L’attuazione dei Psr in Italia procede a rilento. Al 30 giugno 2020, i pagamenti hanno raggiunto appena il 48,6% dello stanziamento 2014-2020 (tab. 1). Questa situazione non è uniforme per tutta l’Italia, ma evidenzia notevolissime differenze tra i vari Psr regionali.
Alcune Regioni sono virtuose con oltre il 60% degli stanziamenti già pagati, mentre altre Regioni rischiano il “disimpegno automatico” degli stanziamenti dei Psr, in particolare Puglia, Liguria, Abruzzo e Basilicata, sulla base dei dati al 30 giugno 2020.
Articolo pubblicato su Terra e Vita 25
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La regola del “N+3”
Il disimpegno automatico scatta al 31 dicembre di ogni anno: le somme stanziate per i Psr
devono essere spese entro il 31 dicembre del terzo anno successivo all’anno dell’impegno di bilancio, altrimenti le risorse tornano a Bruxelles.
Infatti, la Commissione europea procede al disimpegno delle risorse stanziate nell’anno N+3 (cosiddetta regola “N+3”), ai sensi dell’art. 38 del Reg. 1306/2013.
Il 2018 è stato il primo anno in cui è scattato il disimpegno automatico; gli stanziamenti del 2015 dovevano essere erogati entro il 31 dicembre 2018. Tutte le Regioni italiane hanno superato indenni il disimpegno automatico al 31 dicembre 2018, seppure alcune Regioni ci sono riuscite in “zona Cesarini”.
Il 2019 è stato il secondo anno in cui scattato il disimpegno automatico; gli stanziamenti del 2016 dovevano essere erogati entro il 31 dicembre 2019. La Regione Puglia non ha superato il vincolo del disimpegno per ben 86 milioni di quota Feasr, corrispondenti a 142 milioni di euro di risorse pubbliche. Tuttavia, la Regione Puglia ha invocato una “deroga all’impegno di spesa” (art. 38, par. 3, Reg. 1306/2013), a causa del notevole contenzioso dei bandi nei tribunali amministrativi, che ha evitato la perdita di risorse.
Il 2020 è il terzo anno in cui scatta il disimpegno automatico; al 30 giugno 2020, solo 11 Psr sui 23 Psr italiani hanno già raggiunto la spesa per evitare il disimpegno al 31.12.2020 (tab. 1).
Lentezza nell’attuazione e nella spesa
L’attuazione e i pagamenti della politica di sviluppo rurale in Italia procedono a rilento, con differenze notevolissime tra le varie Regioni.
Dopo cinque anni dall’avvio dei Psr, la spesa pubblica effettivamente cumulata di tutti i Psr dall’1/01/2015 al 30/06/2020 è stata di 10,172 miliardi di euro, a fronte di uno stanziamento complessivo settennale di 20,874 miliardi di euro (tab. 1).
Al 30 giugno 2020, la spesa ha raggiunto solamente il 48,6% dello stanziamento 2014-2020.
Durante i primi 6 mesi del 2020, sono stati erogati 1.126 milioni di euro e la spesa pubblica ha registrato una certa accelerazione, anche per le sollecitazioni politiche e sindacali volte ad assicurare la massima liquidità alle imprese agricole colpite dall’emergenza Covid 19. Tuttavia la lentezza della spesa è ben evidente, se si considera che il 2020 è l’ultimo anno della programmazione 2014-2020.
Le Regioni virtuose
L’avanzamento della spesa evidenzia che tre Regioni hanno superato il 60% della spesa programmata: si tratta della provincia autonoma di Bolzano (69%), del Veneto (62%) e del Molise (60%).
Altre Regioni hanno superato il 55% della spesa: in questo caso sono Emilia-Romagna, Valle d’Aosta, Sardegna, Calabria e la provincia autonoma di Trento .
Rischio di disimpegno per il 2020
Entro il 31 dicembre 2020, i Psr italiani devono ancora spendere 905 milioni di euro per evitare di rimandare i soldi a Bruxelles.
Le Regioni che evidenziano il rischio del “disimpegno automatico” sono, in particolare, Puglia, Abruzzo, Liguria, Basilicata, Marche e Sicilia.
Da ora fino al 31 dicembre 2020, le Regioni e Agea inizieranno una lotta contro il tempo per evitare la perdita di risorse; comunque, è probabile che l’epidemia di Covid 19 convinca la Commissione europea a derogare l’applicazione del disimpegno automatico, a causa delle difficoltà emergenziali di questo anno.
La lentezza della spesa, tuttavia, genera problemi, non solo dal punto di vista amministrativo, ma ancora più gravi per gli agricoltori che perdono un sostegno importante per la competitività e la sostenibilità delle imprese.
I Psr nel periodo transitorio 2021-2022
Il dibattito sulla Pac post 2020 procede a rilento, per cui la nuova Pac entrerà in vigore dal 1° gennaio 2023, ed è ormai quasi certo che l’applicazione delle attuali regole della Pac saranno prorogate di due anni, quindi fino al 31 dicembre 2022.
Per questa ragione, le Istituzioni Ue sono in procinto di approvare norme transitorie al fine di garantire una transizione tra due periodi di programmazione pluriennale. Gli attuali Psr possono essere prorogati sino al 31 dicembre 2022, con la possibilità – da parte delle Regioni – di presentare una richiesta di modifica di un programma di sviluppo rurale per gli anni 2021 e 2022.
Dal punto di vista finanziario ci sono due opzioni:
- i Psr che a causa della mancanza di risorse finanziarie non sono in grado di assumere nuovi impegni giuridici, possono prorogare i loro programmi di sviluppo rurale fino al 31 dicembre 2023 e di finanziare tali programmi prorogati dalla corrispondente dotazione di bilancio per l’anno 2021 e 2022 (nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027); in altre parole, ci sono due anni in più, sia per gli impegni di spesa (dal 2020 al 2022) sia per l’erogazione delle spese (dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2025);
- i Psr che invece hanno ancora disponibilità di fondi degli anni precedenti o che non decidono di avvalersi della possibilità per estendere i loro programmi di sviluppo rurale, possono trasferire la dotazione di bilancio per il 2021, alle dotazioni finanziarie per gli anni dal 2023 al 2025. A.F.