Con un documento congiunto firmato dagli assessori all'Agricoltura, Campania, Sicilia, Basilicata, Calabria, Puglia e Umbria hanno ribadito alla Commissione Politiche Agricole della Conferenza delle Regioni il loro no alla proposta di revisione dei criteri per il riparto tra le Regioni dei fondi Feasr per il periodo transitorio 2021 e 2022. Proposta che vedrebbe gran parte del Sud perdere fondi a vantaggio soprattutto di Toscana, Lazio, Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Ora le proposte di riparto saranno valutate della Conferenza dei Presidenti di Regione che si riunirà il 28 gennaio.
Campania, Caputo: «No a questo criterio non equo»
«L’Agricoltura del Sud non può pagare un prezzo così alto nel riparto delle risorse Feasr – ha dichiarato l'assessore all'Agricoltura della Regione Campania Nicola Caputo –. La ripartizione delle risorse Feasr rese disponibili dal regolamento transitorio per le annualità 2021 e 2022 devono essere allocate alle regioni e province autonome secondo i medesimi criteri utilizzati nell'attuale periodo di programmazione».
«Il criterio di riparto presentato dal blocco delle 15 Regioni del Nord è fortemente sperequativo perché non solo avvantaggia fortemente queste regioni – ha spiegato ancora Caputo – ma, soprattutto, perché non è coerente con gli obiettivi della politica dello sviluppo rurale. Con i colleghi di Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia ed Umbria abbiamo ritenuto opportuno riaffermare il criterio storico per la ripartizione dei Fondi Feasr per il prossimo biennio, perché coerente con le decisioni assunte nel passato, con la ripartizione effettuata dall'Europa tra gli Stati membri e con il sistema dei conti pubblici territoriali. Per queste ragioni – ha concluso Caputo – non appare possibile che lo si rimpiazzi con pochi e semplici criteri di ripartizione esclusivamente collegati al parametro della competitività. Se si vuole discutere dei nuovi criteri si farà a partire dal 2023».
Sicilia, Scilla: «Non si snaturi l'essenza del Psr»
A Caputo fa eco il collega siciliano Toni Scilla. «Quella proposta snaturerebbe la vera essenza del Psr che nasce per ridurre il gap tra il Mezzogiorno e il resto d'Italia e nel tempo ha permesso alla Sicilia di utilizzare i finanziamenti europei per creare occasioni di crescita economica. L'idea di modificare il criterio della ripartizione storica della spesa e il consequenziale taglio delle risorse spettanti a sei regioni del Sud – ha sottolineato Scilla – sono antitetiche con il piano di rilancio dell'intero Paese, soprattutto in considerazione del fatto che le Regioni che resterebbero penalizzate rappresentano il 60% delle aree italiane interessate dal Psr. Siamo disponibili a considerare nuove metriche di ripartizione, ma solo a partire dal 2023».
Basilicata, Fanelli: «Tentativo strumentale di stravolgere i criteri»
Ferma opposizione alla nuova ipotesi di riparto delle risorse finanziarie dei Psr per il biennio 2021-2022 anche dalla Basilicata. «Trovo strumentale il tentativo di alcune regioni di stravolgere proprio quei criteri che mirano al riequilibrio e alla coesione tra territori e che hanno permesso all’Italia di ottenere dall’Unione Europea una assegnazione aggiuntiva di 430 milioni di euro – ha detto l’assessore all'Agricoltura Francesco Fanelli –. Nel ribadire la netta contrarietà ad una riduzione delle risorse per la Basilicata in questo biennio ho altresì confermato la disponibilità mia e degli altri assessori delle regioni meridionali a ridiscutere diverse ipotesi di parametrazione per la nuova programmazione che partirà dal 2023, che però contengano come base di partenza il criterio storico; ci auguriamo dunque che in Conferenza Stato-Regioni possano ricomporsi eventuali fratture e venga riconosciuta l’importanza dello strumento Sviluppo Rurale e del ruolo socio economico che regioni come la Basilicata è chiamato a svolgere».