Nelle precedenti pubblicazioni su TV (n. 25/2015, n. 18/2011, n. 40/2011 e n. 47/2011) l’autore del presente articolo introduceva e spiegava gli elementi caratterizzanti e i meccanismi di funzionamento della “pacciamatura eco-degradabile” del suolo in coltivazioni erbacee, in particolare mais e riso. Si tratta di un’esperienza di oltre 10 anni nello sviluppo di codesta tecnologia, che si compone di una famiglia di tecniche e di materiali in costante evoluzione.
Ora ci troviamo nella fase di sviluppo pieno del “pacchetto tecnologico”: tipicamente in questa fase si mettono a punto e si migliorano le prestazioni, lavorando sulla continua innovazione necessaria per aumentare l’economia di scala del sistema.
Per quanto concerne il fronte burocratico-autorizzativo, la pacciamatura eco-degradabile non è attualmente soggetta a vincoli particolari.
La nutrita serie di analisi, pubbliche e private, sulla residualità in campo dei materiali utilizzati ha evidenziato ovunque la sostanziale “azione neutra” nei confronti dell’ambiente e degli organismi (macro e micro) ivi ospitati.
Una recente comunicazione emessa da Ecogruppo Italia avalla e consiglia l’utilizzazione di entrambe le categorie di teli («compostabili» e «ossi-foto-degradabili»), sia per agricoltura convenzionale che biologica, sottolineando l’assenza di elementi tossici e definendo come “neutra” l’azione dei polimeri utilizzato nei confronti di tutte le componenti del suolo e delle falde acquifere.
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