dell’investimento, limitando le interazioni fogliari e radicali.
Nell’ambito della giornata della “Agricoltura sostenibile in campo – Nòva Agricoltura 2013” svoltasi presso Ersaf - Carpaneta - il 19 luglio, in accordo con la testata “Terra e Vita” di Edagricole, sono stati seminati in via preliminare 4 ibridi diversi al alto investimento e con modalità di semina differenti, per osservare, a livello dimostrativo, senza alcuna pretesa sperimentale, l’esito di questa tecnica in pieno campo nelle condizioni operative aziendali.
Mais, oltre dieci semi al metro quadrato
La semina con oltre 10 semi/m2 per i 2 ibridi a file binate e con oltre 9 semi/m2 per gli altri 2 ibridi con interfila da 75 e 45 cm, ha comportato mediamente un investimento rispettivamente di 9,7 e 8,7piante/m2.
Valutazioni visive di campo allo stadio di post-fioritura hanno evidenziato un apparente eccessivo numero di piante per unità di superficie, almeno secondo le tradizionali esperienze agronomiche.
La coltura sembrava più da “foraggio verde” piuttosto che da granella, con esili dimensioni dello stocco e spostamento in alto della spiga e del baricentro della pianta. Questi aspetti sono attentamente da valutare quando la coltura è seminata da granella anzichè da trinciato o da pastone.
Trinciato integrale
La produzione di biomassa e di spighe, alla maturazione lattea della granella, indica un vantaggio per le file binate quinconce ad elevata densità (9,7 piante/m2), rispetto agli altri due ottimi ibridi seminati, sempre ad elevato investimento (8,7 piante/m2), ma a fila semplice con interfila di 75 e 45 cm.
Ovviamente questa differenza produttiva non è attribuibile completamente, in questa prova, alla modalità di semina, ma alla sommatoria tra tecnica di semina e genetica degli ibridi a confronto.
La produzione di biomassa alla maturazione lattea è stata, per le file binate, mediamente pari a 21,8 t/ha ss, rispetto alle 19,4 t/ha ss degli ibridi con interfila da 75 e 45 cm.
È stata soprattutto la percentuale di sostanza secca di stocco-foglie-brattee a fare la differenza (24% circa per le binate e 21% circa per gli altri due ibridi) e a spingere la produzione di queste componenti a 18,7 t/ha ss per le binate, rispetto alle 16,0 t/ha ss per gli altri due ibridi.
In effetti, anche a vista nel corso dei rilievi e dei campionamenti, nelle file binate non è stato facile entrare in campo per l’effetto “barriera” delle piante, estremamente fitte.
Resa in granella
La produzione di granella conferma i dati ottenuti sulla biomassa, perché i due ibridi a file binate hanno prodotto circa 16,0 t/ha di granella al 13% U; mentre gli altri due ibridi, pur differenziandosi tra loro (14,9 per interfila 45 cm e 13,6 per interfila 0,75 cm), mediamente hanno ottenuto una produzione di 14,2 t/ha 13% U.
Sembra ragionevole, sulla base della “conoscenza genetica” dei materiali, stimare le due componenti con valori prossimi al 50-60% per gli aspetti genetici e 50-40% per quelli agronomici. Questa stima, ovviamente discutibile, in presenza di elevati investimenti, attribuirebbe alla semina a file binate, una componente di incremento produttivo di granella, pari a circa il 6% in quest’anno 2013, particolarmente favorevole per le frequenti precipitazioni estive.
Sarà interessante verificare se questo risultato positivo si ripeterà nei prossimi anni, in condizioni climatiche probabilmente meno favorevoli per l’azienda Carpaneta e/o turni irrigui di soccorso non così “sostenuti” dalle precipitazioni.
Mais, rese in aumento
L’iniziativa “Nòva Agricoltura” con la semina ad elevati investimenti di mais a file binate quinconce: P1758 e DKC 6815 a 9,7 piante/m2, rispetto alla semina a file semplici di mais Kalmus e Radioso con interfila rispettivamente di 75 e 45 cm e 8,7 piante/m2, ha permesso di rilevare ed osservare, pur nella semplicità dimostrativa, i seguenti punti:
- una maggiore produzione del 12% degli ibridi P1758 e DKC 6815 seminati a file binate quinconce e raccolti come mais trinciato integrale alla maturazione lattea della granella;
- questa maggiore produzione, alla maturazione lattea, è stata determinata unicamente da stocchi, foglie e brattee ed in particolare dal loro più elevato tenore di sostanza secca (+ 16%), rispetto agli altri due materiali seminati a fila semplice;
- una maggiore produzione del 13% del mais granella seminato a file binate quinconce;
- a vista, una tendenziale più ridotta dimensione dello stocco e uno spostamento verso l’alto del baricentro della pianta nel mais seminato a file binate e quindi un maggiore rischio di stroncamento, soprattutto per colture destinate a mais granella per la più lunga permanenza in campo rispetto al mais da foraggio;
- dalla pre-fioritura fino alla maturazione di morte la semina a file binate quinconce, al contrario soprattutto della semina con interfila da 75 cm, non ha permesso alla luce di penetrare nella vegetazione oltre le ultime 5-6 foglie;
- l’elevato investimento dunque, sembra coinvolgere l’assoluta necessità di mantenere sana e integra la rete di traslocazione dei sintati e l’efficienza fotosintetica della parte apicale della pianta fino alla spiga;
- le elevate produzioni ottenute nel 2013, particolarmente sulle file binate quinconce, vanno comunque interpretate sulla base del favorevole andamento climatico piovoso nei mesi estivi 2013, caratterizzati per altro da temperature medie notturne e massime giornaliere favorevoli, senza sostanziali prolungati stress termici ed idrici su piante già, per altro, sottoposte a stress da elevato investimento.
Le differenze percentuali riscontrate tra le due produzioni: trinciato e granella rispettivamente +12% e +13% a vantaggio delle binate, non sono ovviamente attribuibili esclusivamente alla diversa modalità di semina perché il vantaggio produttivo è l’espressione di due principali fonti di variabilità: genetica e modalità di semina.
Dunque, ragionevolmente, ma arbitrariamente, si potrebbe attribuire alla variabile genetica un 50-60% della differenza riscontrata; mentre la restante quota del 50-40% potrebbe essere attribuita, nel 2013, alla componente agronomica, ossia alla modalità di semina.
Se si accetta una stima di questa entità, si può concludere che nel favorevole anno 2013, che ha registrato presso Ersaf - Az. Carpaneta, 372 mm di pioggia dalla semina allo strato nero, con ulteriori 4 interventi irrigui di soccorso che hanno apportato almeno altri 160 mm di pioggia, la semina ad alta densità a file binate quinconce, rispetto all’alta densità a file semplici, è stata superiore per circa il 5 e 6%, rispettivamente per mais trinciato integrale e mais granella.
Nulla si può dire, con questa prova 2013, sul confronto tra alto investimento a file binate e semplici verso investimento standard.
(*) Gli autori sono di Ersaf - Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste - Regione Lombardia - Struttura “Produzioni e Filiere"