L’innovazione in agricoltura è fondamentale per rispondere alle sfide che il settore è chiamato ad affrontare. Altrettanto importante però è comunicare agli attori della filiera e all’opinione pubblica i risultati che si possono ottenere grazie all’innovazione e creare così un dialogo fatto di corrette informazioni e privo di pregiudizi. Se n’è parlato a Bologna nel convegno promosso da Assosementi e intitolato “Comunicare l’innovazione”. New Breeding Techniques, concia delle sementi e agricoltura di precisione: il settore sementiero coinvolge l’innovazione su numerosi aspetti con l’obiettivo di garanti- re un’agricoltura di qualità, capace di generare valore aggiunto per tutta la filiera in termini
di sostenibilità e sicurezza alimentare.
«Non è possibile parlare di innovazione in agricoltura senza partire dal seme - ha esordito il presidente di Assosementi, Giuseppe Carli - la percezione dell’agricoltura sta evolvendo e con essa anche il modo di comunicarla: si sta abbandonando finalmente l’idea di un’agricoltura slegata dai progressi della scienza e della tecnologia. Il settore
sementiero in Italia investe in ricerca e sviluppo il 15% del fatturato annuale, con l’obiettivo di dare vita a varietà che possono generare valore aggiunto per tutta la filiera».
Il riso fiorisce prima
Le nuove varietà si potrebbero creare facilmente grazie alla ricerca genetica. Vittoria Brambilla, ricercatrice del Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali, Università di Milano, sta lavorando a uno studio sul riso tramite Crispr/Cas9, con l’obiettivo di mo- dificarne in modo mirato il ciclo colturale. E hanno già ottenuto di anticiparne l’epoca di fioritura. «Le piante ottenute hanno solo la mutazione prescelta e non contengono mutazioni casuali indesiderate. La tecnologia Crispr/Cas9 è un potente, nuovo strumento per fare miglioramento genetico in agricoltura, ma la gente la confonde con gli Ogm: infatti la nostra richiesta di estendere la sperimentazione al campo è ferma al Mipaaf da oltre un anno. Se l’Europa decidesse di vietarne completamente l’utilizzo, l’innovazione tecnologica in campo agricolo nel nostro Paese ne sarebbe penalizzata».
Polverosità misurabile
Fra le innovazioni più recenti c’è anche uno strumento per misurare il rilascio di polveri nei semi trattati, presentato da Cesare Accinelli, ricercatore del Dipartimento di Scienze e tecnologie agroalimentari, Università di Bologna. Il dispositivo, brevettato dall’Università di Bologna, parte dal presupposto che i semi trattati sono per legge colorati e si basa su un nuovo approccio colorimetrico, mutuato dall’industria delle vernici. Tuttavia, secondo Accinelli: «Gli sforzi nel portare soluzioni innovative nel settore del seed treatment non trovano adeguato spazio nella stampa, ma solo in quella quella specialistica del settore sementi o difesa».
Droni sottovalutati
A volte è la stessa agricoltura che si “autosabota”. Accade quando non si avviano sufficienti applicazioni delle nuove tecnologie disponibili. Romeo Broglia, ad di AeroDron, spiega il ruolo dei droni in agricoltura: «Le tecnologie di rilievo a bassa quota con droni (Sapr) possono fornire informazioni sul vigore delle colture, possono far ottimizzare le risorse, incrementare l’efficienza della resa delle sementi e fornire informazioni per individuare i periodi ottimali per alcune specifiche attività colturali come le potature o il raccolto. Se all’estero l’attenzione a queste tecnologie è elevatissima, in Italia c’è poco interesse e si fatica a trovare enti di ricerca o aziende del comparto che supportino la sperimentazione e la messa a punto delle metodiche».