Il 31 dicembre 2020 è scattato il terzo disimpegno automatico n+3. Liguria, Abruzzo, Sicilia e Basilicata hanno evitato il disimpegno in “zona Cesarini”

Psr, ecco i dati di fine anno. Dopo i dati di novembre che abbiamo dato la settimana scorsa (leggi qui) a stretto giro sono usciti gli andamenti dei vari Piani di sviluppo rurale.
Il 31 dicembre 2020 è scattato infatti il terzo disimpegno automatico n+3.

Liguria, Abruzzo, Sicilia e Basilicata hanno evitato il disimpegno in “zona Cesarini”, mentre la Regione Puglia ha subito un rilevante disimpegno dello stanziamento delle risorse del Psr, pari a 95,6 milioni di euro di risorse Feasr (Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale) e di 158 milioni di euro di risorse pubbliche.

L’attuazione dei Psr in Italia procede a rilento nella maggior parte delle Regioni italiane; i pagamenti hanno raggiunto appena il 57,9% dello stanziamento 2014-2020 (tab. 1, fig. 1).

L’avanzamento della spesa dei Psr è molto diversificata a livello regionale con notevolissime differenze. I 23 Psr italiani viaggiano a due velocità tra l'eccellenza e il costante rischio di  “disimpegno automatico” degli stanziamenti (fig. 1).

La regola “N+3”

Il disimpegno automatico scatta al 31 dicembre di ogni anno: le somme stanziate per i Psr devono essere spese entro il 31 dicembre del terzo anno successivo all'anno dell'impegno di bilancio (cosiddetta regola “N+3”, ai sensi dell’Art. 38 del Reg. 1306/2013).

Il 2018 è stato il primo anno in cui è scattato il disimpegno automatico; gli stanziamenti del 2015 dovevano essere erogati entro il 31 dicembre 2018. Tutte le Regioni italiane hanno superato indenni il disimpegno automatico al 31 dicembre 2018.

Il 2019 è stato il secondo anno in cui scattato il disimpegno automatico; gli stanziamenti del 2016 dovevano essere erogati entro il 31 dicembre 2019. La Regione Puglia non ha superato il vincolo del disimpegno per ben 86 milioni di quota Feasr, corrispondenti a 142 milioni di euro di risorse pubbliche. Tuttavia, la Regione Puglia ha invocato e ottenuto una “deroga all’impegno di spesa” (art. 38, par. 3, Reg. 1306/2013), a causa del notevole contenzioso dei bandi nei tribunali amministrativi, che ha evitato la perdita di risorse.

Il 2020 è il terzo anno in cui scatta il disimpegno automatico; al 31 dicembre 2020, sulla base dei dati forniti dalla Rete Rurale Nazionale, tutte le Regioni hanno evitato il disimpegno, eccetto la Puglia che ha ulteriormente aggravato il disimpegno, passando 86 milioni di euro nel 2019 a 95 milioni nel 2020 di quota Feasr non realizzata (tab. 1). Molte Regioni hanno evitato il disimpegno grazie ad un grande sforzo compiuto negli ultimi mesi; infatti la spesa pubblica dei Psr nel periodo dal 16/10/2020 al 31/12/2020 è stata di ben 1,413 miliardi di euro.

La Regione Puglia spera in una deroga

La Regione Puglia spera, per il secondo anno consecutivo, in una “deroga all’impegno di spesa” che potrebbe evitare il disimpegno automatico.

Come già avvenuto per il 2019, anche per il 2020, la Puglia presenterà la richiesta di deroga al disimpegno automatico, che è prevista dalla normativa comunitaria (art. 87,  Reg. 1303/2013 “Eccezioni al disimpegno”).

Nel 2019, la Commissione europea aveva concesso la deroga alla Puglia, a causa del notevole contenzioso in sede di tribunali amministrativi che aveva spinto l’amministrazione regionale pugliese ad un approccio prudente che ha però avuto ricadute inevitabili sull’avanzamento della spesa.

Per effetto delle sentenze cautelari, la Regione Puglia aveva bloccato ingenti risorse (riferibili alle più importanti misure ad investimento), risorse da svincolare ad esito delle pronunce definitive della giustizia amministrativa.

Nel 2020, la Regione Puglia potrà utilizzare le stesse motivazioni, visto che il contenzioso in sede di tribunali amministrativi non si è ancora risolto, ma potrà aggiungere anche le difficoltà legate alla pandemia di Covid-19.

Comunque, il ricorso a queste soluzioni eccezionali non risolve il problema di una difficile gestione politica e amministrativa, che ha privato gli agricoltori pugliesi di importanti risorse per lo sviluppo.

Spesa a rilento in tutta l’Italia

L’attuazione e i pagamenti della politica di sviluppo rurale in Italia procedono a rilento in tutta l’Italia, con differenze notevolissime tra le varie Regioni.

Dopo cinque anni all’avvio dei Psr, la spesa pubblica effettivamente cumulata di tutti i Psr dal 1/01/2015 al 31/12/2020 è stata di 12,111 miliardi di euro, a fronte di uno stanziamento complessivo settennale di 20,912 miliardi di euro (tab. 1).

Al 31 dicembre 2020, la spesa ha raggiunto solamente il 57,9% dello stanziamento 2014-2020. Le Regioni stanno lavorando alla prossima programmazione 2021-2027, ma devono ancora spendere oltre il 40% delle risorse 2014-2020.

Le Regioni virtuose

L’avanzamento della spesa evidenzia che cinque Regioni hanno superato il 65% della spesa programmata: la provincia autonoma di Bolzano (78%), il Veneto (69%), il Molise (67%), la Valle d’Aosta (67%), l’Emilia-Romagna (67%) e la Calabria (65%).

Altre Regioni hanno superato il 60% della spesa: Sardegna, Piemonte e la provincia autonoma di Trento (fig. 1).

Dei 23 Psr italiani, tutti hanno raggiunto l’obiettivo di spesa al 31 dicembre 2020 (fig. 2), eccetto la Puglia. Ma non bisogna guardare solo l’efficienza della spesa, occorre analizzare anche l’efficacia della spesa. Ci sono Regioni che hanno mirato prevalentemente alle “misure a superficie” dove la spesa è più facile, mentre alcune Regioni hanno investito più opportunamente negli interventi strutturali.

Migliorare la gestione è un imperativo

La gestione dei Psr va affrontata con determinazione e lungimiranza perché la situazione è molto critica: gli agricoltori lamentano un aggravio burocratico insostenibile; le Amministrazioni regionali e nazionali soffrono di complessità procedurali, sistemi informatici inefficienti, frequenti ricorsi da parte dei beneficiari che bloccano le graduatorie.

Eppure ci sono Regioni in cui la gestione dei Psr è virtuosa. All’opposto l’incapacità amministrativa di molte Regioni è un vero ostacolo per l’agricoltura italiana e per i territori rurali. Se le Regioni non riescono a spendere i soldi con la regola “N+3”, significa che non c’è futuro per nessuna politica agricola nazionale e regionale, anche tenendo conto delle novità della politica di sviluppo rurale 2021-2022.

Infatti il recente regolamento transitorio proroga di due anni gli attuali Psr, fino al 31 dicembre 2022, con molte più risorse, in quanto alla dotazione ordinaria si aggiungono le risorse del programma Next Generation UE. Migliorare la gestione dei Psr è un imperativo.

Psr, tutte le regioni evitano il disimpegno dei fondi. Eccetto la Puglia - Ultima modifica: 2021-01-05T12:20:20+01:00 da Roberta Ponci

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