Servirebbe un Isobus anche per i dati

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Si moltiplicano le informazioni raccolte in campo, ma manca ancora uno standard universalmente accettato per lo scambio. Stanno però nascendo i primi tentativi di connettività tra concorrenti, favoriti anche dall’interesse degli agricoltori

Un percorso del tutto simile a quello dell’Isobus si sta realizzando in questi ultimi anni per la raccolta, trasferimento e soprattutto scambio dei dati. Sono simili sia il contesto – l’agricoltura di precisione – sia le necessità – trasmettere dati tra sistemi che lavorano con diversi protocolli software – sia lo stato di fatto, che vede un’oggettiva difficoltà di dialogo tra macchine di marchi differenti. Per tutti questi motivi, ci si augura che alla fine sia identico anche il risultato. Ovvero che tra pochi anni si affermi un modello convalidato e universalmente accettato per la circolazione dei dati.

Il contesto

Siamo per l’appunto nell’ambito dell’agricoltura ad alta tecnologia, o di precisione se vogliamo. La situazione è abbastanza nota a chi ha provato a occuparsi della materia. Trattori, mietitrebbie e trince di ultima generazione collezionano Gigabyte di informazioni su posizione, ore lavorate, consumi di gasolio, velocità media, rese, eccetera.
Una mole destinata a centuplicarsi, perché non soltanto i trattori, ma anche la maggior parte degli attrezzi si sta digitalizzando. Nel giro di pochi anni anche un semplice pezzo di ferro come l’albero cardanico si trasformerà in un produttore di dati su tempi di funzionamento, velocità media di rotazione e altro ancora.
Si pone a questo punto il problema di come far arrivare tutti questi Gigabyte laddove possano essere interpretati e fatti fruttare.

Per le informazioni sul funzionamento della macchina la naturale destinazione è l’officina del concessionario, laddove si analizzano i valori e si stabilisce se vi sono rischi di guasti a breve o medio termine, mentre le informazioni su quantità di seme e concime, rese per ettaro, umidità e contenuto di amido del prodotto servono a chi realizza i piani agronomici di semina e coltivazione e al tecnico che predispone le mappe di prescrizione per gli interventi a dosaggio variabile.
Consumo di gasolio, ore di lavorazione annue, tempi di fermo in campo, produttività oraria e simili sono invece preziosi per il proprietario dei mezzi, che sia agricoltore o contoterzista, per rendere più efficiente il parco macchine.

Dialogo tra stranieri

A complicare questo schema, già complesso in partenza, arriva il fatto che in questi anni tutti i costruttori hanno creato sistemi di raccolta e gestione dei dati basati su software proprietari. Vale a dire prodotti internamente o comunque realizzati appositamente per quel marchio. Accade così che mentre la raccolta e trasmissione dei dati dal trattore all’ufficio è semplicissima – e lo stesso vale per la comunicazione tra trattore (o macchina da raccolta) e la concessionaria – quando si passa dal singolo marchio a una flotta composta da più colori, tutto diventa complicato.

Per fare un esempio, fino a pochissimi anni fa chi faceva raccolta dei dati di lavorazione con trattori John Deere e delle rese con mietitrebbie Claas non aveva modo, se non manualmente e appoggiandosi a un software terzo, di mettere assieme questi valori, per creare, per esempio, statistiche automatiche sul rapporto tra concimazione e produzione di una determinata parcella di campo.

Questo perché i sistemi dei vari costruttori sono chiusi e usano protocolli di criptazione e trasmissione dati, come si dice, proprietari. Vale a dire che sono impermeabili a strumenti che non appartengano a quella famiglia di prodotti.
Come evidente, le analogie con l’era pre Isobus sono parecchie. Così come un tempo non era possibile far dialogare trattore e attrezzo che appartenevano a marchi diversi, oggi si fa fatica a trasferire in un unico archivio virtuale – solitamente in Cloud, ovvero immagazzinato nel web – dati provenienti da sistemi diversi.

Fendt è tra i fondatori di Agrirouter, piattaforma cui partecipano anche molti costruttori di attrezzi

Le prime soluzioni

La ritrosia manifestata dai costruttori a rendere accessibili i propri sistemi operativi è spiegata ufficialmente con la necessità di proteggere i dati del proprietario da intrusioni indesiderate, ma è evidente come essa abbia risposto, almeno in un primo momento, anche a una precisa strategia commerciale. Rendendo complesso raccogliere informazioni da macchine di provenienze diverse, si è cercato di far sì che agricoltori e contoterzisti diventassero mono-marca, ovvero fidelizzati a questo o quel gruppo.
Un obiettivo chiaramente irrealizzabile, che unito alla crescente domanda di connessione sta spingendo i costruttori a trovare una soluzione. Ci si sta insomma rendendo conto che il mondo va in una direzione ben precisa e che, se si vuole fare l’agricoltura 4.0, le informazioni devono circolare liberamente.

Anzi, più circolano e meglio è per tutti. Non è possibile che i dati della mietitrebbia continuino ad essere gestiti soltanto da Claas con il suo Telematics e quelli del trattore restino un’esclusiva di qualcun altro, per esempio Massey Ferguson o Case IH.
Occorre invece che i vari protocolli si parlino. Si sono così avuti, nell’ultimo quinquennio, i primi tentativi di creare sistemi di interscambio aperti, ovvero accessibili da un ampio ventaglio di fornitori di attrezzi, macchine e anche software gestionali per l’azienda agricola.

