«Senza adeguati impianti una serra che si voglia definire moderna è solo un involucro vuoto. Per renderla efficiente e quindi produttiva occorre allestirla con i macchinari più opportuni e rinnovarli appena necessario. Non ho mai smesso di seguire questa strategia nei quasi trent'anni che ho dedicato finora alla coltivazione di piante in vaso in serra». Per Sandro Marti, floricoltore di Leverano (Le) titolare della Floricoltura Marti, che produce piante fiorite e verdi in vaso su 3 ha di serre, in agro di Nardò, l'impiantistica è la colonna vertebrale di un'azienda florovivaistica che voglia stare attivamente sul mercato. «Prescindere dagli impianti è inutile, oltre che impossibile, e arrangiarsi alla bell'e meglio non paga», sentenzia, sulla base di un'esperienza collaudata che l'ha fatto diventare punto di riferimento nel comprensorio florovivaistico di Leverano, Nardò, Porto Cesareo e Copertino. «Questa azienda è in piedi dal 1975, quando mio padre Antonio, fra i primi pionieri del mestiere di floricoltore a Leverano, tolse la vigna per coltivare gladioli in pieno campo. Il passo successivo fu una prima serra artigianale in legno-plastica di 2mila m², per coltivarci fiori recisi, cioè gladioli, gerbere, garofani, e ortaggi. A essa ne seguirono altre. Nel 1980 ho preso in mano l'azienda e l'ho rifatta da zero. Le serre in legno-plastica erano obsolete. Ho realizzato nuovi e ampi tunnel-serra in ferro-plastica, prima 13mila m², oltre a 2mila m² in ferro-vetro, nella parte cosiddetta vecchia dell'azienda e di recente altri 11mila m² in ferro-plastica in quella nuova; infine 4mila m² sono coltivati in piena aria. Ho soprattutto cambiato indirizzo colturale, passando dai fiori recisi alle piante in vaso e puntando in particolare sul ciclamino e sulla stella di Natale. A quel tempo una novità assoluta in zona, ma, essendo giovane, ambivo a produrre qualcosa di più intrigante e redditizio dei comuni fiori recisi».
Eccesso di salinità
Per coltivare piante in vaso, Marti introdusse subito un innovativo, e prima mai utilizzato in zona, impianto di dissalazione dell'acqua. «L'azienda è molto vicina al mar Jonio, non più di 4 km, sicché l'acqua che preleviamo dai pozzi aziendali è salmastra, infatti ha una conducibilità elettrica pari a 2.500-3mila μS/cm. Con un'acqua così ricca di sali minerali è impossibile coltivare piante in vaso. Anche per i fiori recisi non è adatta, ma i loro produttori adottavano, e molti così fanno tuttora, un accorgimento empirico: scoprivano i tunnel-serra da aprile a novembre, per favorire con le piogge il lavaggio del terreno e quindi lo sgrondo dei sali, e li ricoprivano con i primi freddi». Ma questa operazione non è efficace con le piante in vaso. Perciò Marti nel 1985 ha acquistato un impianto a osmosi inversa. «Era una novità assoluta nelle serre, visto che allora impianti del genere venivano utilizzati solo sulle navi, e qua mi davano del matto e dello spendaccione. Al Flormart di Padova avevo conosciuto un'azienda espositrice che li proponeva per le aziende agricole, colsi l'occasione e ne comprai uno: piccolo, capace di dissalare appena 800 l/h di acqua con una conducibilità elettrica finale di appena 300 μS/cm, alla quale aggiungere i vari fertilizzanti, che mi ha consentito di coltivare bene il ciclamino e la stella di Natale, che hanno bisogno di acqua dolce». Alcuni anni dopo, quando la superficie aziendale è cresciuta, Marti ha introdotto altri due impianti a osmosi inversa più grandi: prima uno da 5 m³/h nell'unità aziendale vecchia e poi un altro da 7 m³/h nella nuova. Inoltre ha integrato tale disponibilità con l'acqua piovana, dotando tutte le serre di un impianto di raccolta dell'acqua dalle falde dei tunnel e di convogliamento in tre cisterne della capacità complessiva di 6mila m³.
