Una varietà di Glera resistente, che permetta di abbattere del 70% i trattamenti con anticrittogamici. È questo l'obiettivo del progetto di ricerca presentato durante l'ultima edizione di Vinitaly, frutto di una convenzione siglata da Confagricoltura Veneto e il Crea-Ve, il Centro di ricerca per la viticoltura e l’enologia, che coinvolgerà 18 tra le maggiori cantine delle terre del Prosecco con l’obiettivo di arrivare a ottenere nuove varietà resistenti, che consentiranno di ridurre le perdite produttive in modo duraturo.
Il programma di miglioramento genetico, che durerà 5 anni, prevede una serie di incroci e reincroci su Glera mirati a trasferire i caratteri di resistenza e l’affinamento dei caratteri enologici. In particolare si cercherà di ottenere piante resistenti a peronospora e oidio, malattie che attualmente impongono una media di dieci trattamenti annui con fitofarmaci. Le piantine verranno messe a dimora al centro di ricerca, ma nel giro di qualche anno potranno già essere testate nelle aziende che partecipano al progetto.
Verso una viticoltura sostenibile
L’iniziativa è stata presentata a Vinitaly da Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Treviso e Veneto, e da Diego Tomasi, direttore del Centro di ricerca Crea-Ve. «È il primo progetto in Veneto tra pubblico e privato per la ricerca di varietà resistenti - ha spiegato Giustiniani - e sarà finanziato da Confagricoltura Treviso e da alcuni dei maggiori produttori di Prosecco con l’obiettivo di sviluppare pratiche vitivinicole sostenibili, che portino a una drastica riduzione dei trattamenti. Con questa iniziativa andiamo incontro alle esigenze del consumatore e del cittadino, che chiede una vitivinicoltura attenta alla tutela degli ecosistemi e delle risorse naturali. Le nuove varietà, resistenti alle principali malattie della vite, possono ridurre le perdite produttive in modo sostenibile e diminuire i costi di gestione del vigneto. Il disciplinare regionale, del resto, già suggerisce per i nuovi impianti di privilegiare varietà resistenti o tolleranti alle principali fitopatie».
Primi test tra un paio d'anni
Già dal 2012 il Crea-Vit ha intrapreso un programma di miglioramento genetico di uve da vino, per ottenere varietà resistenti alle principali malattie fungine. Diego Tomasi, direttore del Centro di ricerca Crea-Ve, spiega che con questo progetto si fa un deciso passo avanti: «Fino ad oggi abbiamo effettuato sperimentazioni senza un progetto mirato - dice - stavolta c’è un finanziamento solido e un impegno molto importante del mondo agricolo e vitivinicolo per arrivare entro pochi anni ad avere vitigni resistenti a partire da Glera. Una vera e propria rivoluzione nel mondo vitivinicolo, che potrebbe consentirci già nel 2019 di avere piantine resistenti da testare. Tecnicamente utilizzeremo l’incrocio tradizionale assistito da marcatori molecolari, con il quale si selezionano in una fase precocissima le varietà resistenti, eliminando del tutto quelle prive dei geni specifici. Le piantine più interessanti verranno, in un secondo momento, sperimentate sul campo nelle aziende. Se l’Unione europea ci darà l’autorizzazione, utilizzeremo in futuro anche la cisgenetica e il genome editing, tecniche molto avanzate che consentono di modellare il patrimonio genetico con geni resistenti derivanti da una stessa specie o da specie infertili. Ci sono già fondi ministeriali a disposizione per lo sviluppo delle nuove tecniche, ma la Ue finora ha sbarrato le porte considerando erroneamente le tecniche alla stessa stregua di ogm. Ci auguriamo che entro ottobre l’Unione europea si esprima in merito, ma anche se arrivasse la risposta sarebbe comunque una strada che richiederebbe una sperimentazione ultradecennale. Proseguiamo, quindi, intanto con la tecnica dell’incrocio, naturale evoluzione di un miglioramento genetico che ha radici antiche: già dalla seconda metà dell’800 si è posto come approccio preventivo al controllo delle malattie».
Con le piante di glera resistente la riduzione dei trattamenti sarà molto consistente: «Riteniamo che si possano raggiungere percentuali minimo del 70 per cento - prospetta Tomasi - e sarebbe un grandissimo risultato. Attualmente tra collina e pianura i trattamenti per peronospora o oidio sono intorno ai dieci all’anno, ai quali se ne aggiungono altri per malattie fungine diverse. La viticoltura è l’attività agricola che più di tutto ricorre all’impiego di anticrittogamici per il controllo delle malattie fungine. Puntare alla quasi totale eliminazione dei trattamenti dev’essere il nostro obiettivo per i prossimi anni».
Le cantine che partecipano al progetto, tutte della zona di Valdobbiadene, sono Le Rive, Ruggeri & C, Foss Marai, Fratelli Bortolin, Le Contesse, Biancavigna, Masottina, Borgoluce, Luca Ricci, Col Vetoraz spumanti, Adriano Adami, Le Colture, Fratelli Mercante, Abbazia di Busco, Tenuta San Giorgio, Marcello del Majno, Graziano Merotto.