Ecco i fantastici, stupendi, mirabolanti Google Glass®. Si tratta di piccoli computer portabili in forma di occhiali. Se ne prendessimo uno in mano, vedremmo solo una montatura con una specie di monocolo - schermo trasparente (optical head-mounted display), che si può posizionare a lato del naso.
Qualcuno lo ha addirittura definito “uno smartphone per la vostra faccia”. Sono stati presentati alla manifestazione Google I/O del 2012 a San Francisco e proposti spettacolarmente al WWE SummerSlam (evento di Wrestling professionale) del 2013 a Los Angeles. I Google Glass usano comandi vocali e touch (sulla montatura). Sono capaci di dialogare con altri device mobili, come ad esempio gli smartphone o i tablet, dei quali utilizzano alcune funzionalità, come il collegamento a internet, essenzialmente condividendo o inviando informazioni.
Siamo in pieno post-desktop e Google Glass è un progetto informatico che potrebbe consentire di realizzare un vecchio (si fa per dire) sogno, quello dell’Ubiquitous Computing: device informatici densamente distribuiti, utilizzabili praticamente dappertutto, quindi anche in pieno campo, su un trattore, in una stalla, per integrare le tecnologie più avanzate nell’attività agricola di tutti i giorni.
La specialità dei Google Glass è la realtà aumentata (augmented reality), che potenzia la capacità di interagire con il mondo circostante. È come guardare attraverso lenti prodigiose, capaci, nella vita di tutti i giorni, di far comparire il nome della piazza di fronte a noi, tracciare percorsi stradali o ascoltare un messaggio mentre si sta camminando. Nella vita professionale, riconoscere istantaneamente una confezione di fertilizzante, indicandoci le sue caratteristiche magari ricordandoci la quantità disponibile in magazzino. Dato che ricevono comandi vocali, si può utilizzarli senza quasi usare le mani.
Queste capacità derivano dalla fastosa dotazione hardware, che è rilevante, soprattutto considerando le microscopiche dimensioni dell’apparato, come possiamo constatare dalla figura 1.
Fantastico. E quando sarà disponibile questa piccola meraviglia? Qui sta la sorpresa. Perché i Google Glass sono già stati distribuiti (a pagamento) agli sviluppatori per i test nel Febbraio del 2013, e sono acquistabili (in stock limitato) dal 15 maggio scorso, per i residenti negli Stati Uniti. Ma ben presto li vedremo certamente nelle grandi catene di prodotti elettronici di mezzo mondo. Cominciano anche ad esserci siti Web italiani dedicati come Googleglassitalia.it (fig. 2). (http://bit.ly/tev31).
In campagna
Fra gli 8000 tester che hanno provato i Google Glass c’erano anche degli agronomi, come Bruce Rasa, manager della TekWear LLC (http://bit.ly/tev32c), che ha sperimentato le potenzialità dell’apparecchio all’inizio del 2013 per la coltivazione del cotone. L’uso prevalente riguarda l’agricoltura di precisione, per la trasmissione di dati e la condivisione di immagini con esperti.
Ad esempio, in pieno campo, utilizzando i Google Glass è possibile distinguere non solo le specie coltivate, ma anche le varietà presenti in una determinata unità colturale, ed applicare così i prodotti fertilizzanti e le tecniche di controllo più adatte. L’esperimento ha coinvolto farmer di tutte le età, mostrando che il congegno è ampiamente trasversale alle categorie di utenti. Un documento che mostra questi testimonial è visibile all’indirizzo: http://bit.ly/tev33.
La pagina YouTube “Google Glass as an agronomy tool” (Google Glass come strumento agronomico - http://bit.ly/tev34b) è anch’essa piuttosto interessante (fig. 3).
Nel video occhialuti tecnici enfatizzano, con entusiasmo, la possibilità di effettuare attività complesse come il monitoraggio delle condizioni del suolo e della coltivazione. Tutti questi dati, in formati diversi (anche immagini), possono facilmente essere condivisi ma soprattutto registrati e conservati agevolmente in vista di analisi successive.
