Puglia, Abruzzo, Basilicata e Sicilia lottano per evitare il disimpegno in “zona Cesarini”

disimpegno
Un obiettivo difficile, ma alla portata di tutte le Regioni tranne una. Il 31 dicembre 2019 scatta il secondo disimpegno automatico n+3. L’avanzamento della spesa dei Psr al 30 novembre 2019 è appena al 39,4% (media nazionale)

La Regione Puglia subirà un rilevante disimpegno dello stanziamento delle risorse del Psr e i fondi stanziati saranno persi a favore delle Regioni più virtuose.

Non è solo la Puglia a soffrire; l’attuazione dei Psr in Italia procede a rilento. Al 30 novembre 2019, i pagamenti hanno raggiunto appena il 39,4% dello stanziamento 2014-2020 (tab. 1), (fig. 1).

L’avanzamento della spesa dei Psr è molto diversificata a livello regionale con notevolissime differenze tra i vari Psr regionali.

I Psr italiani viaggiano a due velocità tra l'eccellenza e il “disimpegno automatico” degli stanziamenti dei Psr; in primo luogo, perderà risorse la Puglia, ma arriveranno in “zona Cesarini” anche la Sicilia, la Basilicata, l’Abruzzo, la Campania e la Liguria, sulla base dei dati al 30 novembre 2019 (fig. 1).

Disimpegno, situazione drammatica in Puglia

Il disimpegno automatico scatta al 31 dicembre di ogni anno: le somme stanziate per i Psr devono essere spese entro il 31 dicembre del terzo anno successivo all'anno dell'impegno di bilancio (cosiddetta regola “N+3”, ai sensi dell’Art. 38 del Reg. 1306/2013).

Il 2018 è stato il primo anno in cui è scattato il disimpegno automatico; gli stanziamenti del 2015 dovevano essere erogati entro il 31 dicembre 2018. Tutte le Regioni italiane hanno superato indenni il disimpegno automatico al 31 dicembre 2018, seppure alcune Regioni ci sono riuscite in “zona Cesarini”.

Il 2019 è il secondo anno in cui scatta il disimpegno automatico; gli stanziamenti del 2016 devono essere erogati entro il 31 dicembre 2019. La situazione è drammatica e compromessa per la Regione Puglia, dove l’avanzamento della spesa è al 25,3% e, al 30 novembre 2019, doveva ancora spendere 201 milioni di euro di risorse pubbliche per evitare il disimpegno; ciò significa che, in un mese la Puglia dovrebbe spendere il 50% di quello che ha speso in 5 anni. Risulta inevitabile che la Regione Puglia restituisca una somma ingente di risorse.

Spesa a rilento in tutta l’Italia

L’attuazione e i pagamenti della politica di sviluppo rurale in Italia procedono a rilento in tutta l’Italia, con differenze notevolissime tra le varie Regioni.

Dopo quattro anni all’avvio dei Psr, la spesa pubblica effettivamente cumulata di tutti i Psr dal 1/01/2015 al 30/11/2019 è stata di 8,252 miliardi di euro, a fronte di uno stanziamento complessivo settennale di 20,874 miliardi di euro (tab. 1).

Al 30 novembre 2019, la spesa ha raggiunto solamente il 39,4% dello stanziamento 2014-2020. Le Regioni stanno lavorando alla prossima programmazione 2021-2027, ma devono ancora spendere oltre il 60% delle risorse 2014-2020.

Le Regioni virtuose

L’avanzamento della spesa evidenzia tre Regioni che hanno superato il 50% della spesa programmata: la provincia autonoma di Bolzano (64%), il Veneto (56%) e la provincia autonoma di Trento (51%). Altre Regioni hanno superato il 45% della spesa: Emilia Romagna, Molise e Calabria.

Dei 23 Psr italiani, sono 15 quelli che hanno raggiunto l’obiettivo di spesa al 30 novembre 2019 (tab. 1). Probabilmente al 31 dicembre 2019, tutte le Regioni – eccetto la Puglia – riusciranno a raggiungere l’obiettivo di spesa, seppure all’ultimo minuto.

Ultimo mese per spendere 435 milioni

Dal 1° dicembre al 31 dicembre 2019, i Psr italiani dovevano ancora spendere 435 milioni di euro per evitare di perdere le risorse.

C’è tempo fino a mezzanotte del 31 dicembre 2019, ma la perdita di anche un solo euro è una vergogna.

La gestione dei Psr va affrontata con determinazione perché la situazione è insostenibile: gli agricoltori lamentano un aggravio burocratico insostenibile; le Amministrazioni regionali e nazionali soffrono di complessità procedurali, sistemi informatici inefficienti, frequenti ricorsi da parte dei beneficiari che bloccano le graduatorie. Eppure ci sono Regioni in cui la gestione dei Psr è virtuosa. All’opposto l’incapacità amministrativa di molte Regioni è un vero ostacolo per l’agricoltura italiana e per i territori rurali. Se le Regioni non riescono a spendere i soldi con la regola “N+3”, significa che non c’è futuro per nessuna politica agricola nazionale e regionale.


Disimpegno, la Regione Puglia spera in una deroga

La Regione Puglia spera in una “deroga all’impegno di spesa” che avrebbe a questo punto il solo effetto di evitare il disimpegno automatico.

Il 17 dicembre 2019, nel corso di un incontro annuale di riesame 2019 che si è tenuto a Bruxelles, la Regione Puglia ha illustrato lo stato di avanzamento del Psr che vede bandite quasi tutte le misure con uno stanziamento pari al 97% della dotazione complessiva che ammonta ad 1,6 miliardi di euro.

Tutti i bandi attivati hanno avuto un riscontro eccezionale da parte del territorio con oltre 44.000 domande di sostegno per un valore di investimenti superiore a 5 miliardi di euro.

Il mancato raggiungimento dell’obiettivo è conseguenza, essenzialmente, del notevole contenzioso in sede di tribunali amministrativi che ha spinto l’amministrazione regionale ad un approccio prudente che ha però avuto ricadute inevitabili sull’avanzamento della spesa.

Per effetto delle sentenze cautelari, la Regione Puglia ha bloccato 280 milioni di euro di risorse (riferibili alle più importanti misure ad investimento), risorse da svincolare ad esito delle pronunce definitive della giustizia amministrativa. Nonostante le difficoltà causate dall’enorme contenzioso e da bandi eccessivamente complicati, la Regione Puglia intende recuperare il tempo perso.

Al termine dell’incontro del 17 dicembre 2019, la Regione Puglia ha annunciato la richiesta di deroga dal disimpegno, con esiti inverosimili e totalmente incerti. Comunque, queste tristi soluzioni tappabuchi non risolvono il problema di una fallimentare e vergognosa gestione politica e amministrativa, che ha privato gli agricoltori pugliesi di importanti risorse per lo sviluppo.

Puglia, Abruzzo, Basilicata e Sicilia lottano per evitare il disimpegno in “zona Cesarini” - Ultima modifica: 2019-12-26T11:24:55+01:00 da Roberta Ponci

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