Il rilevamento cartografico del territorio agrario, realizzato da schiere di oscuri geografi con l'aiuto di varie strumentazioni topografiche, ha subito negli ultimi decenni un impulso veramente enorme. Grazie all'accoppiata: tecnologia informatica e aerospaziale, la rappresentazione simbolica dell'ambiente che ci circonda è diventata molto precisa, ricca di informazioni e, grazie alla Rete, realmente a portata di mano.
Con un minimo di organizzazione, agronomi e agricoltori potrebbero usufruire, già ora, di immagini della terra vista dal cielo (Satellite Imaging Technology - http://www.satimagingcorp.com/svc/agriculture.html), che hanno sempre da raccontare storie molto interessanti e utili per la gestione e il controllo della situazione colturale al suolo.
In tal modo potrebbero essere fornite agli interessati informazioni sullo stato vegetativo delle colture, la disponibilità idrica, condizioni del suolo, perfino lo svilupparsi di patologie e molto altro (fig. 1).
Questi strumenti avanzati sono sempre relazionati alla base cartografica digitale e ai dettagli che in essa vengono resi disponibili. Le mappe oggi descrivono il territorio agrario come non mai. Ci siamo allontanati dalle carte che arredavano i locali scolastici, di colore pastello, piene di nomi esotici, di cui Wislava Szimborska aveva scritto in una delle sue ultime poesie: “...Amo le mappe perché dicono bugie. / Perché sbarrano il passo a verità aggressive. / Perché con indulgenza e buonumore / sul tavolo mi dispiegano un mondo / che non è di questo mondo. “ (Adelphi, 2012). Oggi viviamo una fruizione geografica definitivamente smagata. Sono disponibili rappresentazioni dal significato anche molto crudo, come ad esempio: mappe della fame o della mortalità per una particolare malattia.
Quello che mancava però, almeno fino a poco tempo fa, era la possibilità di partecipare direttamente alla loro elaborazione. Ora alcune iniziative rendono possibile non solo procurarsi carte dettagliate della superficie terrestre ed editarle, ma anche fornire i dati che queste possono contenere, inserendo l'indicazione di strade e aree rurali o boschive di nostro interesse.
Una di queste iniziative, che vedremo un po' più da vicino, si chiama OpenStreetMap (http://www.openstreetmap.org/). Si tratta di un progetto finalizzato alla pubblicazione di una mappa dell'intero pianeta, liberamente modificabile, che chiunque può contribuire a dettagliare. È una iniziativa aperta (fig. 2).
Il database è coperto da Open Database License (http://opendatacommons.org/licenses/odbl), mentre la cartografia è rilasciata sotto licenza Creative Commons - attribuzione (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/deed.it).
Novelli “mappatori”
Anche se tutti possono imparare a mappare, non è una faccenda da dilettanti. Le basi cartografiche disponibili sono estremamente sofisticate, come, ad esempio, quella fornita dalla Nasa; il cosiddetto “mosaico del mondo” (da Landsat-7), accessibile on line tramite Web Map Service (http://wiki.openstreetmap.org/wiki/WMS_Server).
Possiamo ben dire di essere di fronte a un grandioso progetto geografico-collaborativo. È anche un'occasione importante per le professioni dell'agricoltura.
Nelle antiche carte dell'Asia o dell'Africa, sembra che le aree inesplorate venissero indicate con la scritta hic sunt leones o dracones, per dire che non si sapeva cosa vi fosse.
Nelle zone rurali italiane è un po' così anche oggi. Si passa dal rutilante dettaglio toponomastico delle città, al vuoto verdino delle campagne. Attivarsi, a livello personale, per cominciare a popolare le carte rurali, almeno delle zone che si conoscono direttamente (quelle intorno all'azienda o che stanno a cuore), significa far rientrare nella storia, numerosi toponimi in via di estinzione, fontanili, case coloniche e strade rurali, menzionare la vendita di prodotti alimentari in azienda, maneggi, valorizzando il proprio ambiente di lavoro e di vita. Tutto a portata di personal computer o meglio di smartphone. (fig. 3).
Facciamo notare che oltre ciò, l'attività in questione è anche una specie di prova generale di Augmented Reality, di cui abbiamo recentemente parlato in questa rivista. Si tratta infatti di contribuire all'inserimento di dati significativi nella struttura cartografica, i point of interest geolocalizzati e rispondenti a sistemi informatizzati di riconoscimento. Anche questi basati su mappe liberamente utilizzabili dai device mobili. Sono ottime piattaforme tecnologiche per queste operazioni. Hanno potenti processori, schermi touch di notevoli dimensioni, un ricevitore gps, bussola e specifiche Apps.
Open soil map
Non dimentichiamo che OpenStreetMap è una iniziativa che vive di volontariato. Esiste quindi una comunità di sviluppo che si occupa di far crescere il progetto. A questa è possibile aderire, magari per avviare qualche gruppo tendenzialmente agrario, che contribuisca a mappare una significativa parte del territorio italiano. Bell'idea, si potrebbe dire; ma cosa ci si guadagna?
Innanzi tutto c'è un fatto conoscitivo. Inserire i punti di interesse agrario nel database generale consentirebbe di leggere il territorio in questo senso. Ottimo supporto per studi agronomici e per i professionisti (agronomi, veterinari, chimici ambientali, ingegneri), che debbono circoscrivere o ritrovare luoghi specifici per avviare osservazioni e rilievi su di essi. Inoltre c'è un fatto gestionale. Poter dirigere il proprio navigatore su questi tags significa rendere conosciuti e reperibili, in caso di necessità, i luoghi di nostro interesse e non solo per fatti drammatici (alluvioni, frane, terremoti), ma anche semplicemente per fini professionali che riguardano l'attività agricola, scelta dei tragitti migliori e più veloci per i trasporti e molto altro ancora (fig. 4).
Progetto ambizioso
Con Open Street Map e progetti similari si possono fare tante cose utili. Incrementare autonomamente le informazioni geografiche sulle nostre zone; scegliere la tipologie di mappe utili per particolari esigenze; stampare e utilizzare una mappa in Osm; inserire la mappa nel sito dell'azienda; usare la mappa su navigatori gps, palmari e cellulari.
Si delinea così un bel progetto partecipativo per i nostri tecnici del verde e agricoltori che potrebbero essere impegnati, magari anche solo per diletto, a cartografare dettagli delle zone di propria pertinenza o interesse. In tal modo sarebbe possibile restituirle alla comunità di sviluppo per un loro inserimento nel novero dei punti raggiungibili su cartografie digitali.
E' vero che siamo solo agli inizi, ma questo ambizioso progetto, proprio perché fa parte di una logica collaborativa e distribuita, dà la massima garanzia di sopravvivere nel tempo e diventare, alla fine, un vero strumento di lavoro per tanti professionisti e imprenditori della campagna. Allora si potrà anche fare un piccolo investimento in auto-formazione e documentazione. Tempo e denaro spesi, non saranno certo sprecati.