Che i Google Glass non siano solo per nerds, cioé fissati della tecnologia, è il leitmotiv del video di AgNerds, che consigliamo di visionare (http://bit.ly/tev35b), dove si magnifica in modo molto “rilassato” la loro capacità di fornire all’istante cose utili come mappe, audio, immagini fotografiche, magari facendo anche colpo sulle ragazze.
Alla pagina Glass & the Farm (http://bit.ly/tev36e), questo micro computer indossabile, anzi, “inforcabile”, viene descritto con un’enfasi che rivela tutta la meraviglia del suo utilizzatore. Si chiama Jeff Caldwell e utilizzando parecchia immaginazione spiega quello che un agricoltore potrebbe farci. Lo dice in modo affabulante, come in una fiction:
«... Sgusci fuori dal Pick-up, ti inginocchi e sei di fronte a un’erbaccia che non hai mai visto prima. Il display segue i tuoi occhi, usa la funzione di riconoscimento immagini per identificare la pianta e spara fuori un rimedio per controllarla. Non fai in tempo a girare la testa che succede la stessa cosa con quell’insetto su una foglia di soia, a pochi metri di distanza».
Nel testo si ipotizza anche l’uso agricolo di Google Glass in associazione ai droni, una possibilità forse un po’ avveniristica, ma davvero interessante, soprattutto per le possibilità di effettuare un controllo del suolo dall’alto. Divertente il finale:
«... Così, le mani degli agricoltori saranno un giorno finalmente libere di fare quello che ci si è sempre aspettato da loro: sporcarsi».
Nuovi scenari
Pensiamo a quali scenari questi nuovi occhiali preludono. Gli studenti di un Istituto Tecnico Agrario potrebbero approfittare dell’Augmented Reality, assicurandosi con un “colpo d’occhio” dati relativi a quanto stanno osservando in stalla o in campo. Un trattorista potrebbe ricevere le previsioni del tempo o una indicazione sullo stato della macchina direttamente nello screen in tempo reale, proprio mentre sta guidando. Un agronomo potrebbe conoscere la sua posizione e la tipologia di suolo di una unità colturale in pochi secondi, magari utilzzando il device con i comandi vocali.
Se lo smartphone ci ha abituato a una connettività outdoor ai servizi della Rete immediata, molto utile nella professione e nel lavoro all’aperto, Google Glass fa un passo avanti disimpegnando le nostre mani, con una libertà d’azione prima impensabile. Il Web of Things, il collegamento di tutti i device intelligenti fra loro, dal frigorifero, alla macchina, agli occhiali (noi compresi) è a un passo, mutando radicalmente il modo di lavorare. Tracciabilità dei prodotti, valutazione estemporanea dei danni colturali per fini assicurativi, training e partecipazione (come se si fosse lì) a operazioni manuali di rilevanza tecnica e chissà quanto altro. Certo, non è tutto oro ciò che luccica. Pensiamo ad esempio ai problemi di sicurezza, con tutti questi dati che circolano, e anche di privacy. Che accadrebbe se tutti cominciassero a fotografare (o filmare) tutti e sul web comparissero queste immagini? A ogni buon conto la Polizia del Dubai ha già cominciato a utilizzare questi occhiali intelligenti per “pizzicare” gli automobilisti indisciplinati nel traffico urbano (http://bit.ly/tev37e).
Forse anche perché legati a tutte queste problematiche, i Google Glass, comparsi sulla ribalta solo da pochi mesi, sono già un mito.
Aspettiamo quindi di vedere, nelle nostre campagne, aggirarsi come rabdomanti, occhialuti agricoltori high tech. Sembrano parlare da soli e seguire con gli occhi cose inesistenti, tuttavia non sono dei folli, ma ambasciatori dell’Ubiquitous Computing in ambiente rurale.