Pomodoro da industria, il futuro in mano alle startup

pomodoro da industria
Al Tomato World di Piacenza una rassegna di idee e realtà innovative presentate da startup tra sensori, droni e impollinazione: dal campo alla trasformazione

L’innovazione nella filiera del pomodoro da industria a volte prende le sembianze di giovani imprenditori che hanno deciso di renderla concreta. Mettendo in campo, letteralmente, le tecnologie più avanzate tramite aziende magari piccole, ma con grandi ambizioni e spesso non senza rischi. Questo è stato chiaro al Future Farm, convegno organizzato al Tomato World di Piacenza, la manifestazione dedicata interamente al pomodoro da industria. L’incontro è stato moderato da Francesco Timpano, professore di Politica economica alla Cattolica di Piacenza.

Paolo Ajmone, direttore della Scuola di dottorato del sistema agroalimentare Agrisystem dell’Università Cattolica, elogiando la presenza fondamentale dell’università sul territorio, ha introdotto la presentazione degli studi di due dottorandi: Giulia Antonucci, che ha parlato di remote sensing nel pomodoro da industria e Alberto Curnis, che ha messo l’attenzione sui report di sostenibilità basati sull’agenda 2030 dello sviluppo sostenibile che prima o poi tutte le aziende saranno chiamate a fare. Ma veniamo alle startup.

Impollinazione green

Impollinazione su misura “zero waste”. Si potrebbe riassumere così la mission di Agrinsecta, che produce insetti impollinatori. L’utilizzo e la produzione di questi insetti utili richiede un know-how molto specifico e l’attuale filiera è caratterizzata da un’elevata standardizzazione e un elevato utilizzo di plastica e rifiuti non recuperabili.

I componenti di Agrinsecta, invece, sono fatti di bioplastica e sono stampati in 3D. L’innovativo sistema di produzione zero waste produce colonie di insetti impollinatori “su misura” in arnie completamente green e utilizza tecnologie digitali a supporto della produzione. Agrinsecta è una delle poche aziende al mondo a conoscere le tecniche di produzione dei Bombus terrestris ad hoc per le produzioni di pomodoro, in un mercato predominante di aziende straniere e importatrici.

Biosensori e monitoraggio

Il progetto Bioristor, sviluppato nei laboratori del Cnr-Imem di Parma, ha l’obiettivo di estendere l’applicazione di alcuni sensori di natura biomedicale alle piante. Lo scopo è fornire uno strumento alle aziende agricole per ottimizzare il consumo di acqua, fertilizzanti e diagnosticare precocemente l’insorgere delle fitopatie, massimizzando le rese agricole. Il sensore sviluppato e brevettato è il primo biosensore in-vivo al mondo: viene inserito nello stelo della pianta e fornisce informazioni in continuo e in tempo reale sul suo stato di salute, fornendo così una diagnosi precoce ad ampio spettro.

Per farlo, il sensore è in grado di monitorare il contenuto della linfa della pianta, misurando il volume di acqua, gli ioni positivi (sodio, calcio, potassio), oltre che particolari molecole organiche prodotte dalla pianta stessa. Una notifica all’agricoltore gli indica il momento in cui operare irrigazioni, fertirrigazioni o eventuali trattamenti fitosanitari preventivi. L’obiettivo finale è utilizzare questo nuovo sensore per sviluppare un sistema di supporto alle decisioni (Dss) preciso, efficace, rapido e attendibile perché derivato direttamente dalla pianta. La startup desidera collaborare con aziende che si occupano di analisi dei dati nel mondo dell’agricoltura, al fine di comprendere se la strategia che opera è corretta nell’ottica di un agricoltore, ed eventualmente migliorarla.

Un altro progetto, iFarming, nasce dall’idea di monitorare l’umidità all’interno del profilo del terreno, intorno alla pianta, per gestire al meglio la risorsa idrica e migliorare la sostenibilità economica e ambientale. Si tratta dell’installazione di sonde tensiometriche, collegate tra loro, a diverse distanze tra la coltura e l’ala gocciolante, e soprattutto a varie profondità, per comprendere come si muove l’acqua nel suolo. Inoltre, con l’aggiunta di un sensore che quantifica gli apporti irrigui, l’agricoltore avrà a disposizione uno strumento completo che gli permette di ottimizzare i turni e i volumi d’irrigazione in base alle reali necessità della pianta.

Un’altra soluzione è quella presentata da Mister smart innovation, laboratorio della Rete alta tecnologia dell’Emilia-Romagna. Il progetto ha come obiettivo il monitoraggio e il controllo della strumentazione agricola e del prodotto tramite un sistema open-source di sensori personalizzabili e modulari. I dati provenienti dai sensori sono facilmente visualizzabili su un monitor touchscreen installato sulla motrice, permettendo quindi un rapido intervento dell’operatore in caso di necessità.