Riscaldamento
La coltivazione di piante fiorite e verdi in vaso non può prescindere dal riscaldamento delle serre, almeno nei periodi più freddi dell'anno. Perciò Marti ha provveduto agli impianti per riscaldarle. «Stelle di Natale, Anthurium e piante verdi hanno bisogno di almeno 18 °C, le altre piante di una temperatura che non scenda sotto i 10 °C. Dapprima riscaldavo le serre utilizzando bruciatori a gasolio, uno per ogni gruppo da tre tunnel. Poi ho centralizzato il riscaldamento della parte vecchia con una centrale termica da 4,5 milioni di Kcal, alimentata con olio combustibile BTZ (a basso tenore di zolfo), pesante e denso, residuo della raffinazione del petrolio per la produzione di gasolio, che acquisto direttamente dalla raffineria di Taranto. La centrale termica riscalda 15mila m² di tunnel-serra mediante la produzione di acqua calda che, andando in circolo, realizza sia il riscaldamento basale, con tubi interrati nel pavimento dei tunnel irrigati con il metodo del flusso e riflusso, sia quello aereo con aerotermi». Nella parte nuova dell'azienda, Marti ha introdotto una centrale termica a biomassa da 2 milioni di Kcal, alimentata con nocciolino di oliva, per la quale ha dovuto installare un abbattitore di fumi per evitare problemi d'inquinamento. «Sto comunque valutando l'opportunità di sostituire la centrale a olio combustibile BTZ. Quest'olio ha un potere calorifico quasi pari a quello del gasolio, ma 20 anni fa era più economico, adesso meno. Inoltre, a differenza del gasolio, che è più raffinato e brucia meglio, lascia molti residui, sicché la centrale termica ha bisogno di manutenzione continua e costosa».
Fertirrigazione
Se gli impianti di dissalazione e riscaldamento sono sicuramente fondamentali, non sono affatto da trascurare gli altri, che possono magari apparire di minor conto, sostiene Marti. «In tutte le serre è attivo un impianto d'illuminazione con lampade a basso consumo. Prima lo utilizzavo per soddisfare le esigenze del fotoperiodo delle stelle di Natale, ora non è più necessario perché coltivo varietà che non hanno bisogno di luce supplementare, ma serve comunque perché nelle serre si lavora anche la mattina presto e la sera tardi». Le aperture laterali e al colmo sono automatizzate regolandole su una predefinita temperatura interna, che s'imposta su quadri computerizzati. Tutti i tunnel-serra sono dotati di schermi termici che vengono tenuti aperti durante l'estate di giorno per ombreggiare e chiusi durante l'inverno la sera per ridurre la superficie della serra e diminuire la dispersione di calore. Per l'irrigazione e la fertirrigazione Marti adotta tre diversi modalità: «Le piante fiorite più piccole in vaso le coltivo su bancali a flusso e riflusso o, per subirrigazione, con tappetini e manichette, per una superficie di 2mila m²; le altre piante fiorite in vaso su pavimento, irrigate e fertirrigate o con “spaghetto” o mediante tappetini tenuti bagnati da manichette; le piante fiorite a terra a flusso e riflusso, raccogliendo l'acqua o la soluzione nutritiva in una vasca sotterranea e rilanciandola di vasca in vasca per servire blocchi di piante corrispondenti e reintegrandola, a fine giornata, con altra acqua e i concimi necessari. Voglio infine ricordare l'invasatrice, che non è un vero e proprio impianto, ma è comunque un macchinario centrale per la mia azienda, importante tanto quanto i comuni impianti».
Dal 1982 mi occupo di Dissalazione Agricola ed ho costruito ed installato decine e decine di speciali Dissalatori Agricoli presso altrettante Aziende Agricole.
Vorrei qui richiamare l’attenzione dei lettori sul fatto che i “Dissalatori Agricoli” non sono dei normali dissalatori ad Osmosi Inversa, ma sono il frutto di decine di anni di prove, di sperimentazione, di aggiustamenti.
Il Dissalatore Agricolo è soltanto il Dissalatore INGIAIMO ed è l’unico costruito appositamente per soddisfare pienamente le necessità del mondo Agricolo.
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