Si tratta essenzialmente di piattaforme che dialogano con un certo numero di marchi (purtroppo non ancora con tutti), raccolgono i dati e li trasferiscono alla banca dati o al servizio scelto dal proprietario, che sarebbe poi l’agricoltore o il contoterzista. Insomma, né più né meno che un Isobus per il cloud.
Purtroppo, rispetto all’Isobus vero e proprio scontano ancora un grosso handicap, ovvero l’assenza di un centro di scambio e connessione universali. Molto probabilmente nascerà entro pochi anni, sulla spinta del progresso, ma per ora dobbiamo limitarci a registrare soltanto le prime iniziative in questo senso: positive e volenterose, ma non ancora risolutive.

Data Connect

A quanto ci risulta sono principalmente due le alternative, al momento, più alcune altre in via di costituzione o non ancora disponibili per il nostro paese. La prima è Data Connect, che raggruppa tre importanti costruttori di trattori. L’altra è Agri Router e vede invece una più massiccia partecipazione di attrezzisti, oltre che di alcuni big della meccanica agricola.
Data Connect è stata fondata da John Deere e Claas, con il coinvolgimento di 365 Farm Net, un sistema gestionale messo a punto da una realtà tedesca e aperto alla partecipazione di tutti. L’adesione del gruppo Cnh Industrial – con i brand New Holland, Case Ih e Steyr – l’ha portato a coprire bella fetta del mercato di trattori e macchine da raccolta.

Attraverso la piattaforma, spiegano gli ideatori, è possibile scambiare informazioni tra cloud. Ma anche controllare in remoto macchine appartenenti a diversi marchi tramite un solo portale. Come il My John Deere o Claas Telematics, per dirne due. Prevista, infine, l’integrazione con i sistemi di Aef. Vale a dire l’associazione che riunisce oltre 200 costruttori di macchine agricole proprio allo scopo di favorire la connettività tra brand e il libero scambio di conoscenza.

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Claas ha realizzato una compatibilità quasi completa con John Deere. Le informazioni sulle macchine di questi marchi possono essere visualizzate sull’Operation Center di John Deere come pure sulla piattaforma Claas Telematics

Agri Router

In Data Connect non figura al momento Agco, che è invece tra i fondatori di Agri Router, un protocollo messo a punto dalla tedesca Dke (sigla che sta per Dati, Comunicazione e Sviluppo).
In sostanza, Agri Router si presenta come “Piattaforma universale per lo scambio dei dati”, precisando che per suo tramite è possibile il dialogo tra diversi marchi di attrezzi e macchine operatrici. L’agricoltore o il contoterzista possono decidere quali informazioni condividere e con chi.

Dunque, possono usare Agri Router per trasferire file all’interno della propria flotta oppure per inviarli ad altri soggetti, come uno studio agronomico oppure il contoterzista (viceversa, il contoterzista può sfruttare Agri Router per trasferire i dati sulle lavorazioni e le rese ai propri clienti). Il tutto, una volta fatte le impostazioni iniziali, avviene automaticamente.
Pensato come piattaforma di scambio, non permette lo stoccaggio delle informazioni. Non è insomma un cloud, ma soltanto un’autostrada per il trasferimento da un cloud all’altro.

L’impiego dei dati

In linea di massima le due piattaforme funzionano dunque in maniera abbastanza simile, poiché permettono di rastrellare dati da sistemi operativi diversi e li trasferiscono in un centro di raccolta unico, così da poterli consultare e utilizzare agevolmente. Il caricamento avviene in forma automatica oppure manuale, trascinando i file nella cartella della piattaforma.

Per i dispositivi non dotati di collegamento wireless, invece, può essere necessario passare attraverso il cellulare o installare una scheda modem apposita.
Una volta raccolti, i file sono convertiti in formati universali come l’Iso Xml, per un impiego sui più comuni sistemi gestionali, e trasferiti dove desidera l’operatore. I sistemi che non hanno funzione di storage solitamente cancellano i dati trasmessi dopo un mese circa.

Le iniziative dei costruttori

Sono degne di nota due iniziative da parte di due dei principali gruppi mondiali. La prima è Agro-Link, pensata da Agco e presentata tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020.
In linea di principio, funziona in modo molto simile ad Agri Router. Salvo che, a differenza del primo, tratta principalmente informazioni agronomiche più che quelle relative al funzionamento delle macchine e inoltre permette la conservazione delle stesse. Anzi, nasce principalmente a questo scopo.

Si tratta insomma di un vero cloud. Con la differenza che su di esso si possono caricare file provenienti da sistemi operativi diversi, che saranno automaticamente convertiti in un formato leggibile per Agro-Link. Anche in questo caso, pertanto, cade almeno parzialmente la barriera di incomunicabilità tra trattori o macchine da raccolta di diversi costruttori. Attualmente in fase di sviluppo, non è per ora disponibile in Italia. Arriverà, ci dicono dalla Agco, ma non si sa ancora quando. Un altro tentativo di aprire i propri ambienti alla concorrenza è l’Operations Center di John Deere.

Si tratta della piattaforma di raccolta e trasmissione dati che il marchio ha creato sia per la gestione delle flotte John Deere sia per lo scambio di informazioni con macchine della concorrenza. In pratica l’Operations Center può ricevere file dall’esterno e interpretarli come se fossero prodotti da mezzi di sua proprietà. È, in pratica, l’interfaccia tra la macchina John Deere e sistemi di scambio come il già citato Data Connect.

Servirebbe un Isobus anche per i dati - Ultima modifica: 2022-07-16T09:29:25+02:00 da Simone Martarello

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