Analisi con droni

L’azienda Geo4 sta sviluppando uno strumento per agevolare il lavoro del tecnico di campo che spesso, in stagione, si ritrova a dover controllare superfici importanti, molto disomogenee, senza averne il tempo o la possibilità (es. campo troppo bagnato o trattato). Il sistema informatico necessita di un qualsiasi drone che supporti la programmazione della missione di volo. Una volta scaricate le immagini, possono essere elaborate con la procedura messa a punto da Geo4, che restituisce sia una valutazione della vigoria della coltura che il volume della massa fogliare. Questo sistema permette così al tecnico di valutare interventi tempestivi e puntuali sulla coltura. In particolare, il dato sul volume di massa fogliare è utile nel caso della fertirrigazione o della biostimolazione, in quanto può mostrare la risposta della coltura al trattamento effettuato.

Decisioni basate sui dati

Gravitation è un progetto di business innovativo che ha come obiettivo l’integrazione di pratiche legate all’agricoltura 4.0, fornendo i dati necessari per sviluppare un processo decisionale informato e orientato allo sviluppo sostenibile. La futura startup intende fornire dati puntuali per una serie di attività, ad esempio il monitoraggio dello stato di salute delle colture, l’utilizzo efficiente di input esterni, l’applicazione di modelli predittivi per la realizzazione di scenari di rendita, l’integrazione di pratiche per l’agricoltura di precisione, la mappatura sia attuale che storica dei terreni agricoli e la raccolta delle informazioni gestionali. L’aspetto innovativo del processo riguarda l’integrazione di tecniche di machine learning e remote sensing per la creazione e l’analisi di dati puntuali.

Nuove tecnologie

Mister smart innovation ha anche presentato una tecnologia wireless, chiamata LoRa, il cui principale punto di forza è la possibilità di trasmettere dati su lunghe distanze, fino a diversi km. Il sistema in questione è costituito da una rete “a stella” in cui un nodo centrale (gateway) raccoglie informazioni da vari nodi posizionati sul campo, i quali lo informano regolarmente riguardo le condizioni del terreno (temperatura, umidità ecc.); a questo punto l’utente, sulla base dei dati raccolti, è in grado di inviare comandi, sfruttando nuovamente la rete LoRa, ad attuatori posti sul campo per compiere, a distanza, attività di gestione del terreno (come, ad esempio, attivare il sistema di irrigazione).

Beast propone un azionamento oleodinamico innovativo capace di far lavorare in simbiosi la meccanica, l’elettronica e il software, in modo da facilitare l’avanzamento tecnologico in questo ambito. Qualsiasi utente, grazie a un ambiente software pensato per effettuare programmazioni rapide e di qualità anche per chi non ha esperienza nell’ambito della programmazione, può quindi realizzare in autonomia controlli di velocità del pistone idraulico, cambi di direzione, controlli di sicurezza, diagnosi e altro, senza dover pagare onerosi costi in formazione o consulenza.

Più valore dalle bacche

La novità del progetto Inposa, finanziato dal Psr Sicilia 2014-2020, riguarda la lavorazione del pomodoro nella fase dell’invaiatura. Grazie alla differenza di contenuti e valori delle molecole come la pectina, il licopene, il betacarotene e l’acido citrico, si crea un nuovo prodotto, diverso per consistenza, colore, gusto e profumo da quello rosso. Con nuove prospettive sul mercato dei consumatori finali. L’introduzione dell’innovazione è destinata anche a contribuire ad aumentare la produttività, ridurre l’impatto ambientale e ad ampliare l’integrazione di filiera.

TomaPaint, invece, è una startup che ha l’obiettivo di produrre una bioresina dagli scarti di pomodoro da industria (solo nel Nord Italia ne vengono prodotti 150mila tonnellate ogni anno) con un processo brevettato. La bioresina può essere utilizzata come principale componente per la formulazione di vernici per l’interno degli imballaggi metallici per alimenti (come, ad esempio, quelli che contengono gli stessi pelati). Recentemente TomaPaint ha realizzato un impianto industriale che ha una capacità produttiva potenziale di 500 t/anno e sta lavorando per valorizzare gli scarti del suo stesso processo.

Fertilizzanti innovativi

Natural development group ha sviluppato Microsap, un sale inorganico di fosforo e calcio. La tecnologia è quella di un carrier che ha la funzione di attivare l’azione del principio attivo (ad esempio Bacillus thuringiensis, rame, zinco, manganese, piretro) che si decide di aggiungere tramite coating naturale. Il prodotto può resistere anche a 50-60 mm di pioggia grazie al coating naturale creato dalla carica elettrostatica. Per es. il trattamento a base rameica resiste anche una settimana sotto le piogge battenti. È stato già presentato il dossier per lo stato di agrofarmaco.

Pomodoro da industria, il futuro in mano alle startup - Ultima modifica: 2022-03-07T14:55:34+01:00 da K4

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